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Politica & Istituzioni

Fiducia, tutti a bordo dell’Omnibus

Referendum sul nucleare appeso al voto della Cassazione

di Franco Bomprezzi

Fiducia al Governo, passa il decreto omnibus, e ora l’ultima parola sul referendum per il nucleare spetta alla Cassazione. E’ questa la principale novità politica di ieri, e i giornali dedicano ampio spazio al voto alla Camera e alle sue conseguenze.

“Il governo ottiene la fiducia” titola a centro pagina il CORRIERE DELLA SERA. La notizia in poche righe in prima: Il governo incassa il 43° voto di fiducia della legislatura sul decreto omnibus, quello che «congela» i programmi sull’atomo. Quindi, se la Cassazione darà il suo via libera, il referendum sul nucleare non si dovrebbe più svolgere. Berlusconi: ora le riforme. Bossi apre ai referendum. Tregua sui ministeri al Nord. I servizi fino a pagina 11. A pagina 2 il racconto del voto parlamentare, fiducia con 313 sì. E commento di Massimo Franco: “Crescono le incognite sul voto e sul rapporto fra Lega e Cavaliere”. Scrive il notista politico del CORRIERE: “Ma l’effetto di questi contrasti striscianti comincia a pesare in modo vistoso. Il sindaco uscente Letizia Moratti ammette di non sapere ancora quali leader nazionali la affiancheranno nel comizio finale. E ieri ha voluto precisare che «i cittadini milanesi non sono chiamati a un voto politico o nazionale» . Bossi e Berlusconi continuano a dichiarare che vinceranno ai ballottaggi. Eppure Giuliano Pisapia sembra attraversare indenne le raffiche di accuse che gli arrivano dagli avversari. E le voci che arrivano da Napoli accreditano un finale in bilico fra Gianni Lettieri del centrodestra e Luigi de Magistris dell’Idv. Insomma, rispetto al 16 maggio scorre un canovaccio totalmente diverso. Il presidente del Consiglio insiste elencando le ragioni per le quali Pisapia non sarà, o non dovrebbe essere, eletto. E addita de Magistris come candidato di una sinistra che «si propone come il nuovo ma è il vecchio» . Ma l’Idv di Antonio Di Pietro e il Pd cominciano ad accarezzare la prospettiva di espugnare Milano e, forse, la stessa Napoli. D’altronde, le tensioni non sono soltanto fra Berlusconi e Bossi. Si riflettono sulla giunta della Lombardia e sui rapporti fra la Lega e un Pdl che ha problemi enormi al Sud e non può permettersi di assecondare le richieste ministeriali del Carroccio. Per quanto indefinito, spunta un futuro nel quale come minimo si indovina una trasformazione del Pdl, visto come un’esperienza superata; ma potrebbe anche arrivare una crisi di governo che rimetterebbe in discussione la leadership del centrodestra”. “Vertice a Roma, Bossi rassicura il premier” è il titolo che apre pagina 3. Scrive Marco Cremonesi: “E allora, la linea che trapela a fine incontro è quella più rasserenante: il governo c’è e subito dopo i ballottaggi ripartiranno riforme e stimoli all’economia. Quanto al trasferimento dei ministeri, «è congelato» , spiegano dal Pdl. «Il che non significa che sia stato archiviato, ma soltanto rimandato» , tengono a sottolineare nel Carroccio. Difficile dire se i due leader, al di là della necessità di fare quadrato in vista di ballottaggi al cui esito positivo credono sempre meno, abbiano affrontato i tanti nodi che arriveranno al pettine dopo il voto”. Interessante il pezzo di Maria Antonietta Calabrò, di spalla: “Ma sull’atomo la scelta finale è della Cassazione”. Leggiamo un passo: “Ma c’è un secondo problema. I promotori del referendum intendono sottoporre al giudizio della Cassazione anche il comma 8. Secondo questa norma, fortemente innovativa, l’approvazione del piano di «strategia energetica nazionale» diventa un atto amministrativo del premier (non c’è più alcuna legge da promulgare in materia, le Camere sono solamente «sentite» ), che non esclude, nel medesimo piano, eventuali centrali nucleari. Con la sentenza 28 del 2011 la Consulta, invece, ha dichiarato ammissibile il referendum in quanto «il quesito mira a realizzare un effetto di ablazione puro e semplice della disciplina concernente la realizzazione e gestione di nuove centrali nucleari»”. 

