Politica & Istituzioni

Il dopo Silvio? Tremonti “in primis”…

E Napolitano bacchetta l'opposizione poco "credibile"

di Franco Bomprezzi

La politica si infiamma, dopo il voto a favore della mozione sui raid in Libia: ci pensa Silvio Berlusconi, in una lunga dichiarazione a “Porta a porta”, ad annunciare un suo possibile passo indietro alla guida del governo, per far posto, “in primis” a Giulio Tremonti. Intanto il presidente Napolitano “bacchetta” l’opposizione citando Giolitti. Insomma, le imminenti elezioni amministrative stanno di fatto provocando nuovi assestamenti e nuovi scenari. Ecco come i giornali di oggi trattano queste notizie, dopo aver dato come sempre in questi giorni ampio spazio al caso della morte di Bin Laden.

“Berlusconi: se lascio Tremonti candidato” è il titolo a due colonne di apertura sul CORRIERE DELLA SERA. Subito sotto l’editoriale di Angelo Panebianco: “Lo sguardo miope”. Eccone un passaggio:  “Si può legittimamente obiettare molto al modo in cui l’Occidente ha finito per invischiarsi in quel conflitto. Vi hanno giocato un ruolo rilevante, accanto al desiderio di impedire un bagno di sangue, le ambizioni neocoloniali della Francia e le oscillazioni e la debolezza dell’Amministrazione americana. Ma non si può negare che, per come si erano ormai messe le cose, all’Italia convenisse assumere una posizione netta, uscire dall’ambiguità: per contare di più nella conduzione della guerra e per avere voce in capitolo sul futuro libico nell’ipotesi di una uscita di scena di Gheddafi. Prigionieri di uno schema astratto nel quale contano poco, se non addirittura nulla, le alleanze internazionali e la sicurezza e gli interessi del Paese si assicurano solo chiudendo ermeticamente le frontiere, Bossi e i suoi paiono del tutto sordi a questo argomento. Rivelando così un grande punto di debolezza: il persistente carattere «irrealistico» delle posizioni internazionali della Lega, non più adeguate alla forza elettorale e al peso politico che essa ha ormai assunto”. I servizi sulla situazione politica arrivano solo alle pagine 12 e 13. “Berlusconi: se serve mi ricandido. Ma dopo di me spazio a Tremonti” è il titolo del pezzo di Lorenzo Fuccaro. Bossi si affretta a dire che Silvio resterà a lungo, Berlusconi stesso precisa che si affiderà ai sondaggi per valutare le potenzialità di un successore. Entusiasta Roberto Maroni, scettica la sinistra; Franceschini commenta: “Lui non se ne andrà se non con il voto degli italiani”. A pagina 13 ci vede giusto, probabilmente, l’acuto Francesco Verderami: “L’obiettivo: ricucire e rassicurare il superministro”. Infatti il disgelo arriva dopo una cena con il titolare dell’Economia condita da reciproche recriminazioni. “Non è dato sapere se la sortita del Cavaliere sia piaciuta a Tremonti – nota Verderami – perché il modo in cui il premier l’ha accreditato per palazzo Chigi è parso a dir poco ambiguo”. E quindi: “Il Cavaliere conosce la forza del superministro, la sua rete di relazioni nazionali e internazionali che lo rende temibile nel gioco di Palazzo. Ed è per cautelarsi da Tremonti, e al tempo stesso per esporlo, che ha lanciato la sua candidatura (…) E’ iniziato un altro giro di giostra: Berlusconi ci ha fatto salire Tremonti”. Interessante l’apertura di pagina 18: “Il monito di Napolitano alla sinistra «Sia credibile o resta all’opposizione»”. L’occasione per la bacchettata all’opposizione viene dal ricordo di Antonio Giolitti, fatto ieri nella sede della Treccani. Napolitano cita un lungo passo del ministro socialista, nipote di Giovanni Giolitti: un passo nel quale, parlando dell’alternativa di governo, sostiene che deve essere “credibile, affidabile e praticabile”. “Credibile – scandisce Napolitano – nella capacità di esercitare le funzioni di governo. Affidabile nel togliersi di dosso ogni sospetto di volersi insediare al potere come alternativa senza alternativa. Praticabile nella realistica valutazione degli obiettivi, degli ostacoli e della gradualità dell’azione”.

