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Sostenibilità sociale e ambientale

Consulta: «Ok il voto all’estero»

Lo sostiene Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, dopo le modifiche del quesito

di Redazione

Il voto degli italiani all’estero sul nucleare, per quanto espresso sul quesito originariamente formulato, poi modificato dalla Cassazione e oggi valutato ammissibile dalla Consulta, «deve essere considerato ugualmente valido perché la sostanza del quesito non cambia». È l’opinione di Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale ed ex vicepresidente del Csm, che ritiene pertanto «non necessario l’invio delle schede con il nuovo testo del quesito agli elettori residenti all’estero».

«In chiave logica», spiega Mirabelli, «il trasferimento del quesito dalle vecchie alle nuove norme non determina un mutamento sostanziale. Lo dimostra il fatto stesso che il trasferimento, operato dalla Cassazione in seguito al decreto Omnibus, si basa sul principio che le norme essenziali siano rimaste. Dunque non incidono sulla sostanza del quesito, altrimenti il trasferimento non sarebbe stato possibile». Per lo stesso motivo, sottolinea Mirabelli riferendosi alla sentenza della Consulta sul quesito riformulato dalla Cassazione «sarebbe stato molto difficile che la Corte Costituzionale, che si era già espressa sull’ammissibilità, potesse dichiararlo inammissibile».

Intanto si moltiplicano gli eventi per spingere il 50 più uno degli italiani ad andare a votare e quindi raggiungere il quorum. In campo oggi sono scese Coldiretti e lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che ai giornalisti ha risposto: «Voto? Sono un elettore che fa sempre il suo dovere». Di segno diametralmente opposto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che ha dichiarato: «Il Pdl ha lasciato liberta’ di voto per i referendum e quindi saranno i cittadini a scegliere ma io non andro’ a votare». E tu cosa pensi di fare? Vota il sondaggio qui a fianco.


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