LA REPUBBLICA apre sull’ennesima pace fatta fra Berlusconi e Bossi (“Dietrofront sui ministeri al Nord”), ma riserva le prime pagine interna alla fiducia ottenuta ieri dal governo. Riferisce Alberto D’Argenio che parte dall’offensiva mediatica del cavaliere (passato dalle tv, a youtube per ribadire che «i ballottaggi sono una nuova sfida che dobbiamo vincere») e descrive fra i due leader un clima molto teso. Intanto però ieri il decreto Omnibus è passato, con l’annessa probabile sospensione del referendum sul nucleare. «È la conferma che la maggioranza c’è» ha detto il cavaliere. Sarà. Bisogna vedere come i cittadini prenderanno quello che le opposizioni definiscono «uno scippo». E forse è proprio per addolcire la pillola che l’astuto Umberto ieri si è lievemente smarcato e ha definito «attraenti» alcuni quesiti. A cominciare da quello sull’acqua: «Avevamo detto a Berlusconi di fare una legge sull’acqua e noi l’avremmo appoggiata, poi si è messo di mezzo Fitto e alla fine nessuno l’ha fatta». Sull’acqua che deve rimanere bene pubblico, si schiera anche Mariano Crociata, segretario generale della Cei: «è questione di responsabilità sociale e bene comune, è necessario che vi sia responsabilità verso i beni comuni. E che rimangano e siano custoditi per il bene di tutti». Nel retroscena di Francesco Bei, si intravvedono i litigi fra il premier e il suo supporter leghista. Al primo non sono piaciuti i rumors su un possibile accordo del Carroccio con l’opposizione per la riforma della legge elettorale; il secondo non vuole pagare politicamente la probabile sconfitta milanese. Stasera Berlusconi sarà a Porta a porta (per riequilibrare l’informazione, ça va sans dire…) con l’intenzione di togliere ogni valenza politica al voto amministrativo. Un ministro del Pdl fa sapere: «se lunedì perdiamo Milano viene giù tutto. Berlusconi a quel punto può decidere da solo di fare un passo indietro subito e governare così la sua successione. Oppure, se insiste a far finta di niente, tempo tre mesi qualcuno si incaricherà di farlo fuori comunque».

IL GIORNALE titola trionfale “Ecco la verifica: ennesima fiducia al governo” e  pubblica una foto d’insieme e d’intesa con tanto di stretta di mano non formale fra Bossi e Berlusconi. Fabrizio de Feo scrive: «Il percorso di avvicinamento ai ballotaggi è al rush finale. Così Berlusconi torna a Roma per cercare di sciogliere i nodi più intricati emersi in queste ore e motivare il suo partito e gli alleati attraverso una lunga sequenza di incontri che vanno in scena fra la Camera e Palazzo Grazioli. Una sorta di vertice permanente che ha l’obiettivo di analizzare al meglio le diverse situazioni locali e definire la strategia comunicativa finale».

Richiamo per il Decreto Omnibus in una prima pagina che IL MANIFESTO apre sulla protesta di ieri degli operai della Fincantieri “Che c’è in cantieri” con foto dedicata agli incidenti di Genova. “«La legge truffa» contro il referendum sul nucleare passa alla Camera” titola il richiamo che rinvia alla pagina 4 che è interamente dedicata al tema referendum e che si apre con il titolo “E Bossi scopre l’acqua”, mentre l’articolo inizia ricordando « Due sì inattesi e molto diversi tra loro a favore del referendum sull’acqua pubblica. Umberto Bossi e i vescovi italiani scendono in campo e si schierano contro la privatizzazione dell’acqua. Due sì pesanti che arrivano proprio nel giorno in cui il governo mette la fiducia sul decreto omnibus con dentro la moratoria sul nucleare. (…) Tanto più che in serata anche la Destra di Francesco Storace invita i suoi ad esprimersi a favore dei quesiti sull’acqua pubblica e, in caso di decisione positiva della Cassazione, sul nucleare. (…)» A centro pagina si analizza il voto di fiducia nell’articolo “Al premier un’altra fiducia Ma lui non si fida della Lega”. Si parla di riforma elettorale «(…) la Lega sembra guardare ormai altrove e Berlusconi non nascondere la sua preoccupazione: “Non so nulla di contatti tra Lega e opposizione”, dice. Ma nell’attesa che una sconfitta a Milano – e anche a Napoli – certifichi la crisi della maggioranza, da Bossi arrivano quotidiane prese di distanza. Così se Berlusconi si lamenta con i suoi ospiti dentro l’ufficio di Montecitorio per la polemica sul trasferimento dei ministeri “quando non abbiamo deciso niente”, Bossi fuori spiega ai cronisti che “Berlusconi si convincerà” (…)». Sempre sul referendum la vignetta di Vauro intitolata “Lo scippo” in cui si vede il solito omino che ha in mano una scheda referendaria mentre un Berlusconi saltellante stringe in mano un matita che si intuisce ha appena strappato dalla mano dell’uomo che nella nuvola urla «Ehi la matita!».
 
