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Via libera del Cnb ai donatori samaritani

Parere positivo del comitato di bioetica alla donazione di organi senza relazione con il paziente

di Sara De Carli

Il Comitato nazionale per la bioetica ha dato, a maggioranza, parere positivo alle donazioni di organi da vivo a persone sconosciutte, le cosiddette “donazioni samaritane”, ovvero persone estranee al ricevente, non legate a lui da vincoli affettivi o di parentela. A sollecitare il parere del Cnb la cronaca, visto che negli ultimi mesi tre persone si erano dichiarati disponibili a donare un organo “alla cieca”, esattamente come si fa con il sangue.

Il comunicato del Cnb dice che opinione prevalente del Comitato è che «la donazione samaritana sia legittima dato che si tratta di un atto supererogatorio, come tale eticamente apprezzabile per il movente solidaristico che lo ispira e che tale procedura non implica rischi maggiori, dal punto di vista medico, per il donatore vivente di quelli che sono presenti nell’ambito di qualsiasi genere di espianto d’organo ex vivo».

Tuttavia il Cnb ha raccomandato che siano garantiti tutti quegli strumenti (giuridici e clinici), unitamente al rigoroso rispetto del principio dell’anonimato, per evitare possibili abusi e assicurare che l’atto non sia mosso da motivazioni di altra natura, quale ad esempio l’incentivo economico; che si preveda un registro riservato e rispettoso della privacy, con i nominativi sia dei potenziali che degli effettivi donatori; che le “linee guida”, approvate dalla Conferenza Stato Regioni sulla donazione di rene da vivente e da cadavere, tengano conto di questo atto di generosità che deve tradursi in un criterio di preferenza nelle liste di attesa in caso di bisogno sopravvenuto di un rene da parte del donatore stesso».

Tre gli astenuti e tre i contrari. Particolarmente dura la reazione di Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica. «La mutilazione del benefattore anonimo stravolge il significato stesso della donazione di organi da vivente, ammessa, in via eccezionale, laddove esistano relazioni parentali ed affettive. Il concetto di dono, infatti, comporta per sua natura la relazione da persona a persona ed è dettato solo da motivazioni gravissime ed eccezionali. La via ordinaria della medicina deve passare attraverso il prelievo degli organi da cadavere e non può aprirsi all’idea che si possano creare mutilazioni e situazioni patologiche per rispondere alle esigenze di salute dei pazienti, creando un circolo vizioso e improprio. Ma soprattutto avallare questa impostazione, dal punto di vista antropologico e culturale, significa fare propria l’idea che il corpo sia un semplice composto di parti e non l’espressione dell’identità personale».


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