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Nucleare bye bye?

Agenzia ferma, mappa dello stoccaggio in "frigo". E la scadenza del 2013 che si avvicina...

di Silvano Rubino

L’ultimo atto formale è di questi giorni. Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, in qualità di ministro ad interim dello Sviluppo Economico, ha scritto alla Sogin (società interamente partecipata dal Tesoro) chiedendo di posporre la divulgazione della lista dei siti adatti allo stoccaggio delle scorie per il futuro. Motivo: non si è ancora insediata l’Agenzia per la sicurezza nucleare.

Di quest’ultima si sa solo, per ora, che c’è un autorevole candidato alla sua presidenza, Umberto Veronesi, che in più occasioni durante l’estate, ha dichiarato la sua disponibilità (e i motivi per cui, al contrario della maggioranza del suo partito, è favorevole al nucleare).

Per il resto, tutto fermo. Anche perché, e non è secondario, a mancare è anche il ministro dello Sviluppo economico. il programma nucleare era stato fortemente voluto e avviato da Claudio Scajola. La vacatio sicuramente ha sicuramente messo un freno alla corsa del treno atomico.

In realtà il piano della Sogin è pronto e sui suoi contenuti, nonostante il tentativo di tenerli in cassaforte, sono trapelati parecchi dettagli.  Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la Sogin , avrebbe individuato 52 aree adatte ad ospitare il deposito per le scorie radioattive, scarti del processo di fissione nucleare. Le zone, dalle dimensioni di circa 300 ettari, sono sparse sull’intero territorio italiano “con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all’area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato“.

Ma senza Agenzia restano solo ipotesi su carta. L’Agenzia per la sicurezza è l’autorità di controllo sul settore ed è elemento cardine di tutti gli iter per la realizzazione di una centrale. La nomina del presidente dell’Agenzia spetta al presidente del Consiglio, mentre due membri sono designati dal ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e due dal ministro dello Sviluppo economico (che appunto, per ora, non c’è): l’iter prevede l’emanazione di un Dpcm dopo il parere favorevole delle commissioni parlamentari.

 Per il funzionamento dell’Agenzia le nomine non saranno sufficienti: sarà infatti necessario varare il regolamento, perché l’organismo possa iniziare a operare. Non solo: il ritorno all’atomo potrà avvenire soltanto dopo l’approvazione della Strategia nucleare italiana. Si tratta di una sorta di documento programmatico, che delinea gli obiettivi strategici in materia nucleare, tra i quali la protezione dalle radiazioni ionizzanti e la sicurezza. Il documento, dato in arrivo per ottobre dal sottosegretario Stefano Saglia, viene emanato sotto forma di decreto del Consiglio dei Ministri su proposta del ministero dello Sviluppo, che si avvarrà dell’Agenzia, di concerto con il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, con il ministro dell’Ambiente e con quello dell’Istruzione, dell’università e della ricerca.

Per quanto riguarda infine la realizzazione vera e propria di una centrale saranno necessarie delibere Cipe sia sulle tipologie tecniche che per l’individuazione dei criteri per la costruzione di consorzi per la costruzione e l’esercizio degli impianti.

Insomma la strada è ancora lunga. La posa della prima pietra per i nuovi impianti era stata stabilita per il 2013. C’è già chi parla esplicitamente, ora, del 2014. il nuovo ministro non c’è ancora. E sulla durata della legislatura (e della maggioranza) sono in molti a non scommettere. Atomo bye bye?


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