Cooperazione & Relazioni internazionali

Il parroco della Striscia: c’è un clima pesante

"Il rischio e' che violenza chiami altra violenza. C'e' gia' chi parla di vendetta e di ritorsioni"

di Redazione

‘Domani giorno di lutto nella Striscia. Tutta Gaza si fermera’, sono previste manifestazioni che gia’ adesso sono in corso in diversi punti della citta’ e della Striscia. Il clima che si respira e’ pesante e i rischi di escalation della violenza sono concreti e per questo si consiglia di avere molta attenzione e prudenza”. A poche ore dall’assalto israeliano alla Freedom Flotilla, con a bordo volontari delle ong di vari Paesi, che ha provocato, secondo diverse fonti almeno 19 morti, a parlare al Sir, l’agenzia stampa della Cei, e’ padre Jorge Hernandez, parroco della Striscia di Gaza. ”Una tragedia – afferma – accaduta proprio nel pieno della ‘Settimana di mondiale per la pace in Palestina e in Israele’ (29 maggio-4 giugno, ndr), promossa su iniziativa del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc). Non so esprimere il nostro disagio davanti a un fatto del genere che doveva e poteva essere evitato”. ”Israele aveva detto – ha aggiunto il sacerdote – che avrebbe bloccato ogni tentativo di avvicinamento a Gaza. Israele ha i mezzi per prevenire e controllare tali situazioni. Non era necessario arrivare ad uccidere ed ora il rischio e’ che violenza chiami altra violenza. C’e’ gia’ chi parla di vendetta e di ritorsioni”.

Una miscela che rischia di infiammare di nuovo la Striscia complice anche il blocco dei valichi ad opera di Israele. Spiega il parroco: ”il blocco della Striscia, per quanto non completo – alcuni prodotti alimentari vengono fatti entrare da Israele – acuisce la difficolta’ della popolazione sottoposta ad un peggioramento continuo della situazione socioeconomica. L’economia e’ instabile e i prodotti sono soggetti a continui sbalzi di prezzi. La gente e’ sempre piu’ nervosa e incline a mostrare la propria rabbia”. ”Fatti del genere come l’attacco di oggi – spiega ancora padre Hernadez – rischiano di innescare una escalation di violenza che pero’ deve essere evitata in ogni modo. Non e’ il momento di parlare di musulmani e cristiani, qui a Gaza siamo tutti palestinesi e nella stessa barca, ma non dobbiamo dimenticare che esiste un Dio al quale spetta giudicare ogni cosa”. ”Adesso -conclude – e’ il tempo di pregare per la pace e perche’ non sia la violenza ad affermarsi, anche se siamo di fronte ad una ingiustizia. E’ il tempo di ribadire ‘beati gli operatori di pace”’.

 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA