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Politica & Istituzioni

Manovra, l’ora dell’evasione

Dopo lo stop sulle pensioni il governo punta sul fisco

di Franco Bomprezzi

A questo punto il tempo stringe, i conti non tornano, e la maggioranza deve cercare di evitare il proprio “default” interno, prima che sia troppo tardi. Scaricata al volo la proposta sulle pensioni, ora sembra che si punti con decisione sulla lotta all’evasione fiscale. I giornali in edicola fanno fatica a star dietro alle giravolte governative e continuano ad annunciare nuove misure, mentre Berlusconi ostenta tranquillità.

Il CORRIERE DELLA SERA prova a rimanere ancorato ai contenuti della manovra e titola coraggiosamente: “Evasori, c’è il rischio carcere”, e in prima aggiunge molti pezzi di supporto, a partire dall’editoriale, molto critico, del costituzionalista Michele Ainis: “Fidarsi delle leggi e delle istituzioni”. Eccone un significativo passaggio: “di volta in volta cambiano le vittime, non l’abitudine di stracciare i patti stipulati con l’una o l’altra categoria di cittadini. Eppure quest’abitudine inocula un veleno nella nostra convivenza, perché ci insegna a diffidare delle istituzioni, e a disprezzare in ultimo tutto ciò che è pubblico, di tutti. C’è infatti un principio che in ogni Stato di diritto regola i rapporti fra governanti e governati: il principio dell’affidamento. Non è scritto nero su bianco nei testi normativi, tanto non serve, sarebbe come scrivere che la legge è fatta di parole. Ciò nonostante, la Consulta vi si è riferita in 500 casi, mentre in altre centinaia di decisioni ha usato l’espressione «buona fede», «fiducia», «correttezza» e via elencando”. Melania Di Giacomo, a pagina 2, prova a farsi largo nelle modifiche: “Il dubbio ora è che la coperta sia troppo corta. Ma pur avendo già deciso di accantonare il contributo di solidarietà (che avrebbe portato 674 milioni nel 2012 e 1,5 miliardi sia nel 2013 che nel 2014), oltre ad aver sfrondato di 2 miliardi i tagli agli Enti locali, il governo ritiene che si possa mantenere inalterato il maxi intervento sui conti pubblici (45,5 miliardi) colpendo duro sull’evasione fiscale. Questo stando a quanto filtra. Perché gli emendamenti dell’esecutivo al testo approvato dal Consiglio dei ministri non ci sono ancora”. E infatti Enrico Marro, a pagina 3, aggiunge: “Fallita la stretta sui riscatti previdenziali, adesso nella maggioranza si aggrappano alla lotta all’evasione, in tutte le varianti possibili e immaginabili. Ecco allora che dopo l’annuncio di misure contro le società di comodo alle quali i ricchi intestano case e beni di lusso per non pagare tasse, gira anche l’ipotesi di rafforzare i poteri dei comuni, con l’obbligo della pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi dei residenti. E ieri sera ha cominciato a circolare l’idea delle manette ai grandi evasori e di un nuovo condono fiscale sotto forma di riedizione del concordato, facendo leva sul potere di deterrenza del redditometro: il Fisco incrociando i redditi dichiarati con i beni posseduti (case, auto, barche, eccetera) potrebbe procedere ad accertamenti di massa scovando coloro che denunciano guadagni troppo bassi rispetto al loro tenore di vita. Prima che ciò avvenga con tutte le pesanti conseguenze del caso — visto che nella manovra dovrebbe entrare un forte inasprimento delle sanzioni e delle pene, carcere compreso — all’evasore potrebbe convenire aderire al concordato e sanare la sua posizione mettendosi d’accordo col Fisco sulla somma da pagare”. Paola Di Caro, a pagina 6, è come sempre sulle tracce del premier: “Emerge insomma con una certa chiarezza la linea che Berlusconi detta da Arcore: per reperire i fondi venuti a mancare dal contributo di solidarietà e dall’eliminazione della prevista norma sull’impossibilità di far valere gli anni riscattati per il servizio militare e per la laurea ai fini pensionistici, potrebbero tornare i tagli originari agli enti locali (i quali si rifarebbero con le risorse reperite dalle misure antievasione e antielusione), mentre resterebbe l’abolizione del contributo di solidarietà sulla quale il premier è inflessibile. E se non bastassero altri eventuali aggiustamenti, ecco pronta la carta dell’Iva, introito certo e attivabile in qualsiasi momento”. Torna la Nota di Massimo Franco, che così commenta: “L’attenzione preoccupata della Commissione Ue è il minimo che ci si possa attendere. Perfino un uomo prudente come il presidente del Senato, Renato Schifani, ieri è stato costretto a richiamare la maggioranza al rispetto dei tempi della manovra. La norma, subito saltata, che prevedeva di escludere anni di università e servizio militare dal calcolo dei 40 anni di anzianità per andare in pensione, sarà sostituita. La domanda è con che cosa, per rastrellare quei miliardi di euro che appaiono e scompaiono; e soprattutto, se il centrodestra sarà in grado di accettare un nuovo compromesso”. Roberto Zuccolini ci chiarisce, in parte, il giallo delle pensioni, nel pezzo che apre pagina 6: “Giulio Tremonti è nel mirino di chi lo accusa di essersi tirato indietro nel momento cruciale, di non aver raggiunto Roma per partecipare a queste frenetiche ore di aggiustamento della manovra (sarà comunque presente oggi per il Consiglio dei ministri e il rush finale sugli emendamenti). Da una parte. Dall’altra è lo stesso ministro dell’Economia, assieme a gran parte dei presenti al vertice di Arcore di lunedì scorso, a prendersela con Maurizio Sacconi perché, nonostante l’assenza alla riunione, sarebbe stato lui l’artefice dell’emendamento sulla modifica alle pensioni. Una battaglia di cifre, che il ministro del Welfare fissava a 80 mila persone interessate (60 mila secondo altre versioni) pensando a chi sarebbe dovuto andare in pensione subito (o quasi subito) perché ha già maturato 40 anni di servizio, ma che gli altri, a partire dalla Lega, hanno poi scoperto essere molto più alte, oltre 665 mila, se si pensa a tutti quelli che comunque hanno riscattato la laurea o la leva militare. Quindi con una ripercussione negativa su una significativa fetta dell’elettorato”. Qualsiasi ipotesi di dialogo con l’opposizione, come chiesto da Napolitano, rischia di cadere nel ridicolo. Ecco come si apre il pezzo di Alessandro Fulloni a pagina 9: “Un governo «che non è in grado di portarci fuori dai pericoli, ma solo di aggravarli». Un esecutivo «incapace di intendere e volere, imbambolato e rincretinito». Una manovra «oramai senza padri nè madri» che rappresenta «un insulto agli italiani». Lo dicono rispettivamente Pd, Idv e Udc dopo la retromarcia sulla norma che escludeva la laurea e la leva militare dal calcolo delle pensioni di anzianità. Il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani parla di «caos che espone il nostro Paese a rischi davvero seri. A questo punto — è la proposta del leader pd — il Parlamento prenda in mano la situazione con un’assunzione di responsabilità alla quale, pur dall’opposizione, ci rendiamo disponibili. Poi, il governo prenda finalmente atto della sua condizione e passi la mano»”. 

