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Sostenibilità sociale e ambientale

Il “Fiore Giusto” di San Valentino

Nelle botteghe del commercio equo il 14 febbraio saranno venduti fiori equosolidali e certificati "Fiore Giusto"

di Redazione

In occasione della festa degli innamorati, i cittadini responsabili potranno acquistare un mazzo di “fiori giusti” – provenienti dall’Africa e dall’Italia – che rispettano i diritti dei lavoratori e l’ambiente. Nelle botteghe del commercio equo di 5 città italiane saranno in vendita mazzi di rose equosolidali certificate Fairtrade (dal Kenya) e ranuncoli (dalla Liguria) con la nuova certificazione “Fiore Giusto”.

Lunedì 14 febbraio, San Valentino, il movimento “Fiori e Diritti” si mobilita per fare della festa degli innamorati un’occasione di informazione sulla realtà che si cela dietro alla produzione e commercializzazione dei fiori e propone ai consumatori di fare una scelta consapevole. Nei punti vendita delle cooperative di commercio equo e solidale che hanno aderito all’iniziativa – “La Bottega Solidale” di Genova, “Pangea – Niente Troppo” di Roma, “Ex Aequo” di Bologna, “Mondo Nuovo” di Torino, “Chico Mendes” di Milano – si potranno trovare i materiali informativi della campagna “Fiori e Diritti” e, per la prima volta, “fiori giusti” certificati: la scelta sarà tra un mazzo di 10 rose equosolidali dal Kenya certificate Fairtrade, a difesa dei diritti nelle piantagioni floricole del Sud del mondo, e un mazzo di 5 ranuncoli italiani a marchio Fiore Giusto, la prima certificazione sociale e ambientale per il settore agricolo in Italia. Entrambe le composizioni saranno vendute al prezzo di 10 euro.

Secondo Ismea – Istituto Servizi per i Mercati Agricoli – le rose rosse sono i fiori più acquistati a San Valentino: i 15 milioni di rose vendute costituiscono oltre il 60 per cento del totale dei fiori che circa 7 milioni di italiani regalano ogni anno. In questi giorni le rose rosse sono vendute al dettaglio a un prezzo medio di 2 euro (con stelo tra i 40 e gli 80 cm) arrivando fino a 3,5 euro (con stelo più lungo). Ma non tutti sanno che acquistando una rosa in Italia, molto probabilmente si tratta di un fiore importato.
Oltre 30 mila tonnellate di fiori – per un valore di circa 150 milioni di euro – arrivano nel nostro paese dopo aver percorso migliaia di chilometri: partono principalmente da Kenya, Ecuador, Colombia, Etiopia e molto spesso giungono in Italia dopo essere passati anche per l’Olanda (dati Ismea 2008).

Nella maggior parte delle piantagioni del Sud del Mondo, per far fronte a malattie comuni delle piante e aumentare la produzione, vengono utilizzati pesticidi e fertilizzanti chimici altamente rischiosi per la salute dei braccianti, che li somministrano senza avere alcuna consapevolezza del rischio a cui vanno incontro. Oltre a questo, anche i diritti basilari dei lavoratori vengono spesso violati: paghe troppo basse, orari di lavoro massacranti, scarsa sicurezza, straordinari obbligatori e non riconosciuti, impossibilità di rivolgersi a un sindacato, sono solo alcuni dei problemi più frequenti. In condizioni simili si trovano molti dei braccianti impiegati nelle serre italiane, sia connazionali sia migranti provenienti soprattutto da Marocco, Algeria e Bangladesh.

Che cosa possiamo fare?
Acquistare fiori certificati – è il primo e semplice passo che ognuno di noi può fare per contribuire ad alimentare un mercato dei fiori più giusto. Sia la certificazione fairtrade delle rose dal Kenya, sia la certificazione “Fiore giusto” dei ranuncoli italiani, garantiscono infatti che questi prodotti provengano da piantagioni in cui sono rispettati i diritti dei lavoratori e le norme ambientali.
Informarsi e diffondere i contenuti della campagna www.fioriediritti.org.
Sollecitare i fioristi italiani ad acquisire prodotti certificati, è un altro passaggio fondamentale. Da qualche mese è infatti possibile acquistare non solo prodotti equosolidali ma anche prodotti garantiti da una certificazione indipendente operata dall’ente di certificazione RINA, sulla base del disciplinare voluto dai diversi soggetti aderenti a Fiore Giusto (sindacati, Ucflor – mercato dei fiori, associazione nazionale esportatori…).

Fiore Giusto è un’associazione nata nel 2007 per iniziativa della cooperativa di commercio equo Bottega Solidale –capofila del movimento “Fiori e diritti”- in collaborazione con il Distretto floricolo del Ponente ligure, i sindacati Cgil, Cisl e Uil e il mercato dei fiori di Sanremo. Ha poi aderito anche l’Associazione nazionale degli esportatori di fiori (Ancef).

Oggi Fiore Giusto è il primo disciplinare italiano per la certificazione sociale e ambientale ufficialmente riconosciuto dal sistema internazionale FFP (www.fairflowersfairplants.com), che ha tra i propri capisaldi l’applicazione del Codice internazionale di condotta per piante e fiori recisi. Il marchio FFP non è riservato ai soli produttori del Sud del mondo, ma tende al contrario a coinvolgere imprese europee, pretendendo anche da queste un miglioramento delle condizioni di lavoro, con particolare attenzione ai braccianti impegnati nelle serre europee ma provenienti dal Nord Africa e dall’Est europeo. www.fioregiusto.it

I prodotti contraddistinti dal marchio Fairtrade (tra cui i fiori) sono controllati in tutto il processo e seguono i criteri del commercio equo e solidale: prefinanziamento alla produzione, non sfruttamento dei lavoratori, contratti di acquisto duraturi, prezzi stabili. L’attività di certificazione, secondo i criteri di indipendenza e terzietà stabiliti dalla norma ISO 65 (= UNI EN 45011), dei produttori del sud del mondo , esportatori e importatori, è svolta da FLO CERT, promossa dall’associazione FLO International con sede a Bonn. Questa unità di Certificazione si occupa del ricevimento delle domande di certificazione, dell’attività di ispezione e della successiva valutazione degli operatori controllati. Fairtrade Italia si occupa del controllo degli operatori attivi nel nostro paese.


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