Sanità & Ricerca

Sentire le voci e vivere normalmente

È in corso a Milano il terzo incontro nazionale della Rete italiana degli uditori di voci.

di Redazione

Sentire voci inesistenti e vivere normalmente. Il fenomeno dell’allucinazione uditiva è molto più frequente di quanto si possa immaginare. In un significativo numero di casi chi ha questa esperienza (spesso in seguito a un trauma emotivo) evita di parlarne per timore di essere considerato “matto” e continua a vivere la sua quotidianità nascondendo questa esperienza anche alle persone più vicine.

Al Teatro del Buratto a Milano è in corso (termina sabato 13 novembre) il terzo Incontro nazionale della Rete italiana degli uditori di voci dal titolo: Sentire le voci, far sentire la propria (Vivere bene con le allucinazioni uditive: la guarigione come speranza scientificamente ragionevole).

«A circa 270mila persone in Lombardia potrebbe esser capitato di sentire voci che non provengono dall’esterno». Non è un allarme quello lanciato dal dottor Giuseppe Tissi, responsabile del Centro psico-sociale dell’Ospedale Sacco e tra i promotori dell’Incontro Sentire le voci, far sentire la propria che si tiene nelle giornate di oggi e domani al Teatro del Buratto a Milano; è piuttosto un invito, rivolto a tutti coloro che temono di essere considerati “matti”, a uscire allo scoperto: «Gli studi raccolti dal professor Marius Romme, docente presso l’Università di Maastricht, condotti su 15mila persone – spiega il dottor Tissi – hanno evidenziato che una percentuale compresa tra il 2 e il 4 per cento dell’intera popolazione è coinvolta da questo fenomeno. In particolare, questa percentuale è composta per due terzi da persone senza alcuna patologia psichiatrica. Trasferendo i risultati di questi studi alla popolazione lombarda, si ottiene un numero stimabile intorno alle 270mila unità. Persone normali che hanno provato almeno una volta nella loro vita cosa vuol dire “sentire le voci”. L’esperienza clinica degli psichiatri rimane all’oscuro di questa parte di uditori che sono in numero maggiore di quelli cui le voci provocano sofferenza».

Chi ha provato l’esperienza dell’allucinazione uditiva a volte dunque lo nasconde anche alle persone più vicine. «Ma è un atteggiamento errato – mette in guardia il dottor Tissi –. In questi casi, la paura di trasformare il proprio status in “paziente” può condurre a una vita interiormente isolata. L’obiettivo di questi due giorni di lavori è anche far cadere un tabù: si possono “sentire le voci” e avere una vita del tutto soddisfacente. In alcuni casi cercare di eliminare le allucinazioni può addirittura risultare dannoso». Le allucinazioni infatti non sono sempre negative e tantomeno spaventose: spesso si tratta di invasioni gradevoli con cui è possibile stabilire una sorta di relazione che produce effetti positivi: «Alcune persone vivono le voci come una compagnia e si sentono sole se le perdono. È decisivo non sentirsi sovrastati dalle proprie allucinazioni. Quando si riesce a non avvertirle più come un problema si smette di venirne condizionati».

Spesso – nel 70% dei casi – la causa è di origine traumatica, un evento particolarmente stressante a livello emotivo: una violenza sessuale, un’aggressione, una catastrofe naturale, un lutto. «È molto importante, e quasi mai semplice, individuare questo trauma. Rimane sepolto nella memoria della persona ed è apparentemente inaccessibile: di fronte a domande superficiali non emerge, lasciando all’esaminatore l’impressione errata che le voci non abbiano relazione con gli eventi di vita. L’impatto delle nostre esperienze sulla psiche è assolutamente soggettivo». Quando le voci sono sgradevoli, perché minacciose, o svalutanti, o danno ordini, diventano un problema. Più che mai in questi casi è importante un lavoro di ricerca del trauma che le ha originate, lavoro che spesso l’auditore fa più volentieri in un gruppo di auto e mutuo aiuto con persone che condividono questo problema con un professionista.

«L’incontro di oggi deve contribuire a creare una maggiore consapevolezza e a rasserenare gli “uditori nascosti” – sottolinea il direttore generale dell’Ospedale Sacco Alberto Scanni –. E anche le persone che sentono invece voci negative devono sapere che la sensazione di “invasione” che provano può essere limitata ed eliminata con l’aiuto dei servizi di Salute mentale, imparando a riconoscere l’origine delle proprie emozioni e ad accettare se stessi e la propria situazione. Il Centro Psicosociale di via Aldini dell’Ospedale Sacco, attivo da ormai più di trent’anni, è in questo campo un punto di riferimento nella zona. Da quasi due anni, inoltre, è stato creato un gruppo di supporto e mutuo aiuto dedicato esclusivamente agli uditori di voci».


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