LA REPUBBLICA apre con la decisione del presidente Usa (“Obama: non darò le foto di Bin Laden”) e dedica il taglio centrale alla politica interna: “Pdl, Berlusconi incorona Tremonti” richiamando nell’occhiello il monito del presidente della Repubblica: “Napolitano: il Pdl sia credibile o resterà all’opposizione”. I servizi da pagina 14 alla 17. Cominciamo con il premier che appena 20 giorni fa indicava come successore il guardasigilli Alfano. Ieri invece dal palco di Porta a porta ha detto: «vedremo alla fine di questa legislatura se il centrodestra avrà la necessità di candidarmi ancora. Non mi tirerò indietro, ma se invece verranno fuori altre personalità – Tremonti in primis – sarei felice di lasciare il governo e occuparmi del Pdl». Affermazioni seguite da altre, egualmente credibili: con Bossi «ho chiarito tutto, a volte ci sono dialettiche dovute al periodo elettorale»…. anzi  con lui «non c’è stata nessuna incomprensione». Una candidatura che sollecita Filippo Ceccarelli a esprimere dubbi e cautele. Scrive addirittura di «enigma malevolo» per poi ripercorrere l’altalenante rapporto fra i due. Tra le cose che Berlusconi potrebbe invidiare a Giulio, «la prima è certamente l’età e l’invidia si è tramutata in qualcosa di peggio da quando ha saputo che il ministro lo chiama “il nonnetto”». Anche Francesco Bei, nel suo retroscena, relativizza l’investitura: semmai è «un patto di non aggressione». Solo in caso di vittoria alle politiche 2013, con il premier al Quirinale, potrebbe veramente aprirsi il capitolo successione. Non che Tremonti se ne stia con le mani in mano: nel decreto sullo sviluppo, che sarà discusso oggi, pare abbia fra l’altro sfilato un’altra competenza al ministro Romani. Un fondo da due miliardi di euro per le Pmi: «l’idea, concordata con il Carroccio, è quella di mettere le mani sul tesoretto per completare l’accerchiamento al mondo bancario e imprenditoriale. Saltando a piè pari palazzo Chigi e il Pdl». Sull’altro fronte il richiamo di Napolitano: servono credibilità, affidabilità e la capacità di offrire soluzioni praticabili. Parole che sono state una mazzata per i vertici del Pd, come scrive Goffredo De Marchis nel suo “Bersani amareggiato, democratici sotto shock «Il mio Pd lavora già sodo per l’alternativa»”. Raccolta di reazioni interne variamente articolate: dal plauso di Renzi al silenzio dei veltroniani passando per l’amarezza del segretario («oggi di non credibile, di non affidabile c’è solo Berlusconi e il suo governo»).

Non si va tanto per il sottile su IL GIORNALE (e quando mai). In prima campeggia un “Basta alibi, ora i governa”. Il pezzo di Salvatore Tramontano non la manda a dire: «Questa maggioranza si è ammalata di «chiacchiere» e prima o poi rischia di farsi male. Ora, dopo l’ultimo voto di verifica, Pdl e Lega hanno davanti due anni di governo, invece di complicarsi la vita, con ripicche da rimpasto e gelosie su ipotetici candidati al dopo Berlusconi, li sfruttino per lavorare». Il congiuntivo è ottativo, indica un auspicio, che però nel corso dello svolgimento dell’articolo diventa un imperativo. I servizi sono a pagina 6 e 7. Fra questi spicca il retroscena raccolto da Adalberto Signore, “E il superministro minacciò lo sciopero bianco”, che tanto sa di velina del Signor B al Signor T: «Giulio – sembra aver raccontato Berlusconi – mi ha detto che farà lo sciopero bianco. Che è pronto a non firmare più un decreto, compreso quello sullo Sviluppo, a meno che io non faccia una dichiarazione pubblica in cui lo indico come mio successore». Sarà. Non poteva certo sfuggire al giornale di famiglia Berlusconi l’assist del presidente della Repubblica. Dalla prima: “Lo dice anche Napolitano: la sinistra non è credibile”. Svolgimento: Dov’è il ricambio, a sinistra? No, non scherziamo, dice Giorgio Napolitano: «Chi fa politica» da quelle parti «adesso, a quanto pare, è all’opposizione» e, se non cambia, rischia di restarci per sempre. Errori vecchi, come «la sottovalutazione della socialdemocrazia» e l’anticraxismo viscerale, sbagli nuovissimi. Da segnalare, infine, l’editoriale del direttore Sallusti, accompagnato da un servizione a pagina 3, sulle reazioni all’uccisione di Osama Bin Laden. Tesi: i comunisti dicono di aver preferito un processo, ma la stessa Italia è stata fondata su un’esecuzione ben più macabra perpetrata per altro dagli stessi comunisti, quella ai danni di Mussolini.

