Sostenibilità sociale e ambientale

Scoppio in una centrale nucleare

L'esplosione nel sud del Paese. Un morto e quattro feriti. Greenpeace, WWF e Legambiente alzano la voce

di Redazione

Scoppio nella centrale nuclerare di Marcoule dans le Gard, nel sud della Francia, nel dipartimento della Linguadoca. La zona è stata recintata per il pericolo di fuga di materiale radioattiva. A darne notizia sono stati la prefettura ed i vigili del fuoco.

E’ di un morto e 4 feriti, uno dei quali gravi, il bilancio dell’esplosione avvenuta nella centrale francese di Marcoule a Codolet, nel Gard. Ad annunciarlo l’Autorita’ per la sicurezza nucleare (ASN). L’esplosione ha colpito una fornace usata per fondere le scorie radioattive metalliche a debole e debolissima attivita’. Il sito colpito, Centraco (Centro per il trattamento delle scorie a bassa attivita’) viene usato dalla societa’ SOCODEI, che – ha aggiunto l’Asn – ha attivato il suo piano di emergenza conformemente alle procedure. Da ieri sera le autorità francesi si sono attivate per rassicurare la popolazione. L’ente nazionale per l’energia elettrica, Edf ha assicurato che “l’incendio scoppiato dopo l’esplosione è sotto controllo”, mentre il ministero dell’economia ha confermato che non è prevista nessuna evacuazione né isolamento di lavoratori della centrale dove è avvenuto l’incidente.

Quella di Marcoule e’ stata la prima centrale nucleare francese. E’ considerata dall’Autorità di sicurezza nucleare francese “la culla dell’industria nucleare di ritrattamento”. Situata presso la citta’ di Chusclan, nel dipartimento del Gard, la centrale possiede 3 reattori UNGG (una versione francese del Magnox inglese) da 79 MW totali, nessuno dei quali e’ piu’ in attivita’. Oggi infatti la centrale e’ soprattutto sede di impianti di dismissione di scorie nucleari. La centrale fa parte del piu’ ampio sito nucleare di Marcoule, un’istallazione industriale gestita da AREVA e dal CEA.

A Marcoule furono costruiti negli anni ’50 i reattori nucleari a uso militare per le ricerche destinate alla costruzione della bomba atomica francese. A Marcoule il CEA ha messo a punto la filiera dei reattori a grafite-gas con cui inizio’ lo sfruttamento civile dell’energia nucleare in Francia. Infine a Marcoule si trova il reattore nucleare Phe’nix, prototipo di reattore nucleare autofertilizzante della potenza elettrica di 250 MW.

Nel sito Centraco, presente dagli anni ’90 e che impiega 250 persone, i detriti sono trattati attraverso operazioni di fusione (metalli) o di incenirazione (plastiche). Nel 2008, l’agenzia di sicurezza nucleare francese (ASN) aveva imposto al centro di ritrattamento un regime forzato di ispezioni dopo aver rilevato una serie di “lacune” che “portavano essenzialmente su aspetti organizzativi e di cultura della sicurezza” ha indicato all’AFP Christian Tord, il vice direttore della sede di Marsiglia dell’ASN.

Le prime reazioni in Italia
Mentre l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) in Italia dichiara «Noi non temiamo la presenza sul nostro territorio di tracce di radioattività», le associazioni ambientaliste alzano le voce.

