Famiglia & Minori

In Piemonte l’ente è (anche) pubblico

L'unica Agenzia regionale aperta in Italia

di Redazione

È un unicum nel panorama italiano: un ente autorizzato pubblico, operativo in Piemonte dal 2003. È l’Arai – Agenzia regionale per le adozioni internazionali. Da un ambito di operatività limitato alla propria regione di appartenenza – e da un paio d’anni anche alla Liguria e Val D’Aosta – fino ad ora ha consentito l’ingresso in Italia di 131 minori da sei diversi Paesi (prima fra tutti la Slovacchia). Con un budget regionale annuale fissato dalla legge istitutiva in un milione 290mila euro (ripartiti a metà tra mantenimento della struttura e progetti nazionali e internazionali per i minori), l’Agenzia ha sviluppato importanti progetti di cooperazione (dal Burkina Faso fino all’Etiopia e la Colombia), aperto lo sportello informativo “Adozioni in rete” e consentito, in collaborazione con la Cai, l’adozione in Paesi non coperti da enti italiani, come l’Iran e la Tunisia. A dirigerla, fin dal suo esordio, è stata Anna Maria Colella.
La Regione Lombardia ha appena approvato il proprio Piano socio-sanitario prevedendo la creazione di un’agenzia per le adozioni “su modello” dell’Arai. Ma in Lombardia operano già 32 enti privati?
Noi non siamo nati per fare concorrenza, ma per costruire un sistema di trasparenza e qualità. Credo sia questa la priorità, anche nella creazione di nuove agenzie pubbliche: è importante evitare la duplicazione di strutture già esistenti, ma accelerare l’aspetto della coesione tra pubblico e privato, e tra amministrazioni regionali, in un’ottica di sempre maggior vicinanza alle coppie e qualità del servizio.
Come potrebbe realizzarsi questa alleanza?
I dati dimostrano che l’adozione internazionale è cambiata. Da un lato c’è un calo dei decreti d’idoneità, dall’altro un profilo dei bambini sempre più “difficile”. È chiaro che, oltre che “informate”, le coppie vanno “accompagnate”, rafforzate nelle motivazioni e aiutate a scoprire le loro risorse. Ci sono molti enti che già fanno tutto questo, ma la presa in carico nell’attesa e nel post adozione ha costi elevati. In queste fasi il servizio pubblico potrebbe essere a disposizione di tutti, in partnership con il privato, per l’accesso a servizi che ancora oggi non sono universali.
Ci fa un esempio?
Percorsi preparatori e counselling durante tutta la lunga fase dell’attesa dell’abbinamento e della partenza per l’estero. Una presa in carico individuale anche nella delicata fase del post adozione, insieme ai servizi territoriali, perché si realizzi davvero un’accoglienza globale del bambino anche attraverso un buon inserimento scolastico.
Ma per tutto questo non basta un buon Protocollo regionale con i servizi?
In Piemonte è operativo un Protocollo per la fase iniziale di formazione: si tratta di 24 seminari l’anno, condotti dalle équipe adozioni, a cui intervengono anche gli enti. È evidente che questo è solo un pezzo, anche se importante, rispetto all’intero percorso adottivo.
Per i costi in Italia le vostre coppie pagano un ticket, legato al reddito Isee, che arriva fino a un massimo di 1.200 euro. Vi capita di essere scelti perché più economici di altri?
Per i servizi in Italia il personale dell’Agenzia è a carico dell’amministrazione regionale. Non credo però che questo sia davvero l’aspetto determinante nella scelta di un ente. Le coppie si orientano sulla base di un complesso di motivazioni: la fiducia, la competenza degli operatori e la trasparenza o le testimonianze degli amici.


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