“L’ultima pace tra Lega e Berlusconi” è l’apertura della pagina (“solo” a pag. 5) dedicata da IL MANIFESTO alla politica italiana. Nonostante il “sì” univoco alla mozione sulla Libia, infatti, continuano le tensioni e le divisioni tra Pdl e Lega. Una guerra, ormai, di posizione, che sta portando al logoramento dello stesso Berlusconi, come sottolinea il quotidiano: “Berlusconi è stanco, tanto che va a confessarsi nello studio di Vespa dove dice che governare «è una responsabilità veramente molto pesante» e ripete la storiella del possibile ritiro”. Dura la sottolineatura sulla defaillance di ieri: “Quando entra nell’aula della camera a dibattito praticamente concluso si appoggia  a una ringhiera sotto la presidenza e si addormenta, rapidamente, in piedi”. Nota di cronaca ripresa da un pezzetto di spalla in cui si riprende e si approfondisce la dichiarazione fatta ieri sera da Berlusconi, sempre a Porta a Porta: «Se lascio, il candidato premier sarà Tremonti». Doppia l’interpretazione su questa uscita, che segue di non molti giorni l’investitura, poi ritirata di Angelino Alfano come successore. Da una parte, l’indicazione di Tremonti potrebbe essere parte di quel pacchetto di mediazione avviato con la Lega (commenta Maroni: «È un ottimo ministro e sarebbe un ottimo presidente»); oppure, l’incoronazione di Tremonti potrebbe essere la maniera più diretta per bruciarlo e ridimensionarne la forza che sta via via acquisendo. Resta nel mezzo Umberto Bossi: «Dopo di lui non ci sarà il diluvio, ma Berlusconi durerà a lungo».

IL SOLE 24 ORE affronta i rimescolamenti nella maggioranza a pagina 16 con un breve richiamo in prima. “Se mi tiro indietro c’è Tremonti” titola l’articolo di apertura che riassume le dichiarazioni del premier di ieri. I rapporti fra Pdl e Lega restano tiepidi, si legge sul SOLE, lo dimostra il niet della Lega sul decreto Sud sul federalismo che costringe il Pdl al Senato a battere in ritirata. «Il malessere nel Pdl è crescente» scrive Barbara Fiammeri. «Il rimpasto di governo che dovrebbe essere varato oggi, al momento prevede solo l’ingresso di quattro sottosegretari presi dai Responsabili. Non ci sarà alcun esponente del Carroccio. A Bossi non bastano due poltrone per ricucire».

“Il ministro dell’economia oggi è numero due, domani chissà”. Un pezzo di Marco Bertoncini su AVVENIRE che sottolinea i punti di forza e quelli deboli del ministro dell’economia: da una parte Tremonti gode dell’appoggio pieno dei leghisti, dall’altro, «il limite vero e profondo di Tremonti è la scarsa dose di simpatia che riceve dai quadri del proprio partito, insieme con l’inconsistenza di un seguito personale nella base, l’assenza di una corrente organizzata, la mancanza di un gruppo feudale di vassalli». AVVENIRE  mette  in evidenza le parole del Premier «Se mi tiro indietro, primo Tremonti» che aggiunge «non è tempo di tagli alle tasse». E oltre la cronaca Avvenire svela il retroscena. «Tremonti e il Carroccio non mangiano la foglia. Il ministro delle Finanze avrebbe avuto una reazione prudente se non diffidente all’investitura in diretta televisiva. E negli ambienti  dell’esecutivo  si avanza il sospetto che Berlusconi abbia potuto bruciarlo. Altri osservano che il Premier stia assecondando  il più possibile Bossi e il corteggiamento del Ministro delle Finanze rientra nella strategia. Nel Pdl abbondano i mal di pancia sia tra i titolari di dicasteri svenati da Tremonti sia tra parlamentari che aspettano il rilancio dell’economia. Il Senatur è realista e sa che fra il dire e il fare c’è… ancora il Cavaliere». Un taglio alto per mettere in risalto le parole di Napolitano che cita Giolitti e fa fischiare le orecchie al Pd. Avvenire considera: «Quello del Presidente della repubblica è un invito al Pd e dintorni all’autocritica».