“Manovra caos, tutto da rifare”, dice il titolo di LA REPUBBLICA. Con una foto di Berlusconi e Tremonti seduto accanto ma che si voltano platealmente le spalle. Su questo «pasticcio», dice Carmelo Lopapa, Berlusconi «non vuol “mettere la faccia”. Che la  risolvano Tremonti e Calderoli e Sacconi, al più presto, la grana dei  conti che non tornano», perché «lui da ieri sera e per tutta la giornata di  oggi si occuperà “solo di Libia”, tentato perfino dal disertare il  Consiglio dei ministri di stamattina». Tremonti che, «si è chiuso nel bunker» di Lorenzago di Cadore, «si è messo l’elmetto e ha piazzato i sacchetti di sabbia per affrontare quella che somiglia sempre di più alla battaglia finale, che segnerà le sorti dell’esecutivo e sue personali». Anche Tremonti ce l’ha con Sacconi, che pare avesse sì chiesto un parere all’Inps, ma ricevendone uno «assolutamente negativo»: «E ora chiedono a me di risolvere il problema? Ci pensino loro». Il retroscena sul riscatto della laurea e del militare, norma vissuta 24 ore, è questo: «al vertice di lunedì Sacconi aveva fatto sapere che i beneficiari sarebbero stati non più di 3-4 mila e che sulla disposizione c’era la copertura di Cisl e Uil. Si è scoperto martedì mattina che coloro che avevano riscattato laurea e militare erano qualcosina in più: appena 600 mila. E che i sindacati (tutti) erano pronti alla rivolta». La soluzione per la nuova ennesima quadra verrebbe da Calderoli: «un inasprimento delle norme antievasione, con un aggravio di pena per i reati fiscali gravi, fino al carcere. Di pari passo a una sorta di concordato: il recupero delle migliaia di contribuenti che hanno fatto i furbi in occasione dell’ultimo condono fiscale varato da un governo Berlusconi, quello del 2003. In quell’occasione, tanti evasori hanno pagato la prima rata per bloccare il procedimento penale. Salvo poi disertare tutti i successivi step col fisco. Ebbene, la macchina del Tesoro metterebbe ora nel mirino quei piccoli-grandi evasori per recuperare – stando alle prime stime – circa 4 miliardi di euro. Il tutto, tramite una maggiorazione delle rate già previste. E col divieto assoluto, per i “condonati”, di aderire in futuro a ulteriori condoni». Per stanare gli evasori si punta sui Comuni, che potranno tenere il 100% di quanto recuperato (la percentuale oggi si ferma al 50% dell’evasione totale e al 30% dell’evasione parziale). Intanto «resta carica l’arma Iva», la «preferita del Premier», che può portare 6 miliardi, anche se il sottosegretario Casero nega ci si stia lavorando. 

