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Enti non profit e fiscalità: i punti critici

All'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri un workshop ha affrontato il tema della fiscalità

di Redazione

La fiscalità per gli enti non profit è stato il tema al centro di un Workshop all’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. Una particolare attenzione è stata dedicata ai soggetti che si occupano di ricerca scientifica, come ha sottolineato Silvio Garattini del Mario Negri che ha introdotto i lavori ricordando, nell’anno del cinquantenario della fondazione, le 13mila ricerche pubblicate e i 6mila giovani ricercatori passati dall’Istituto di cui 800 stranieri.

Per fare il punto sulla situazione in mattinata hanno preso la parola il professor Roberto Artoni dell’Università Bocconi che ha centrato il suo intervento su “Pubblico e privato nel finanziamento della ricerca: un confronto internazionale”. L’affondo sulla fiscalità vera e propria è stato fatto da altri due esponenti di Econpubblica (Centro di ricerca per l’economia pubblica) dell’Università Bocconi, Giampaolo Arachi e Stefania Boffano che hanno da un lato analizzato l’evoluzione storica della normativa fiscale relativa alle onlus e dall’altro analizzato le problematiche esistenti, arrivando a prospettare alcune possibili riforme.

Impietosa l’analisi che emerge dal confronto internazionale illustrato da Artoni che mostra un’Italia al di sotto della media europea sia considerando l’Ue a 27 sia l’Ue a 15. Nel 2008 la spesa per la ricerca scientifica in Italia è solo 1,23 % del Pil, la media Ue è di 1,92,  se si considera l’Unione a 27, che sale a 2,01% se si considerano i quindici. E tutti i dati illustrati da Artoni non sono che una conseguenza di questo scarso investimento, dalla spesa delle imprese al numero dei ricercatori che è poco più di un terzo di quello di paesi come Danimarca e Svezia e circa la metà di Francia e Germania. Ma quali sono i risultati di questa situazione sullo stesso sistema produttivo italiano? La vulnerabilità sia nelle produzione tecnologicamente avanzate sia dal basso da parte dei paesi emergenti. Entrando nello specifico Artoni ha ricordato alcune caratteristiche: la ricerca di base è concentrata nelle università, mentre agli enti non profit fa capo circa il 4% della spesa. Per questi è stata sottolineata la necessità di poter accedere a finanziamenti adeguati e continuativi. Il professor Artoni ha concluso la sua relazione ricordando le politiche europee  che nella Lisbon Strategy prevedono che la spesa per la ricerca sia pari al 3% del Pil e per l’Italia l’obiettivo, stando all’attuale trend, verrebbe raggiunto nel 2050.

Arachi e Boffano, da parte loro hanno dapprima analizzato le caratteristiche distintive degli enti non profit di ricerca e i diversi modelli di finanziamento hanno fatto un affondo sull’aspetto fiscale in generale delle onlus e l’evoluzione storica della fiscalità. Auspicabile sarebbe quella che Arachi ha definito la “neutralità” della tassazione, per un modello alternativo che potrebbe essere individuato nell’impresa sociale che abbia come modello la tassazione dell’ente commerciale, in cui la base imponibile potrebbe essere del tipo cash-flow con una deduzione immediata delle spese di investimento. Da prevedere altresì un meccanismo di accreditamento presso l’Agenzia delle Entrate per ottenere limiti più ampi di compensazione dei crediti Iva e tempi più rapidi per i rimborsi. Inoltre è da auspicare un’incentivazione di tipo fiscale per le donazioni. Tra gli ultimi aspetti toccati vi è il diverso trattamento fiscale delle borse di studio che se sono erogate da enti pubblici sono esenti da tassazione, mentre se erogate da enti privati sono tassate come reddito. E infine la questione Ici, gli enti di ricerca non profit non sono tra i soggetti esenti.


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