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Colmegna: «Vi faccio vedere il contratto»

In allegato il documento ancora in vigore stipulato fra l'Aler e la Casa della Carità

di Antonio Sgobba

«È tutto un putiferio politico. Ci sono solo parole e comunicati, nessun atto ufficiale». Don Virginio Colmegna la pensa così sulla decisione di Comune e Ministero dell’Interno di dire no alle case ai rom del campo di Triboniano.

Gli alloggi in questione, infatti, sono stati dati in gestione a enti del terzo settore come la Casa della Carità fondata da don Virginio. I contratti sono stati firmati, la convenzione stipulata con l’accordo di Aler, Comune, e Prefettura, seguendo la legge Regionale?

Perché il Ministro Maroni dice che non si possono assegnare case popolari ai Rom?
Innanzitutto è un errore dire che sono stati assegnati delgi alloggi. Così sembra che i Rom abbiano scavalcato qualcuno in graduatoria. Non è così, le case di cui si discute sono prese tra i 2100 alloggi a disposizione dell’Aler che non vengono assegnati mediante graduatoria. In seguito noi abbiamo firmato il contratto col comune che prevede l’affidamento per un annoa famiglie scelte sulla base di progetti.

Quali sono le famiglie beneficiarie?
Residenti nel campo Rom di Triboniano, con difficoltà di reddito e che proprio per il fatto di avere la residenza lì faticano a trovare lavoro. Quella condizione per loro è una specie di stigma

Le posizioni della Moratti e di Maroni sono cambiate.
Ma noi abbiamo le chiavi di quegli appartamenti. E sono stati assegnati proprio sulla base del piano del Ministero dell’Interno, in un percorso che abbiamo fatto di comune accordo col sindaco e col suo assessore ai servizi sociali.

Quali saranno le vostre prossime mosse?
Noi dobbiamo solo avere pazienza. Non vorrei però che ora passasse l’idea per cui nelle case popolari ci si può stare con occupazioni abusive. Per cui c’è una certa tolleranza. Mentre sono vietate a chi ne ha tutti i diritti, solo perche Rom. E quello che ci sta più a cuore adesso è il principio di legalità.


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