“Tasse, evasori alle strette”, con questo titolo eloquente IL GIORNALE apre le sette pagine che dedica alla manovra. L’editoriale è del direttore Sallusti che dà una lettura politica dei cambi introdotti ieri alla manovra: dito puntato contro chi ha proposto le modifiche sulle pensioni (l’elenco è lungo: Sacconi, Calderoli, lo stesso Tremonti…), “accusati” di aver ricompattato, con il continuo tira-molla di queste ormai settimane, il fronte sindacale. E di aver dato svariati spunti all’opposizione, che “sta andando ancora una volta oltre il suo legittimo ruolo”. Tracciata la linea, all’interno ampio spazio è dedicato alla cronaca politica della giornata e riflettori puntati in particolare su due protagonisti, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi e il titolare dell’Economia Giulio Tremonti, a cui “Il Giornale” dedica una pagina a testa. Su Sacconi il titolo è chiaro “Pensioni, un pasticcio firmato Sacconi”: colpa del ministro la marcia indietro sulle modifiche al sistema previdenziale. Su Tremonti continua la linea di ostilità tenuta in questi mesi. Oggi il ministro è accusato di voler riproporre giovedì nel Consiglio dei Ministri il contributo di solidarietà, già abolito dal vertice di Arcore di lunedì. Sulla lotta all’evasione, nuovo cardine della manovra, “Il Giornale” passa invece in rassegna le misure che il governo vuole attuare per combattere gli evasori. E sulla proposta in discussione di innalzamento dell’Iva, si alza l’allarme sugli effetti negativi che questa misura porterebbe, su tutti l’aumento dei prezzi. In tutto questo “mare” di accuse e analisi, interessante il taglio basso di pagina 2 sulla “proposta per un welfare diverso” lanciata dal ministro della Gioventù Giorgia Meloni per andare in soccorso della “generazione mille euro”. In sintesi: l’istituzione di tre fondi, uno per aiutare i precari ad accedere al mutuo, uno per supportare economicamente gli studenti e uno per incentivare, con 5mila euro di “dote”, l’assunzione a tempo indeterminato di donne incinte che altrimenti non sarebbero assunte. Proposte che vengono solo accennate e poco dettagliate (per esempio, con che fondi finanziarle?), ma che offrono finalmente uno spunto di dibattito utile.

