Economia & Impresa sociale 

In Friuli mais ogm fuorilegge

La task force di 27 associazioni si appella al governo contro le coltivazioni in provincia di Pordenone

di Redazione

La task force per “Un’Italia libera da Ogm”, formata da 27 associazioni di agricoltori, consumatori e ambientalisti spedirà entro domani una lettera a tutti i ministri competenti in materia di Ogm e di giustizia per fermare quello che non esitano a definire un vero e proprio “reato” che si sta realizzando in Friuli Venezia Giulia dove, in provincia di Pordenone, nei comuni di Fanna e di Vivaro, sono stati seminati due campi a mais ogm da parte di alcuni agricoltori friulani. Una azione che è stata platealmente resa nota. Le coltivazioni, che sono già in fase di impollinazione, al momento, sono l’una sotto sequestro della magistratura di Pordenone, l’altra in fase di sequestro. Nel frattempo, il procuratore di Pordenone, secondo quanto riferiscono gli esponenti della coalizione, ha preso un mese di tempo per decidere il da farsi.

Ambientalisti, agricoltori e consumatori quindi intendono chiamare in causa mezzo governo, a cominciare dal ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan, che, tra l’altro, si è mosso attraverso i suoi bracci operativi, il Corpo Forestale dello Stato e l’Ispettorato della Tutela della qualità e Repressioni Frodi (Icqrf) che a giorni dovranno fornire i risultati dei prelievi dei campioni di mais nei campi per disposizione della magistratura. Inoltre, la lettera sarà indirizzata al ministro dell’ Interno Roberto Maroni, al ministro della Giustizia Angelino Alfano al ministro della Salute Ferruccio Fazio e a quello dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Nella lettera ci saranno sostanzialmente due richieste ha spiegato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente durante una conferenza stampa che si è tenuta al Senato, alla presenza di numerosi esponenti delle forze politiche di maggioranza e opposizione.

«Chiediamo con forza il ripristino immediato della legalità, anche attraverso le forze di polizia, di qui il coinvolgimento di Maroni – ha detto Cogliati Dezza – inoltre, chiediamo l’avvio di un’indagine in quella zona perchè abbiamo fondato sospetti che ci siano altri campi a mais ogm in Friuli. Faremo di tutto per costituirci parte civile e chiedere il risarcimento dei danni». La task force ritiene urgente e indispensabile la distruzione dei campi incriminati. A parlare di “responsabilità politica” sulla vicenda è stata la deputata del Pd Susanna Cenni che, nei mesi scorsi, ha presentato alla Camera due interrogazioni: una al ministro Galan, l’altra ai ministri Maroni e Fazio senza ricevere risposte. Di diverso avviso, Sebastiano Fogliato (Lega), anch’egli presente alla conferenza che, pur avendo aderito all’intergruppo parlamentare “liberi da ogm” è intervenuto dicendo che «la politica non ha responsabilità attuali, mentre un’azione di pressione forte andrebbe esercitata sulla magistratura». Inoltre, a sollevare il sospetto che gli agricoltori friulani pro ogm abbiano agito con “la complicità di qualcuno” vista la sicurezza con cui hanno pubblicizzato la loro decisione di coltivare mais ogm, è stato Alessandro Giannì di Greenpeace che ha usato toni forti nei confronti dei coltivatori che agiscono nella illegalità. D’altra parte, gli attivisti di Greenpeace, che fanno parte della coalizione «per un’Italia libera da Ogm», nei giorni scorsi hanno compiuto due blitz prelevando campioni nei campi in questione e hanno dimostrato l’effettiva presenza di mais ogm. Anche Andrea Ferrante, presidente di Aiab, l’associazione degli agricoltori biologici, si è espresso con una certa enfasi. «È inammissibile – ha affermato – che pochi proprietari vengono lasciati liberi in posizione di impunità, qui non c’entra il decreto sulla coesistenza dell’ex ministro all’Agricoltura Gianni Alemanno (che prevede la sperimentazione in campo in presenza di piani di coesistenza stilati dalle Regioni ndr), qui c’è un problema di legalità». In molti, dalla Coldiretti a Slow Food ai Vas hanno parlato di gravi danni non solo all’agricoltura ma anche all’immagine del made in Italy agroalimentare.


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