Cooperazione & Relazioni internazionali

Amnesty sollecita Hamas: no alle condanne a morte

L’associazione ha chiesto di non giustiziare i 14 prigionieri

di Lorenzo Alvaro

Amnesty International ha sollecitato l’amministrazione de facto di Hamas a Gaza a non eseguire una serie di condanne a morte, inflitte per collaborazionismo e omicidio dai tribunali militari locali. Alti funzionari dell’amministrazione di Gaza hanno manifestato l’intenzione di procedere in tempi brevi a queste esecuzioni che, se avessero luogo, sarebbero le prime dal 2005.

Da quando ha assunto il controllo di Gaza, l’amministrazione de facto di Hamas non si è resa responsabile di esecuzioni, sebbene i tribunali militari abbiano continuato a emettere condanne a morte, a seguito di procedimenti non in linea con gli standard internazionali sui processi equi.

«Hamas non deve iniziare a eseguire condanne a morte. Sarebbe un profondo passo indietro e cozzerebbe contro la crescente tendenza verso una moratoria mondiale sulle esecuzioni», ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, «sarebbe particolarmente orribile mettere a morte prigionieri che, come in questi casi, sono stati condannati a morte al termine di processi iniqui».

Hamas non ha reso noto il numero delle persone che rischiano l’esecuzione. Tuttavia è noto che nel 2009 14 persone sono state condannate a morte dai tribunali militari per collaborazionismo, tradimento e omicidio.

Ma come si è arrivati a questo punto?

Domenica 28 marzo, l’Ufficio della procura generale di Gaza ha affemato che la ratifica delle condanne a morte non è solo necessaria ma rappresenta anche un obbligo di legge.

Il 25 marzo Mohammed Abed, procuratore generale di Hamas nella Striscia di Gaza, aveva annunciato l’avvio della procedura di ratifica delle condanne a morte per i reati di collaborazionismo e tradimento. Il 23 marzo Fathi Hammad, ministro degli Interni di Gaza, aveva a sua volta dichiarato alla radio che il suo dicastero aveva deciso di andare avanti con le esecuzioni di prigionieri condannati per collaborazionismo, nonostante la contrarietà degli organismi locali per i diritti umani.

Il ministro Abed aveva anche aggiunto che la pena di morte sarebbe stata usata contro persone accusate di traffico di droga. L’anno scorso l’amministrazione Hamas aveva approvato una modifica legislativa in questa direzione.

Secondo la legge palestinese, le condanne a morte devono essere ratificate dal presidente dell’Autorità palestinese prima di essere eseguite. Tuttavia, a seguito delle tensioni tra i due principali partiti palestinesi, Fatah e Hamas, esplose a partire dal luglio 2007, la Cisgiordania ha un governo nominato dal presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas, appartenente a Fatah, mentre Gaza è governata dall’amministrazione de facto di Hamas, guidata da Isma’il Haniyeh. Nel giugno 2007 il presidente dell’Autorità palestinese Abbas ha sospeso le attività delle forze di sicurezza e degli organismi giudiziari a Gaza, creando una situazione di vuoto legale e istituzionale. Hamas ha risposto creando una forza di sicurezza e un apparato giudiziario paralleli, privi di personale adeguatamente addestrato e senza prevedere meccanismi di controllo e garanzie procedurali. Nel maggio 2009 Hamas ha annunciato che avrebbe istituito un comitato composto da consulenti legali e funzionari del ministero della Giustizia, competente per ratificare le condanne a morte emesse dai tribunali di Gaza.

Le ultime esecuzioni note ad Amnesty International hanno avuto luogo nel giugno e luglio 2005. Quattro uomini vennero impiccati nella prigione centrale di Gaza e uno venne fucilato nel quartier generale della Polizia, sempre a Gaza City. I cinque prigionieri erano stati condannati per omicidio.

 

 


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