Discreto, cauto, parsimonioso, al limite dell’omertà. IL SOLE 24 ORE sceglie di nascondere al notizia sul via libera al decreto Omnibus relegandola a pagina 8, di spalla. Titolo narrativo per il pezzo: “Fiducia al Dl omnibus. In forse il referendum al ritorno al nucleare”. «Via libera della Camera alla fiducia sul decreto legge omnibus, nello stesso testo approvato dal Senato (…) Il Dl – scrive Marco Mobili – che oggi sarà definitivamente licenziato dalla Camera, prevede infatti lo stop del programma nucleare di realizzazione delle centrali, andando ben oltre la stessa moratoria di un anno inizialmente voluta dal Governo (…) Dopo il via libera definitivo e la firma del Capo dello Stato, sarà comunque la Cassazione a verificare se il referendum contro il nucleare potrà considerarsi definitivamente superato».

Sul tema dei referendum anche ITALIA OGGI “dimentica” il voto di fiducia e intervista Vincenzo Pepe, presidente nazionale di FareAmbiente-Movimenti ecologista europeo che apre alla gestione privata e al referendum dove voterà decisamente no. Nucleare: «Ci troviamo a votare su un tema fondamentale per la nostra vita quotidiana come l’energia, nel mezzo di una campagna di terrorismo mediatico e che racconta frottole di ogni tipo. Nel frattempo l’Italia, ed è questo che più mi fa arrabbiare, dipende dal petrolio e dal gas proveniente da parti del mondo politicamente instabili e nessuno si prende la briga di raccontarlo». Acqua: «È e deve restare un bene pubblico, tuttavia la gestione in alcuni casi potrebbe anche essere privata visto che abbiamo gli acquedotti ridotti a groviera e spesso la qualità dell’acqua è pessima».

AVVENIRE riserva l’apertura all’emergenza finanziaria evidenziata dal rapporto annuale della Corte dei Conti (“Cura da cavallo per sanare i conti”) affiancata a una fotonotizia sulla protesta degli operai di Fincantieri. Solo un piccolo richiamo sul sì al decreto Omnibus che rimanda all’articolo di Angelo Picariello di pagina 11: «313 sì contro 291, e due astenuti (le minoranze linguistiche)… Non c’è ancora la soglia di autosufficienza (316) né era pensabile arrivarci proprio nel pieno di una rovente campagna elettorale, ma certo è indicativa di un ulteriore passo avanti sui numeri. “La maggioranza esce allargata e rafforzata”, può quindi dire il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. Ora la partita più delicata si apre sul referendum per il nucleare: sarà sufficiente, come negli auspici del governo, a indurre la Cassazione ad eliminare dei quesiti sottoposti a consultazione popolare del 12 giugno quello relativo alle nuove centrali?… “Ci auguriamo che la Cassazione possa bloccare questo provvedimento che solo per finta sospende la costruzione delle centrali nucleari riconsegnando ai cittadini il diritto di decidere del loro futuro”, capeggia la rivolta Antonio Di Pietro. Il quale si augura ancora che il Capo dello Stato Napolitano “non firmi una legge così truffaldina”… Duro anche il Pd. La fiducia sul decreto Omnibus contenente la moratoria del programma nucleare, è “uno scippo fatto al popolo italiano di poter decidere sul nucleare”, sostiene Pier Luigi Bersani. Ancor più duro il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, che parla di “attentato alla democrazia senza precedenti nella storia della Repubblica». AVVENIRE evidenzia anche il commento di Ermete Realacci, responsabile “green economy” del Pd: «Quello che si è consumato è un vero scippo della democrazia. Si sta tentando con la truffa e con l’inganno di impedire ai cittadini di dire la loro ai referendum e di conoscere le reali intenzioni del governo sul nucleare. In realtà Berlusconi teme gli elettori, perché sa di sbagliare». E per il deputato Udc Rao «L’ennesimo voto di fiducia dimostra che la coperta è corta e il governo non arriva a quota 316, nonostante si affanni a nominare nuovi sottosegretari o prometterne di nuovi». 