Una grande foto di Berlusconi apre l’edizione odierna del MANIFESTO sotto il titolo “Crash test”, sempre quattro le pagine che il quotidiano dedica all’analisi della manovra “Maggioranza allo sbando dopo la farsa sulle pensioni. I conti non tornano, l’Europa chiede lumi e il governo non riesce a presentare nemmeno i suoi emendamenti. Il premier vorrebbe chiudere ma vola a Parigi con l’incubo dei mercati” riassume il sommario. È di Stefano Robecchi l’editoriale dal titolo “Il governo al calcio-mercato”, usa l’arma della satira e del sarcasmo sulla situazione: «Gentile Bce, egregi signori del Fondo Monetario Internazionale, dottor Standard & dottor Poor’s, l’accavallarsi simultaneo di due importanti scadenze ha agitato ieri per qualche ora la vita della Repubblica Italiana. La chiusura del calciomercato e il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti alla manovra economica (bis, ter e quater) hanno creato notevole agitazione e anche un po’ di sconcerto che tenteremo di dissipare con una precisa ricostruzione delle frenetiche ore della serata di ieri (…)». L’articolo continua così mischiando notizie di calciomercato e cambiamenti nella manovra come il passaggio «(…) Per qualche ora si è temuto per la sorte di Bonanni: il suo passaggio dalla Cisl al Napoli (in cambio di Lavezzi e due stecche di Marlboro) era dato per certo finché il suo agente ha smentito con un secco comunicato: “Per il governo Berlusconi Bonanni è considerato incedibile, di Angeletti invece possiamo parlare, ma so che interessa al Chievo”. In serata l’Unione Europea ha fatto sapere che “servono urgenti misure per la crescita”. (…)» che conclude ironicamente: «In un comunicato congiunto Berlusconi, Calderoli e Galliani hanno detto che non è il caso di preoccuparsi e che troveranno la quadra. Certi di avervi rassicurato sulla mano ferma e decisa che guida l’economia italiana, oltre che sulla credibilità e sulle capacità dell’attuale governo del paese, porgiamo distinti saluti». A pagina 2 l’analisi di Tommaso De Berlanga dal titolo “Con gli squali non si scherza”, in cui si osserva che “Un pasticcio così non passa inosservato agli occhi di nessuno. Gli «investitori istituzionali» preparano la reazione per le aste dei titoli di stato” come sottolineato nel sommario. Mentre l’articolo attacca: «Le borse mondiali corrono, cercando di dimenticare un agosto da infarto. Ma se si guardano ai “fondamentali” – le attese sui profitti futuri delle aziende quotate – non si vede alcun motivo per un rally. La crescita rallenta, specie nei paesi più avanzati, è già quasi a zero; ergo, le aziende non possono sperare di fare molto meglio (…)» e prosegue «(…) L’Italia ha in scadenza titoli per 130 miliardi da qui al 31 dicembre, senza contare la dinamica del fabbisogno. E nel 2012 -. “anno Maya” del debito mondiale – deve rifinanziarsi per 250 miliardi (…). Sentirsi too big too fail, dopo Lehmann Brothers, significa dimenticare che si è anche too big to save», per concludere «Sarebbe meno traumatico dichiararsi indisponibili a restituire il debito contratto con l’estero – la “soluzione islandese” – piuttosto che giocare di furbizia con chi i bilanci, anche truccati, sa leggerli meglio di chi li scrive». Tema principale di pagina 3 le ricadute su Napoli: «Le misure dl governo rischiano di essere una bomba per Napoli. La precedente manovra aveva già provocato un taglio di 130 milioni» riassume il sommario mentre l’articolo titola “Con i tagli, Napoli al collasso”. Analisi politica e sindacale alle pagine 4 e 5 che si aprono con l’articolo dal titolo “Senza governo tutti a casa”. «Ognuno per sé: Bossi a Gemonio, Tremonti a Lorenzago, Berlusconi ad Arcore. A Roma una maggioranza in tilt fa slittare il decreto. Il governo non riesce a presentare le sue modifiche. E spunta l’ennesimo condono fiscale», riassume il sommario.

