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Sostegni a distanza, Fondazione Rava dice stop

4mila nuove richieste, stop di un mese per completare le pratiche già avviate

di Sara De Carli

Tre ore fa, Sara scrive su Facebook: «Oggi è arrivata Nathalie. Benvenuta nella nostra famiglia. Grazie di cuore». Sei ore fa era Simona a dire: «In questa giornata di pioggia, un raggio di sole è entrato nella nostra vita, si chiama Martine è una bellissima bambina». Otto ore fa Guendalina esultava: «Ho appena ricevuto la cartellina con la foto di Kerby, un bellissimo ragazzino di 13 anni. Sono troppo felice». La pagina Facebook di NPH-Fondazione Francesca Rava è tutta un susseguirsi di post di neo mamme e papà felici: sono i tanti, tantissimi italiani che dopo il terremoto del 12 gennaio hanno deciso di avviare un sostegno a distanza per aiutare un bambino di Haiti. Più qualcun altro che invece è un po’ invidioso e chiede con ansia quando arriverà anche a lui la foto del suo bimbo.

Erano 3mila le richieste giunte a Fondazione Rava a febbraio, un mese esatto dopo il terremoto (leggi qui l’articolo di Vita). Sono più di 4mila oggi. Tanto che – spiega Maria Vittoria Rava, la presidente (in foto con i bambini di Haiti), «abbiamo fermato le nuove domande, chiedendo ai nostri sostenitori di aiutarci con donazioni su altri progetti, per cui c’è molto bisogno, oppure, se vogliono un sostegno a distanza, di aspettare un po’. Ripartiremo tra un mese, adesso era necessario smaltire le domande accumulate, proprio perché è giusto dare delle risposte alle famiglie italiane in tempi ragionevoli». Circa sei settimane, tanto il tempo che – tra veririfiche abbianamenti e documentazione – occorre ai volontari di Fondazione Rava per trasformare la richiesta di adozione a distanza in un abbinamento vero, con tanto di nome e foto del bambino. Ne hanno concluse più di 1.800. «Stiamo lavorando giorno e notte», dice la Rava.

L’altro grosso impegno di NPH ad Haiti è l’avvio del laboratorio per realizzare protesi pediatriche, con tanto di tecnici ortopedici e fisioterapisti volontari – coordinati da Daniele Bonacini – che si alternano nell’isola, a modellare resine e cuocere protesi. Proprio oggi inizia la quarta settimana di attività. «Abbiamo già applicato le protesi a 70 bambini, che stiamo seguendo anche nel fallow up di fisioterapia», spiega la Rava. «Molti genitori infatti sono già contentissimi di vedere i loro figli con le protesi, tendono a tornarsene a casa, anche perché non hanno i soldi per rimanere. Allora stiamo allestendo delle tende vicino alla Casa dei piccoli angeli, per ospitare queste famiglie e permettere ai bambini di completare la riabilitazione».


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