“Fisco più leggero e un piano per il Sud”. LA STAMPA apre con le nuove mosse del premier dopo aver incassato ieri il voto di fiducia sul decreto omnibus. In giornata Berlusconi annuncerà un piano di rilancio del suo governo, si legge in prima pagina. Ripartirà da fisco e sviluppo, dal Sud e occupazione. A pagina 2 LA STAMPA apre una serie di servizi sulla politica interna con un focus sui conti pubblici. Sulla possibilità di tagliare le tasse, come vorrebbe promettere Berlusconi, arriva già il gelo della Corte dei Conti: impensabile ridurre le imposte e per i prossimi anni il governo dovrà tagliare anche le spese per rispettare gli impegni Ue. Nelle pagine seguenti LA STAMPA dà conto dei malumori della Lega, che secondo un retroscena di La Mattina starebbe flirtando con l’Udc per la riforma elettorale. Secondo LA STAMPA fra i contraccolpi dei deludenti risultati della Moratti a Milano si starebbe preparando il siluramento del direttore de “Il Giornale” Sallusti. E sempre su Milano a pagina 9 LA STAMPA riporta le dichiarazioni del vescovo Tettamanzi, titolo: “I vescovi: ‘La moschea? Sì è libertà religiosa”. L’arcivescovo dimissionario è stato intervistato a margine della conferenza stampa in Vaticano per la presentazione dell’incontro mondiale per le famiglie in programma tra un anno a Milano. Ha invitato al sua città all’apertura e al dialogo, e rispetto all’allarme “zingaropoli” lanciato da alcuni ambienti del centrodestra ha detto: «Non mi piace», e «non corrisponde alla realtà».

E inoltre sui giornali di oggi:

ECONOMIA
LA REPUBBLICA – “Servono manovre per 46 miliardi”: il monito della Corte dei Conti campeggia in taglio centrale. È l’unica strada per fermare la crescita del debito pubblico, sostengono i magistrati contabili: la crisi ci ha lasciato in eredità «una perdita permanente» del Pil di 160 miliardi. Dunque ogni anno un intervento da 46 miliardi per arrivare – nel 2034 – a un rapporto debito-Pil pari al 79%. Nella pagina Economia, Roberto Petrini riferisce che Tremonti sta lavorando a un decreto da 7 miliardi.

