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Economia & Impresa sociale 

Con le associazioni del territorio siamo riusciti a rilanciare il microcredito

Bcc ravennate e imolese

di Redazione

Micro-prestiti calibrati sulle esigenze di un mercato più ricco di quello del Sud del mondo (in questo caso infatti si parla di cifre dai 3mila a 7mila euro) e un grande coinvolgimento comunitario: sono gli ingredienti principali del progetto di Microcredito etico – sociale ravennate e imolese, promosso dalla Bcc ravennate e imolese assieme alla Fondazione Giovanni Dalle Fabbriche. «Abbiamo voluto rivolgerci alle realtà pubbliche e del privato sociale più significative del territorio», spiega Tiziano Conti, vicepresidente della fondazione, «sapendo che questo era un modo per intercettare chi allo sportello bancario non arriva». Già perché l’iniziativa è pensata per sostenere i cosiddetti “non bancabili”, coloro che non possono contare su entrate pur avendo idee o progetti. «Colta questa esigenza, ci siamo attivati con un percorso avviato nel 2010».
Dopo un biennio di sperimentazione con la Caritas di Imola, per sondare il terreno sono stati organizzati un convegno e un corso di formazione. Infine, a dicembre 2010, la macchina si è avviata con la firma di una convenzione. «Tramite gli sportelli delle associazioni che hanno aderito, potremo incontrare i possibili beneficiari. Ognuno avrà un tutor che lo seguirà in tutte le fasi della richiesta di credito e aiuterà la banca nella sua decisione». Una forma di condivisione che potrebbe consentire l’erogazione di circa 300mila euro di prestiti nel 2011 e che, d’altra parte, sollecita al pubblico e all’associazionismo “un passo in più”. «Da parte delle assistenti sociali dei Comuni si tratta di passare da una logica distributiva – ho delle risorse pubbliche, devo scegliere come utilizzarle – a una logica della responsabilità, visto che il denaro in questo caso dovrà essere restituito, sia pure a certe condizioni», sottolinea Conti, «ma anche i volontari, del resto, sono chiamati a maturare una consapevolezza diversa».
Si capisce perché: il progetto punta sulla relazione coi beneficiari dei micro-prestiti, relazione da conseguire e mantenere proprio grazie al contributo dei tutor.


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