Welfare & Lavoro

Le mani della politica sui difensori civici

Addio all'imparzialità degli ombudsman?

di Francesco Dente

Dalle Marche all’Abruzzo due casi sintomatici di una tendenza sempre più diffusa: le irregolarità
nella nomina di quelli
che dovrebbero essere
i difensori dei cittadini di fronte all’amministrazione pubblica Sulla carta hanno il ruolo di mediare fra gli enti pubblici e i cittadini per evitare l’ingolfamento dei tribunali. In pratica sono i primi a rivolgersi alla giustizia. Costretti a ricorrere alle carte bollate perché il potere politico, a cui la legge assegna il compito di eleggerli, talvolta dribbla con disinvoltura proprio quelle regole su cui essi stessi, i difensori civici, dovrebbero vigilare. La legge 142 del 90 gli riconosce infatti il ruolo di garanti «dell’imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione». L’ultimo che si appresta a farlo è Samuele Animali, difensore regionale uscente delle Marche. Gli hanno dato il benservito con un telegramma. Nonostante avesse ben operato; nonostante 34 sigle del non profit, fra cui 11 federazioni, in una lettera avessero chiesto all’Assemblea regionale di «effettuare una scelta nel segno della continuità»; nonostante fosse anche il coordinatore dei difensori civici regionali e nonostante, infine, si adoperasse per rappresentare l’Italia (che non ha un difensore nazionale) nei consessi europei.
Senza troppe cerimonie, del resto, è avvenuta la nomina del nuovo difensore, Italo Tanoni, laureato in pedagogia, docente di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento a Urbino e vicino al Partito democratico. Anziché essere eletto dall’assemblea regionale come prevede la legge regionale, è stato incaricato dal presidente del Consiglio marchigiano, Vittoriano Solazzi del Pd. Quest’ultimo lo ha nominato utilizzando un’altra norma sui poteri di surroga che gli competono. Una decisione che ha scatenato le ire di 34 sigle del non profit che avevano invitato i consiglieri a «non cedere alla possibile tentazione di operare la nomina secondo logiche spartitorie». È saltata, soprattutto, la valutazione comparativa fra candidati.
Nessun ampio confronto, di fatto, neanche in Abruzzo che ha rinnovato l’ombudsman a ottobre 2009. Qui, almeno, il voto c’è stato. L’ex difensore civico Nicola Sisti (eletto durante la legislatura Del Turco, Pd) ha però impugnato la nomina del nuovo, Giuliano Grossi (vicino al Pdl ed eletto nell’era Chiodi, Pdl), denunciando la mancata trasmissione dei curricula dei concorrenti ai capigruppo consiliari affinché li vagliassero. È stato inviato infatti soltanto «un mero elenco sintetico e assolutamente incompleto». Non finisce qui. Nel ricorso Sisti riporta la dichiarazione mai smentita del capogruppo regionale del Pdl, Gianfranco Giuliante, che al Messaggero Abruzzo aveva ammesso: «Lo dico con onestà: rispetto al posto di difensore civico è arrivata una indicazione. E a quella ci siamo attenuti. Non abbiamo fatto alcuna operazione comparativa tra titoli e curricula». Un’indicazione politica?


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