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Welfare & Lavoro

4mila bambini adottati a distanza

Un mese dopo il terremoto è boom di richieste

di Sara De Carli

Quattromilacentotrenta. Tanti sono i bambini di Haiti che, dopo il terremoto del 12 gennaio, hanno trovato in Italia una mamma e un papà a distanza. In questo mese, infatti, le ong italiane attive sull’isola hanno registrato un vero boom di adesioni ai programmi di sostegno a distanza: molte per il momento sono “richieste”, precisano le ong, nel senso che ad Haiti loro sono ancora impegnate nella ricostruzione dei dati anagrafici dei bambini e una scheda vera e propria che abbini una famiglia italiana a un bambino haitiano ancora non c’è. E tuttavia gli italiani la loro scelta l’hanno fatta: tenendo conto che, attivando un sostegno a distanza, una famiglia versa una cifra poco superiore ai 300 euro annui, fa più di 1 milione e 200mila euro donati dagli italiani per i piccoli di Haiti. E se la foto del bambino ci metterà un po’ di più ad arrivare, pazienza: non è quella la cosa più importante.

Per ben 3mila di questi nuovi sostegni a distanza è stata scelta NPH Italia-Fondazione Francesca Rava, una realtà presente ad Haiti da vent’anni. Le loro urgenze per l’infanzia, in questo momento, sono due: da un lato prendersi cura di bambini nelle tendopoli, per cui stanno organizzando dei “Day Camp”, dando loro cibo, giochi e “pretezione”, visto che nel caos che ancora persite quello di tratta di minori è un rischio reale. Dall’altro lato c’è bisogno di dare al più presto protesi ai tanti bambini amputati: «Per una buona riabilitazione, le protesi vanno applicate tra uno e tre mesi dopo l’amputazione», spiega Silvia Valigi. «Il nostro obiettivo è quello di avviare un laboratorio per la costruzione delle protesi, magari creando delle vere e proprie linee produttive all’interno della nostra realtà, accanto alla nostra casa per bambini disabili. Il 22 febbraio partirà un team di esperti nostri e della Protezione civile per avviare le cose».

Avsi, che con i diari quotidiani della sua volontaria Fiammetta Cappellini da un mese tiene costantemente alta l’attenzione sull’isola, ha segnato in un mese +50% di rischieste di sostegno a distanza ad Haiti: ne aveva attivi mille, nell’isola, e altre 500 richieste sono arrivate in questi giorni. «Trecento nuove schede di bambini sono pronte a partire», dice Elisabetta Ponzone di Avsi. E c’è una bellissima notizia anche per le famiglie italiane che avevano già attivato in passato un’adozione a distanza ad Haiti: «proprio in questi giorni stiamo finendo di rintracciare tutti i bambini e per fortuna ci sono quasi tutti».

SOS Villaggi dei Bambini dal giorno del terremoto ha avuto così tante rischieste da scegliere di indirizzarne alcune anche su altri paesi critici. Ad oggi hanno attivato 120 nuove adozioni a distanza e 300 sostegni a distanza dei due Villaggi SOS a Haiti, a Cap Haitien (sulla costa) e a Santo (a Port au Prince): in questo caso il sostegno non è one to one ma va a beneficio dei programmi di accoglienza di bambini orfani o allontanati dalle famiglie, ospiti di Villaggi SOS. Prima del terremoto erano 365 le adozioni a distanza attive per bambini accolti nelle strutture di Villaggi SOS e 20 i sostegni a distanza dei Villaggi. «I bambini accolti direttamente nelle nostre strutture sono passati da 600 a 900», spiega Samantha Tedesco, responsabile area programmi e sviluppo, «mentre con il programma di sostegno alle famiglie seguiamo 7.400 persone, di cui 5mila minori». Oltre a questo, SOS Villaggi dei Bambini ha già creato 36 centri ambulanti sull’isola per la distribuzione di beni di prima necessità, che sono anche l’occasione per intercettare nuove situazioni critiche di bambini.

Terre des Hommes ha ricevuto 110 richieste, che saranno SAD a tutti gli effetti nel giro di 4/6 mesi. Saranno concentrati nei quartieri di Croix-de-Bouquets e Lalu. «Per ora stiamo lavorando a progetti comunitari su scuole e centri di accoglienza», precisa Rossella Panuzzi. «I fondi raccolti con il SAD supporteranno l’istruzione, le visite sanitarie di base e l’iscrizione all’anagrafe degli alunni più svantaggiati delle scuole che TDH ricostruirà».

Un centinaio di richieste, infine, anche a Coopi, che ha chiesto agli italiani donatori un impegno più consistente: minimo due anni. Anche qui, dice Francesco Quistelli, «ci siamo dati due mesi per scrivere il progetto specifico. Quel che è certo è che le nostre prime due aree di intervento saranno acqua e salute».


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