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Politica & Istituzioni

Patto di fine legislatura. Ecco la bozza Pisanu

Un esecutivo di larghe intese. Cosa ne pensi?

di Redazione

Questa è la bozza per un patto di fine legislatura elaborata da Beppe Pisanu, presidente della commissione Antimafia e deputato del Popolo delle libertà. È una bozza che è al centro di numerosi incontri con forze politiche e sociali in questi giorni. La proposta è quella di un governo di larghe intese, «un patto di fine legislatura» tra «tutti gli uomini di buona volontà» con l’appoggio del Pdl e del Pd e con un premier dotato di «credito internazionale». E tu cosa ne pensi, sei d’accordo? Vota il ssondaggio qui a fianco.

SPUNTI DI DISCUSSIONE SULLA CRISI GENERALE

1. La politica non può subire la crisi in questo modo, deve invece dominarla con intelligenza e condurla verso il bene comune.

La durezza dei mercati ci impone oggi di rafforzare chiaramente la manovra finanziaria e di approvarla velocemente. Ma subito dopo bisognerà fare appello a tutte le energie disponibili e a tutte le persone di buona volontà per dare maggiore autorevolezza e credibilità politica al nostro paese. Non c’è tempo da perdere. E’ questione di settimane, forse di giorni. Da sola questa maggioranza non è più in grado di evitare il tracollo e riaprire la via dello sviluppo: i fatti sono molto più grandi dei suoi numeri in Parlamento. Però è tutta la politica italiana che deve cambiare passo, respiro e visione, insieme ai gruppi dirigenti delle organizzazioni economiche e sociali. Bisogna cambiare.

2. L’Italia e l’Europa sembrano ancora oggi poco attente alla poderosa domanda di cambiamento che viene dalla drammatica evoluzione della crisi generale, dai giovani, dalle donne e dalle altre forze vitali della società civile. Eppure questa domanda si è fatta sentire, in forme diverse, un po’ dappertutto: a Madrid, a Londra, nei comuni italiani che hanno votato per le amministrative e con i referendum del 12 giugno. Da noi si è alzata come un vento rinnovatore e soffia ancora. La sensazione è che se non riuscirà a far avanzare cose nuove, si abbatterà furiosamente sulle vecchie. Prima che esplodesse la violenza del 1968 Aldo Moro ci ammonì: state attenti “a domande generose risposte magnanime”. Le domande rimasero inevase e andò a finir male. Oggi si percepisce la stessa esigenza e purtroppo si registra la stessa dismisura tra la grandezza dei fatti e la modestia dei comportamenti politici. La crisi economico-finanziaria è principalmente politica.

3. L’Unione Europea si sta spegnendo tra l’impotenza delle sue istituzioni e i rattoppi della Banca Centrale. E proprio mentre stringe la necessità di procedere uniti, l’aspra dialettica tra paesi creditori e paesi debitori rialza le barriere dei nazionalismi. Chi lo ricorda più l’impegno di Helmut Kohl per una “Germania europea e non per una Europa tedesca”? E possono cadere nel vuoto gli angosciati richiami del Presidente Napolitano o quello di Jacques Delors dalle colonne di Repubblica: “L’Euro è sull’orlo del precipizio e tutti fanno finta di niente”? Ci vuole poco a capire che la caduta dell’Euro trascinerebbe anche il dollaro, spezzando le gambe, in un solo colpo, tanto alle economie quanto alle democrazie dell’Occidente. E in quel caso che se ne farebbe la Signora Merkel di un nuovo Marco enormemente sopravvalutato sul dollaro e perciò incapace di sorreggere le mitiche esportazioni tedesche?

4. Noi italiani dobbiamo ancora renderci conto che siamo nell’occhio del ciclone e che in giro per il mondo cominciano a guardarci male, come non era mai avvenuto. Siamo diventati, direbbe Montale, “l’anello che più non tiene”, quello che, cedendo, può spezzare la catena dell’Euro e della Unione politica. Si dice che proprio perché l’Italia è così importante nessuno ha interesse a farla fallire. Può darsi. Ma con l’aria che tira chi avrebbe il coraggio politico di sostenere i costi enormi dell’eventuale salvataggio?

5. Su questo punto si avvertono silenzi e sottovalutazioni che allarmano. Si comprendono le ragioni di opportunità politica, ma lo stesso videogioco di Tremonti ci dice che i mostri sono tutti in agguato nella realtà quotidiana e che la preda più ambita e più esposta è proprio l’Italia. In situazioni come queste non basta riconoscere la verità, bisogna dichiararla apertamente ai cittadini prima di chiedere loro sacrifici e collaborazione.

6. La manovra finanziaria ha reso evidente l’intreccio perverso che si è stabilito tra crisi economica e crisi politica. Il dibattito, infatti, è stato dominato dalla diffusa convinzione che le elezioni anticipate sono ormai alle porte e che su questo bisogna concentrare l’attenzione. Così la serena valutazione dei dati economico-sociali ha ceduto il passo al calcolo elettorale e ai responsi dei sondaggisti. Da qui la volatilità delle decisioni sulla manovra finanziaria, il balletto delle norme e delle cifre. Da qui, a parte i tentativi di Casini e pochi altri, la sostanziale riluttanza dei gruppi maggiori a cercare intese impegnative sui grandi problemi.

7. Lo scioglimento anticipato delle Camere sarebbe come una sciagura: innanzitutto perché creerebbe un vuoto politico-amministrativo tutto aperto alla speculazione internazionale; poi perché la fine prematura della più grande maggioranza della storia equivarrebbe ad un fallimento democratico; e infine perché con questa legge elettorale e con la questione morale tristemente estesa da un polo all’altro, ci ritroveremmo con un Parlamento più screditato, più diviso e più ingovernabile.

8. Occorre, dunque, che la politica ritrovi l’etica della responsabilità e le sue naturali priorità: prima viene la crisi, poi la competizione elettorale. Solo un mortale pessimismo può farci credere che l’Italia non abbia le risorse necessarie per arrestare il declino, promuovere la crescita e riprendersi il ruolo che le spetta in Europa. Per riuscirci occorre rompere l’intreccio perverso tra le due crisi, chiamando all’opera le migliori energie del nostro paese.

9. Per quanti danni abbia fatto il bipolarismo immaturo, per quante altre divisioni corrano oggi anche all’interno dei singoli partiti, appare sempre più evidente che c’è una sola via di uscita: il patto di fine legislatura tra tutti i parlamentari di buona volontà per salvare il paese e rimetterlo in cammino.

10. È vero che, allo stato attuale dei rapporti politici, la proposta sembra fuori dalla realtà. Ma se le elezioni anticipate non sono realisticamente una via di uscita, possiamo davvero continuare così? Comunque sia, ci auguriamo che in questo autunno pieno di insidie l’idea del patto unitario non si imponga brutalmente sotto la sferza dei mercati, delle istituzioni internazionali o, peggio, delle piazze in rivolta.


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