IL MANIFESTO – È incentrato sui problemi economici e i dati del rapporto Istat l’editoriale di Galapagos che apre sulla domanda di Tremonti che alla Corte dei Conti ha chiesto ai presenti «Alzi la mano chi di voi è povero». «(…) è stato un nervosissimo Giulio Tremonti – in stile barzellettiere mutuato da Berlusconi – imbufalito con i padroni di casa, i magistrati della Corte dei conti. Tutta gente ai quali soldi non ne mancano visto le buste paga da 100 mila euro netti in su all’anno. E come loro non sta male il mazzetto di deputati seduti in platea assieme ad alti funzionari della Cassa depositi e prestiti. Insomma, una domanda sbagliata in una situazione sbagliata. Ma questo è quello che passa il governo Berlusconi per il quale, con il Rapporto presentato ieri, la Corte dei conti ha decretato di fatto la fine (…)» E prosegue (in una pagina 5 dedicata al fatto che per rispettare gli impegni Ue serve una manovra da 46 miliardi): «(…) Forse Tremonti e Berlusconi non sono fortunati: le fasi di recessione e di rallentamento dell’economia si abbattono sempre su di loro. Ma è altrettanto vero che nulla hanno fatto per cercare di non far sprofondare l’economia come ci ha raccontato due giorni fa l’Istat. E ora la Corte manda a dire che con questi chiari di luna non c’è spazio per riduzioni della pressione fiscale che, anzi, dovrebbe essere incrementata, magari andando a pescare la massa di evasori che si arricchisce su una economia sommersa di 275 miliardi di euro l’anno. (…) le manovra restrittive non possono essere realizzate secondo il modello Tremonti con tagli indistinti per tutti e per tutto, ma devono essere mirati per non deprimere ulteriormente la crescita. (…) già lunedì dopo il risultato dei ballottaggi, il governo potrebbe saltare: un futuro come quello prospettato dalla Corte dei conti non eccita questa maggioranza che si è dimostrata incapace di mantenere fede alle promesse fatte come ieri ha rinfacciato a Tremonti (sulla abolizione delle provincie, Sud, modifica dell’articolo 41) anche Luca di Montezemolo che si fa sentire di nuovo raccogliendo il crescente malcontento degli industriali». 
IL GIORNALE – Riporta le parole di commento del ministro Giulio Tremonti al rapporto Istat. «So che i poveri ci sono ma francamente credo che quella rappresentazione sia discutibile. Risulta da tutte le statistiche che  la ricchezza in questo decennio, è salita». Secondo IL GIORNALE il ministro delle Finanze avrebbe chiesto alla platea a cui stava parlando “Alzi la mano chi è povero”. Tremonti  era in Senato alla presentazione  del rapporto della Corte dei Conti sulla finanza pubblica …

BALLOTTAGGI
IL MANIFESTO – “Croce e Letizia. Contro il Giornale i vescovi benedicono la Moschea”, titola a centro pagina in prima il MANIFESTO che dedica ai ballottaggi le prima due pagine interne che si aprono con il titolo “La chiesa benedice Pisapia”, mentre a pagina 3 si parla di un “caso” cioè “Ecco perché anche il sindaco di Roma scommetterebbe su Giuliano il rosso”, nell’articolo si parla di una exit strategy di Alemanno che tornerebbe alla politica nazionale come ricorda la fascia in testa alla pagina in cui si legge «2013 Il ragazzo con la celtica al collo ha capito che non reggerà fino a fine mandato E ha un piano per tornare alla politica nazionale. Da capo degli ex nazional – alleati». A pagina 2 si trova anche un’intervista al presidente della Acli milanesi Gianni Bottalico che afferma «È ignobile scagliarsi contro il cardinale Tettamanzi» e in riferimento all’accoglienza riservata dagli aclisti a Pisapia osserva: «(…) viene da un tradizione politica e culturale molto diversa, ma per governare una città prima di tutto bisogna sapere ascoltare, dialogare, cercare insieme agli altri soluzioni con equilibrio. Un concetto centrale nella tradizione cattolica è quella del bene comune che non può essere solo una somma di interessi. (…)»

ITALIA OGGI – “Bassolino, rifiutato dal pd, sosterrà Lettieri (Pdl) per infilarsi nella giunta”, titola in prima pagina il quotidiano del gruppo Class. Scrive Antonio Calitri nel suo servizio a pag 6: «Antonio Bassolino non ci sta a farsi cancellare da Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani per mano di Luigi De Magistris. E prepara il colpo gobbo per far vincere Gianni Lettieri e far entrare così i suoi uomoni in una giunta trasversale così da continuare a gestire il potere sul territorio per i prossimi cinque anni». 

ENERGIA
AVVENIRE – A pagina 3 pubblica l’inchiesta “Berlino saluta l’atomo” sulla scelta alternativa della Germania che in dieci anni spegnerà i reattori puntando sulle energie alternative: vento, sole e carbone. L’addio tedesco al nucleare (17 impianti chiusi entro il 2022) non è solo una scelta ecologica, ma anche un “upgrade” industriale. La Germania è, con la Cina, il maggior esportatore di tecnologia fotovoltaica. E nel 2030 il 50% dell’energia sarà “rinnovabile”. 


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