«Berlusconi: se lascio, c’è Tremonti», è il taglio basso nella prima pagina de LA STAMPA. La situazione viene analizzata nelle pagine interne con due retroscena. Della Lega si occupa Giovanni Cerruti: «Bossi alza il pugno ma i conti veri si faranno solo dopo le elezioni: intanto crescono gli insofferenti nel popolo leghista». Ugo Magri, invece, sul rimpasto: «Responsabili, finalmente è il giorno delle poltrone: via alle nomine, molti aspiranti (anche tra i «fedelissimi» e Lega) per pochi posti. Fa il punto l’editoriale di Marcello Sorgi: «Ci sarebbero molte buone ragioni per fare spallucce, di fronte a Berlusconi che candida Tremonti per la sua successione. In fondo, nemmeno un mese fa, a cena con i principali corrispondenti stranieri in Italia, lanciò per lo stesso ruolo Alfano, e il giovane ministro s’affrettò a ridimensionare quella che magari era un’indicazione sincera, ma nei fatti rischiava di bruciarlo. Esistono tuttavia anche seri motivi per non considerare l’uscita di ieri sera del Cavaliere solo una boutade». C’è poi da considerare un dettaglio strategico nell’intervista a Porta a Porta: «L’idea che seppure deciderà di non ricandidarsi a Palazzo Chigi, vorrebbe tenere per se la guida del Pdl, restando azionista di maggioranza del centrodestra e distinguendo in altre parole la leadership dalla premiership. E’ una novità fin troppo raffinata, per un uomo che ha sempre snobbato le sofisticherie della politica professionale, ma tant’è. Se Berlusconi sta pensando a un’ennesima reincarnazione democristiana, avrà il suo perché». Comunque, Berlusconi ieri ha «tutt’altro che annunciato la sua successione: ha solo messo a punto una studiata nuova tecnica di seduzione dei cittadini-telespettatori, i cui effetti misurerà di qui a poco nei sondaggi, e calato sul tavolo un’altra carta. Se anche questa mano del gioco gli va bene, può anche darsi che lasci Palazzo Chigi. Ma per puntare al Quirinale». All’attuale capo dello stato invece è dedicata pagina 12: «Sinistra più credibile o resterà minoranza».

E inoltre sui giornali di oggi:

BIN LADEN
CORRIERE DELLA SERA – Da segnalare la riflessione di Beppe Severgnini sull’uso delle immagini: “Il dilemma etico nell’era della Rete” che parte in prima e si conclude a pagina 3. Scrive Severgnini: “Censurare la mostruosità ha senso solo in due casi. Il primo: quando l’esibizione è dolorosa e inutile (è il motivo per cui sono scomparse quasi subito le immagini più crude dell’11 settembre). Il secondo: quando l’obiettivo dei mostri è proprio quel tipo di pubblicità. In caso contrario, bisogna farsi forza e procedere. Come si fa oggi, in questa pagina, con le fotografie delle vittime del blitz. L’orrore che ci circonda è quasi sempre gratuito, quindi doppiamente offensivo. Stavolta ci sarebbe un motivo – forse più di uno – per mostrare la pessima fine di uno stragista seriale. Di quattro parole ha bisogno il mondo malato di cinismo: senza-ombra-di-dubbio. Perché è nell’ombra dell’incertezza che le fantasie crescono e i complottisti si moltiplicano. Anzi, hanno già iniziato”.

RAI
LA REPUBBLICA – Doppia sulla nomina del nuovo dg della Rai, Lorenza Lei, che dovrebbe chiudere l’era Masi e avviare una fase di maggior attenzione anche informativa in particolare sui referendum. Se lo augura il presidente della vigilanza, Zavoli. La dg si limita a dire: «adesso io devo fare, non parlare». Si è data tre settimane di tempo, ha scelto uno staff molto femminile. Davanti a lei il problema nuove nomine e soprattutto il rosso dell’azienda.

ENERGIA
LA STAMPA – Il direttore Mario Calabresi intervista l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni. A lui è dedicata un’intera pagina dal titolo «Il futuro è ancora nel gas. E l’Italia ha le carte giuste». Il manager esprime la sua posizione sul nucleare: «I programmi si fermano e gli idrocarburi sono l’unica vera alternativa», mentre le rinnovabili «ci aiutano a ridurre le emissioni, per ora non possono fare di più». Domani l’ad verrà confermato per altri tre anni.

FONDAZIONE CARIPLO
IL GIORNALE – Fondazione Cariplo compie vent’anni e approva il bilancio del 2010 con 187 milioni di euro di beneficenza. Sono 1193 i progetti sostenuti, con un aumento del 6,8 per cento dell’attività filantropica. Il Centro di Servizi per il Volontariato ha poi ricevuto dalla Fondazione 4,4 milioni. In tutto, 190 milioni di euro di erogazioni. La Commissione Centrale di Beneficenza della Fondazione Cariplo ha approvato all’unanimità il Bilancio 2010. Il settore d’intervento più finanziato è Arte e Cultura, 65,77 milioni di euro per 504 progetti (39,4%). Seguono i Servizi alla Persona con 46,3 mln di euro (27,8%). Ampio spazio anche alla Ricerca Scientifica (37,99 milioni, 117 progetti, 22,8%) e all’Ambiente, cui sono state destinate risorse per sostenere 195 progetti, per un totale di 16,5 milioni. Tutto questo a pagina 40.

AFRICA
ITALIA OGGI – L’Africa è il continente per fare business. Lo dicono i dati economici di un indagine sull’attrattività del continente pubblicata da Ersnt & Young. Oltre i dati e le analisi, anche un sondaggio: il 42% tra 562 manager di multinazionali interpellati, prevede di investire di più nel continente nero nei prossimi anni. 


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