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Cooperazione & Relazioni internazionali

Gli errori di Israele

Ecco i risultati della prima indagine interna sull'attacco dell'esercito israeliano alla Freedom Flotilla per Gaza

di Redazione

Le informazioni a disposizione dell’intelligence e le “battle guidelines” (le linee guida per la battaglia) date ai soldati israeliani prima di intercettare la flotilla turca che trasportava aiuti umanitari a Gaza, erano inadeguate. Lo sostiene il rapporto delle forze di difesa israeliane (Idf) realizzato in seguito a un’indagine interna sull’attacco alla Freedom Flotilla per Gaza, avvenuto a maggio il cui contenuto è stato anticipato dal quotidiano Yediot Aharonot. Se da una parte il report attribuisce le responsabilità della tragedia alla scarsa pianificazione, dall’altra sottolinea che non vi era modo di fermare la Mavi Marmara senza mettere in pericolo la nave e sostiene quindi la decisione di autorizzare il raid di un commando.

Il documento di 150 pagine presentato ieri al Capo di stato maggiore delle forze di difesa, generale Gaby Ashkenazi, (oggi saranno rese pubbliche le parti non soggette al segreto di Stato) accusa la Marina di non aver preso sufficientemente in considerazione la possibilità che il commando inviato sulle navi di pacifisti potesse confrontarsi con una resistenza violenta. Alcuni dei commandos israeliani, sostiene l’esercito, erano armati con pistole giocattolo. Sempre seocndo il report, sono stati gli attivisti a bordo della Navi Marmara a dare inizio alla violenza e vi sono stati almeno quattro colpi d’arma da fuoco sparati contro gli israeliani. Il fatto che dal ginocchio di un soldato sia stata estratta una pallottola, prova che gli attivisti fossero dotati di armi.

Dall’indagine semerge una scarsa collaborazione tra la Marina e il Mossad, i servizi segreti israeliani, nella raccolta d’informazioni sulla flottiglia e nel coordinamento sullo svolgimento del raid. Inoltre non erano state raccolte informazioni sulla Turchia e l’Ihh, il gruppo cui appartenevano gli attivisti uccisi, perche’ la prima era considerata un paese amico. Tuttavia, nota Eiland, si sarebbe dovuto tenere conto del recente cambiamento dei toni dei rapporti con Ankara. Nel report non sono stati chiesti provvedimenti disciplinari contro singoli ufficiali. Ciò nonostante, la performance degli ufficiali interessati sarà un deterrente all’avanzamento di carriera.

Il comitato dell’Idf guidato dall’ex generale Giora Eiland e’ il primo a completare le indagini sull’attacco alla flottiglia, che ha fatto nove morti tra gli attivisti, scatenando una crisi diplomatica con la Turchia.

 Un pannello civile sta conducendo un’indagine separata. Presieduto dall’ex giudice della corte suprema, Jacob Turkella, nel pannello ci sono anche due osservatori internazioni: l’irlandese David Trimble, premio nobel per la pace, e l’ex giudice militare canadese Ken Watkin. Gli altri tre membri sono israeliani.

Anche se il focus del comitato Turkel non prende in considerazione il processo politico che ha portato alla decisione di assalire la Mavi Marmara, l’ex giudice ha detto che chiamerà il primo ministro israeliano Netanyahu a testimoniare. Il comitato Turkel si “limita”  ad accertare  se l’intercettamento della flotilla sia stato conforme alla legge internazionale e se l’uso della forza dei soldati sia stata esagerata. Ma come scritto questa mattina sul quotidiano Haaretz,proprio oggi la High Court of Justice israeliana ha aperto alla possibilità di espandere l’autorità della commissione Turkel. In quel caso, sempre secondo l’analisi di Haaretz, saranno chiamati a testimoniare anche alti ufficiali dell’esercito israeliano e i commandos che hanno effettuato il bliz.


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