Manovra, manovra, e ancora manovra per IL SOLE 24 ORE. Altre 13 pagine anche oggi per spiegare l’inspiegabile e basta guardare all’infografica ospitata in prima dal giornale per capire il perché: misure che vanno e misure che vengono, che cambiano in appena 4 giorni. Gli editoriali ripetono il mantra mensile: il rigore non basta (Alberto Orioli), egli errori da non fare (Bradford De Long). All’interno, mentre il governo fa dietrofront (pag 2) sul riscatto per le pensioni, spunta il pacchetto anti-evasione da 2 miliardi (pag 3) e chissà perché, in questa stessa pagina viene ospitata una tabella con le misure in discussione, dove figura anche la ben nota decisione del governo di ridurre le agevolazioni fiscali alle coop. Si continua ascoltando i soliti messaggi e inviti di Bruxelles (pag 5) e quelli di Berlusconi, il quale considera l’aumento IVA l’estrema ratio. L’evasione rimane l’unica strada battibile, apparentemente, su quella non dice niente nessuno, tanto meno gli evasori. Il SOLE ci fa addirittura il titolo di apertura in prima: “Ecco il piano contro i grandi evasori”. E allora ecco la modifica al redditometro (pag 7): allo studio l’abbassamento delle soglie per le sanzioni penali e individuando le perdite sistematiche di una società, indice di soggetti di comodo e pertanto perseguibili (pag 8). Nella stessa pagina si ritorna sul caso Coop: «Un prelievo supplementare del 10% rispetto alle attuai aliquote. E’ questo il punto fermo dell’intervento prospettato  dopo il vertice di maggioranza di Arcore» scrivono Marco Bellinazzo e Gian Paolo Tosoni. Segue una spiegazione giuridico-tecnica a beneficio del lettore su cosa siano effettivamente le cooperative (repetita iuvant). 

Il governo è in tilt e la manovra cambia ancora. E ITALIA OGGI non fa sconti all’operato del governo. Il primo ad infierire è Marco Bertoncini. Nella sua  Nota Politica “Mai visto sbandate di queste proporzioni”, l’editorialista  fotografa la situazione in questi termini: «Si procede a spanne, senza numeri certi. Si assumono decisioni in assenza di qualsiasi concreto fondamentale. Siamo al livello delle ciance da bar». 
Diversa è l’analisi di Pietro Bonanza. Nel suo pezzo “Quel vaso di coccio che galleggia senza però approdare a riva” fa il pelo e contropelo alla classe politica in generale. «L’unica certezza» sostiene Bonanza «è nella casta, che, nonostante le innegabili necessità di tagli, si salverà». Il capitolo evasione è invece affrontato a pag 6. Il pezzo “Sempre persa la lotta all’evasione”  evoca prudenza e scetticismo. L’aveva già dichiarata Ferruccio Parri nel 1945 e subito dopo De Gaspari. Poi ci hanno provato Cossiga, Forlani, Spadolini, Craxi, Dini e Prodi. Morale della favola: «la guerra l’amministrazione la sta combattendo da sessant’anni e passa: finora l’ha persa».

 «Se non ora quando?» è il titolo dell’editoriale in prima pagina di AVVENIRE del direttore Marco Tarquinio. Nell’occhiello lo slogan: «Pagare tutti per pagare meno». Scrive Tarquinio: «Lotta all’evasione, ci risiamo. Quando non si sa dove trovare i soldi, in Italia si tira fuori la carta del recupero di un po’ di evasione fiscale». Per il direttore la strada da seguire non è quella della «delazione» o «dell’arma guardona della pubblicità della dichiarazione dei redditi», piuttosto bisogna «premiare gli onesti». Ovvero «Si costruiscano meccanismi che portano la vita e le relazioni economiche, commerciali e di lavoro interamente alla luce del sole. Si premi cioè – all’americana – chi chiede fattura, chi prende e conserva gli scontrini… Fateceli mettere nella dichiarazione dei redditi, fateceli “scaricare”. Vedrete che la musica cambierà. Vedrete che cominceremo a cambiare tutti noi, la smetteremo di girare la testa, di alzare le spalle, di lasciar correre. Certo, tutto questo dovrebbe succedere per amore (cioè per convinzione di cooperare al bene comune, pagando le giuste imposte), ma da qualche parte bisogna pur cominciare. E allora partiamo pure dal contrasto di interessi». Sulla stessa linea l’intervista al segretario Cisl Raffaele Bonanni: «L’evasione è un cancro che mina la società». Nelle pagine interne si trovano opinioni critiche anche nelle interviste col presidente Acli Andrea Olivero: «Serviva coesione, invece c’è solo confusione». E a nome delle coop parla Luigi Marino, presidente Confcooperative: «Così si colpisce l’unica forma d’impresa sociale e solidaristica. Invece di valorizzare il nostro modello, veniamo ingiustamente puniti. Perché?». Marino sottolinea che questo: «È il quarto intervento di spoliazione del carciofo cooperativo in pochi anni. Tutti per mano di governi Berlusconi. Con l’impegno che ogni volta fosse l’ultimo. Foglia dopo foglia c’è rimasto solo un piccolo cuoricino che è l’essenza del nostro modo di intendere l’impresa. Se ci tolgono anche questo è la fine. Toccare gli utili a riserva indivisibile è attaccare il senso dello spirito cooperativistico, fondato sulle finalità mutualistiche.

