Famiglia & Minori

Per i rom il diritto alla scuola non vale?

Polemiche intorno al caso di una dodicenne rom

di Redazione

Ma per i bambini rom il diritto alla scuola vale o no? Da Parma, ex “prima della classe”, arriva un’altra sconcertante storia. C’è una ragazzina rom, dodici anni, che vive in un campo nomadi della periferia della città: in prima media colleziona una miriade di assenze. Dicono, i giornali locali, un goiorno sì e uno no. Su segnalazione della scuola, intervngono prima gli assessori sociali, poi la polizia municipale e infine il procuratore dei minori Ugo Pastore, il quale chiede l’allontanamento della bambina dal campo e l’affidamento ai servizi sociali.

La Corte d’appello di Bologna ha respinto la richiesta. Può essere che il giudice abbia volute tutelare il legame affettivo: l’allontanamento di un minore rom dai suoi genitori per non meglio precisate “ragioni igieniche” è un film già visto. Lascia però perplessi il passaggio specifico sulla scuola: «trattandosi di Rom, anche la mancata frequentazione della scuola dell’obbligo non costituirebbe pregiudizio per la bambina». Un’ennesimo scivolone del politically correct che trasforma il multiculturalismo in indifferenza. Il buon senso farebbe dire: benvenga la decisione di non togliere la bambina ai suoi genitori, ma facciamo anche qualcosa perché questi genitori comprendano quanto è importante che la bambina a scuola ci vada.

E una decisione che va contro quanto sottolineato ancora nei giorni scorsi ome ha spiegato la commissaria europea Vassiliou, secondo la quale «l’educazione rappresenta la chiave per rompere il circolo vizioso che tiene milioni di rom ai margini delle società europee», commentando lo stanziamento di un milione di euro per il biennio 2011-2012 per la formazione di mille mediatori rom e sinti (leggi qui il programma di formazione europeo).


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