“Completa trasparenza sull’accaduto”. A chiederlo alle autorita’ francesi è ad esempio Greenpeace che, in seguito dell’incidente avvenuto oggi, denuncia “che la parte del sito coinvolta nell’incidente non e’ tra quelle che sono state sottoposte agli stress test europei”. “L’impianto in cui si e’ verificata l’esplosione non e’ nella lista di quelli per i quali il Governo francese aveva richiesto gli stress test e non ha ricevuto alcuna ispezione dall’ Autorita’ per la Sicurezza Nucleare europea. Questo dimostra -commenta Salvatore Barbera, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace Italia- come la sicurezza dell’industria nucleare sia solo una promessa continuamente disattesa e che i nuovi standard di sicurezza richiesti dopo l’incidente di Fukushima sono lontani da coprire l’intera filiera del nucleare”. “La Francia, come la Germania e il Giappone, deve subito prendere la decisione -sottolinea Greenpeace- di uscire gradualmente dal nucleare e investire in risparmio energetico ed energie rinnovabili che possono fornire energia sufficiente a coprire il fabbisogno dello sviluppo globale”. Proprio oggi, Greenpeace ha presentato in Giappone il rapporto “Energy (R)evolution”, che dimostra come il Paese del Sol Levante sia in grado di abbandonare l’energia nucleare gia’ dal 2012, senza venire meno ai propri obiettivi di riduzione di CO2. 

“Quanto sta accadendo in queste ore nel sud della Francia dimostra ancora una volta che la filiera nucleare non e’ ne’ trasparente ne’ sicura e ci conferma la lungimiranza dei cittadini italiani”. La afferma Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, commentando l’incidente nucleare a Marcoule nel Gard, in Francia. “L’Unione Europea -prosegue- deve uscire dal nucleare come hanno gia’ deciso Germania e Svizzera, anche perche’ oggi le fonti rinnovabili rappresentano una valida alternativa”. “Con l’incidente francese -conclude il presidente diLegambiente- si pone ancora una volta il problema dello smantellamento degli impianti e dello smaltimento dei rifiuti radioattivi, entrambi devono avvenire in maniera trasparente nei confronti del territorio e informando la gente”. 

“L’impianto nucleare di Marcoule in Francia e’ usato per riciclare l’uranio e il plutonio contenuti nelle bombe nucleari e nelle barre di combustibile esaurite e farne MOX (Mixed Oxide Fuel), combustibile usato in impianti nucleari”. Lo afferma in una nota Sergio Ulgiati del Comitato scientifico del Wwf Italia. “Il Mox contiene plutonio e uranio di varia origine (riciclato, impoverito o naturale). Siccome la sua produzione richiede una serie di fasi molto delicate di separazione del plutonio e dell’uranio dal combustibile esaurito o dagli ordigni nucleari smantellati, il rischio di tale lavorazione e’ evidente, e cosi’ pure la possibilita’ di fuoriuscita di materiale altamente contaminato in atmosfera. Resta pertanto il timore – sottolinea Ulgiati – che l’incidente possa aver coinvolto anche scorie di elevata attivita’ e per questa ragione sono necessarie informazioni chiare e dettagliate”.

“Questo incidente mostra come ogni singola fase del ciclo nucleare rappresentI una potenziale fonte di pericolo”, aggiunge Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia – . Il WWF Italia, ricordando il no all’atomo espresso dal nostro Paese con il referendum di giugno, ritiene che “l’unica strategia possibile in termini di sicurezza sia l’abbandono del nucleare in tutta Europa, lo spegnimento dei reattori ancora attivi e una attenta strategia per la gestione della triste eredita’ di scorie e siti contaminati lasciataci dall’energia nucleare”. In assenza di informazioni piu’ precise, e ben ricordando la reticenza delle agenzie preposte alla sicurezza nucleare ogni qual volta si parli di incidenti in impianti nucleari, il Wwf Italia ritiene che “il problema dell’incidente nell’impianto francese riguardi l’Unione Europea tutta e chiede che come tale vada gestito, soprattutto dopo gli impegni che in sede europea erano stati assunti per garantire la sicurezza delle centrali dell’Unione. Il WWF Italia, tenuto conto della ridotta distanza che separa l’Italia dal luogo dell’esplosione, chiede anche che il Governo italiano si attivi al piu’ presto per ottenere dati completi e trasparenti sulla reale natura dell’incidente e della sua entita’”.


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