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Sostenibilità sociale e ambientale

Lo spettro nucleare 25 anni dopo ‎

Nel 1986 il disastro che fece migliaia di morti. Intanto Berlusconi a sorpresa conferma: «Il nucleare è il futuro»

di Redazione

Il sarcofago che avvolge il reattore nucleare esploso a Chernobyl il 26 aprile del 1986 è un ”castello di carte”, una struttura piena di crepe da sostituire al più presto. La ‘Zona’ l’area di esclusione che si estende per un raggio di trenta chilometri dalla centrale dichiarata off limits dal giorno dell’incidente più grave della storia dello sfruttamento dell’energia nucleare civile da parte dell’uomo (per il momento più anche di Fukushima malgrado la stessa classificazione) è rigogliosa come non mai, pronto per essere ripopolata, o perlomeno così dicono a Kiev.

Adesso vi abitano in pianta stabile, senza autorizzazione, un centinaio di persone, anziani per lo più, che vengono definiti spregiativamente come ”gente della foresta” e pendolari, dipendenti della centrale, a cui viene concesso di rimanere nella zona solo due settimane di seguito prima di riposarsi ed effettuare controlli fuori. A loro, da alcuni mesi si aggiungono gruppetti di turisti. Fra qualche tempo, la situazione potrebbe cambiare.

Il ministro per le emergenze, Viktor Baloga, ha reso noto l’avvio di misure accurate e puntuali della radioattività intorno al reattore, i cui risultati saranno presentati entro la fine dell’anno, per identificare porzioni di territorio all’interno della zona in cui lanciare progetti agricoli, forestali e di ripopolamento. Le radiazioni da 25 anni a questa parte ”sono diminuite in modo significativo, in alcune parti della zona vi sono livelli di radiazione del tutto sicuri”, ha dichiarato il ministro, indicando i distretti di Polesky e Cercassy i luoghi che maggiormente beneficeranno dei nuovi provvedimenti, in termini di impiego e di crescita della ricchezza.

Il governo ucraino da tempo parla dello sfruttamento turistico ”sistematico” del sito, sul modello, si dice, di quanto avviene in Russia con i gulag staliniani. Da pochi mesi è in funzione una navetta in partenza ogni giorno da Kiev, che arriva fino al reattore per un giro di un giorno. Nei mesi scorsi, era stato anche anticipato a Kiev il lancio di un progetto pilota nella zona per coltivare la colza usata per la produzione di biocombustibili. Identici progetti sarebbero stati avviati anche nella vicina Bielorussia, su cui il vento di allora aveva portato le radiazioni.

Le autorità ucraine descrivono inoltre la zona come ”la più grande riserva naturale d’Europa”. Gli uccelli fanno il nido sul reattore, nei dintorni prolificano cavalli allo stato brado, lupi, linci, alci, cinghiali. Ma questo non basta per fare di Chernobyl un paradiso.

 

”La struttura vera e propria del sarcofago è come un castello di carte. Dall’interno, si vedono buchi profondi e grandi come vetrate e un via vai di piccoli mammiferi e uccelli che vi entrano ed escono”, racconta in una intervista a Ukraine News, in occasione dell’anniversario dell’esoplosione, Laurin Dodd, l’ingenere americano che guida il progetto per il nuovo sarcofago e che fa la spola con Chernobyl dal 1995.

Il problema più grande in vista della ristrutturazione sono le circa 200 tonnellate di materiali radioattivi ancora dentro il sarcofago, ”una struttura progettata e realizzata in tutta fretta in sei mesi, in condizioni eroiche, per durare solo dieci anni”, aggiunge Dodd. Oggi, il governo ucraino ha organizzato una conferenza di Paesi donatori per raccogliere i 600 milioni di dollari che ancora mancano per costruire la nuova struttura, una struttura che sarà assemblata in loco e poi fatta scorrere su rotaie in corrispondenza del sarcofago. La Commissione europea, che oggi sarà rappresentata a Kiev dal Presidente Jose Manuel Durao Barroso e dal commissario allo Sviluppo, Andris Piebalgs, stanzierà 110 milioni di euro.

L’esplosione, vale la pena ricordare, era stata provocata da un esperimento folle. Le autorità sovietiche avevano voluto testare l’impianto e il suo sistema di raffreddamento in condizioni estreme, un azzardo che nessuna altra centrale aveva accettato di eseguire.

Si mobilitano gli ambientalisti
Greenpeace ha recentemente denunciato che funghi, frutti di bosco, latte, latticini, patate e barbabietole, raccolti dai suoi esperti in tre diverse località ucraine, non solo quindi a ridosso del reattore, sono ancora contaminate dal cesio 137, in molti casi ben al di sopra della soglia massima tollerata dai bambini e dagli adulti. Ad aggravare la situazione, due anni fa, nel pieno della crici economica, il governo ha posto fine ai controlli che venivano effettuati sui prodotti agricoli sistematicamente dal 1986.

All’alba di oggi gli attivisti dell’associazione ambientalista hanno inoltre trasformato il Circo Massimo in un memoriale a cielo aperto per ricordare le vittime della tragedia nucleare avvenuta 25 anni fa. “Ciò che abbiamo imparato dall’incidente è che l’energia nucleare è troppo pericolosa per avere un futuro. Una lezione che molti governi, compreso il nostro, si ostinano a ignorare”, ha spiegato Salvatore Barbera, responsabile della campagna dell’associazione ambientalista italiana. Su ogni simbolo è riportata la data del 12-13 giugno 2011 in cui dovrebbe tenersi il referendum.

Le conferme del premier sul nucleare
«Sono assolutamente convinto che il nucleare sia il futuro per tutto il mondo». Lo dice Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, nel corso della conferenza stampa con il presidente francese Nicolas Sarkozy, al termine del vertice di Villa Madama. «In Italia l’accadimento giapponese- spiega Berlusconi- ha spaventato moltissimi cittadini», circostanza di cui ha avuto conferma, «a seguito dei sondaggi». Alla luce di ciò, chiarisce il presidente del Consiglio, «se fossimo andati al referendum, il nucleare non sarebbe stato possibile per molti anni». Da qui la decisione della moratoria, aggiunge Berlusconi, decisa perchè «dopo uno o due anni si possa avere un’opinione pubblica più favorevole».

 


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