“Retromarcia sulle pensioni” titola in prima LA STAMPA. E a pagina 3 l’appuntamento internazionale di oggi: Berlusconi ha annunciato che approfitterà del summit parigino sulla Libia, «per tranquillizzare l’Europa e la Bce sulla serietà della manovra». Appena davanti a tutti gli altri capi di stato dirà che «siamo impegnati a rispettare i saldi finali, dunque non devono preoccuparsi delle notizie dall’Italia». Dopo l’ultima retromarcia sulle pensioni, il premier ha rispolverato l’idea dell’aumento dell’Iva, ma come paracadute, «nel caso malaugurato in cui la lotta all’evasione non desse i frutti sperati» scrive Ugo Magri da Roma. L’aliquota del 20 per cento «salirebbe al 21 o anche al 22» ha anticipato il premier, in modo da garantire entrate per 4 o 8 miliardi. Potrebbe anche trattarsi di un aumento solo temporaneo, per 3-6-12 mesi. Nelle pagine 4-5, LA STAMPA fa il punto con un’infografica sui provvedimenti saltati e quelli rimasti: fra i primi c’è il contributo di solidarietà, parte dei tagli agli enti locali, rinviati al 2013 il dimezzamento dei parlamentari e il taglio delle province e dovranno essere approvati con una legge costituzionale. A pagina 5 da Bruxelles LA STAMPA riporta la visuale dell’Ue, tramite un’intervista ad Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione, che a proposito della manovra italiana dice che il risanamento dei conti da solo non basta, «il rigore è indispensabile ma serve fare di più per la crescita» per uscire dalla crisi e per la difesa dell’euro.

E inoltre sui giornali di oggi:

ISRAELE
LA REPUBBLICA – Reportage di Alberto Stabile da Tel Aviv, in una Rothshild Boulevard trasformato in un campeggio-protesta lungo 1,5 km popolato da 2mila canadesi (sono 3.383 in tutto il paese). È la più grande protesta giovanile della storia di Israele, nata per protestare contro i prezzi delle case e dilagata poi in un movimento che chiede giustizia sociale e solidarietà, in sostanza – per Stabile – «riportare in vita il Paese dei loro nonni, forgiato col ferro e col sangue ma dove la povertà non era acuta e la ricchezza non era ostentata». 

SOMALIA
AVVENIRE – Un reportage da Dollow racconta «l’odissea infinita dei profughi»: «Storie atroci di famiglie divise, morti abbandonati, povertà estrema, malattia», dopo che «i miliziani fondamentalisti si sino ritirati e gli aiuti internazionali possono raggiungere i profughi in fuga».

NUCLEARE
ITALIA OGGI– “ E’ complicato smantellare una centrale in Francia”. Il caso della centrale nucleare di Brennilis, fermo da 25 anni, spiega il perché smantellare una centrale nucleare non è di certo una passeggiata. 

FAMIGLIA
AVVENIRE – «Famiglie numerose, qualcosa si muove» è il titolo a pagina 14. Si parla di due iniziative di enti locali: Regione Veneto e Comune di Torino. Dalla prima arriva un «bonus da un milione di euro», mentre nel capoluogo piemontese parte «un bando da 2 milioni per chi ha più figli».


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