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Politica & Istituzioni

Manovra, non finisce mai

Nuovi tagli all'orizzonte, oggi Berlusconi a Strasburgo

di Franco Bomprezzi

Non finisce mai. La manovra infinita. Nuovi tagli in arrivo? L’ipotesi è tutt’altro che peregrina, stando ai rumors interni e internazionali, puntualmente registrati dai quotidiani in edicola, nel giorno in cui il premier Berlusconi vola in Europa, ufficialmente “per rassicurare i partners”.

“La Ue preme per altre misure” titola in prima a centro pagina il CORRIERE DELLA SERA e spiega nel “lead”: “L’Italia deve essere pronta a «misure aggiuntive» se le entrate fiscali saranno minori di quanto previsto e se vi fossero difficoltà a tagliare la spesa: è l’avviso della Commissione europea contenuto nel rapporto sullo stato delle finanze pubbliche dell’Unione. Ieri Borse giù, Milano a -3,9%. Tassi dei Bot al 4,1%. Delegazione cinese a Roma: Pechino potrebbe fare significativi acquisti di titoli del debito ed effettuare investimenti in società strategiche”. Servizi a partire da pagina 8, dopo le cronache dedicate alla tragedia nella fabbrica di fuochi d’artificio e all’esplosione in una centrale nucleare francese… “Pressing di Bruxelles sulla manovra «L’Italia sia pronta a nuove misure»” è il titolo del pezzo del corrispondente Luigi Offeddu che scrive: “Dice infatti il rapporto 2011 sulle finanze pubbliche, pubblicato ieri dalla Commissione europea, che un’azione aggiuntiva potrà «essere richiesta» all’Italia «se ci fossero difficoltà nel raggiungere il previsto contenimento della spesa», cioè «se, ad esempio, le entrate dovute a un migliorato adempimento degli obblighi fiscali saranno minori di quanto previsto nel bilancio, o se sorgessero difficoltà nelle restrizioni di spesa programmate». Segue la riconferma di vecchie e nuove perplessità, quelle ribadite anche a luglio, su uno sfondo di scetticismo appena dissimulato: «Dato il debito pubblico molto alto, attestato intorno al 120% del Pil nel 2011, il perseguimento di un consolidamento credibile e duraturo e l’adozione di misure strutturali a sostegno della crescita sono le priorità chiave per l’Italia»”. Federico Fubini a pagina 9 riferisce della missione cinese a Roma, e di un incontro con Tremonti: “L’agenda romana della China Investment Corporation (Cic) dà la misura dell’interesse del più grande investitore asiatico per l’Italia. Cic si alimenta in parte delle riserve della banca centrale della Repubblica popolare, che ha in gestione un patrimonio di circa 3.200 miliardi di dollari. E al Tesoro Lou Jiwei ha senz’altro parlato dell’ipotesi di acquistare titoli di Stato italiani: fin dalla visita di Grilli a Pechino in agosto, i cinesi avevano concordato sul fatto che gli attuali prezzi molto bassi in linea di principio fossero attraenti”. E Francesco Verderami, sempre informatissimo, completa il quadro con “Il premier, il piano privatizzazioni e «quota 90»”, pezzo nel quale si spiega un retroscena: “C’è chi ragiona su ipotesi di patrimoniale (che però fa venire l’orticaria al premier), chi rilancia un intervento sulle pensioni (che però fa venire il maldipancia alla Lega), e chi accenna all’idea di un condono fiscale e previdenziale tombale, come ultimo atto dopo il varo della riforma tributaria. Tutto comunque servirebbe per ridurre il debito e conquistare «quota 90», vissuta come una sorta di «quota salvezza» per l’Italia e «quota scudetto» per il centrodestra, se è vero che il segretario del Pdl Alfano — nelle riunioni di partito — ha ammesso che «questa potrebbe essere la scossa» di cui il sistema economico e la maggioranza hanno bisogno, sottolineando come «le politiche per la crescita sono necessarie per intercettare di nuovo il consenso dei ceti produttivi e dei cittadini»”. Le polemiche sulla visita-lampo di Berlusconi a Strasburgo scivolano alle pagine 12 e 13. Riassume il senso politico la Nota di Massimo Franco: “La possibilità che gli impedimenti del premier si ripetano lascia aperto il fronte con la magistratura. Nella settimana in cui le misure economiche dovrebbero essere approvate in via definitiva, forse giovedì, il governo è inseguito dalle questioni giudiziarie. Si trova a fare i conti con le inchieste che riguardano Berlusconi, e con quella nella quale è coinvolto l’ex braccio destro del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, Marco Milanese. Il deputato del Pdl, per il quale è stato chiesto l’arresto, oggi cercherà di difendersi nella giunta parlamentare. Ma l’arrivo di nuove carte sul ruolo di rilievo affidatogli nei rapporti con la Guardia di Finanza complica anche la posizione del ministro dell’Economia. Non sorprende l’insistenza delle opposizioni nel chiedere «un passo indietro» da parte del presidente del Consiglio. Né meravigliano i colloqui, l’ultimo ieri a Monza, eletta dalla Lega a «capitale» della mitica Padania, fra Umberto Bossi e lo stesso Tremonti. La sorte di Milanese è appesa infatti in buona parte all’atteggiamento che assumerà il Carroccio quando il Parlamento si pronuncerà sul suo arresto. A colpire, semmai, osserva il centrosinistra, è che l’incontro fra i due ministri sia stato dedicato all’organizzazione di alcuni seminari sul fisco, mentre le Borse vivevano un’altra giornata di passione”. 

“Borsa e Btp, sui mercati torna la paura”: per il suo titolo forte LA REPUBBLICA sceglie il nuovo crollo delle banche, cui dedica due ampie pagine riferendo del meno 4% a Milano, dello spread sempre più alto e della situazione greca sempre più complessa. Un preludio per la doppia riservata alla possibile nuova manovra: “Bruxelles avverte l’Italia: «Preparatevi a nuove misure»”. La Commissione europea giudica plausibile la misura che, assicura Berlusconi, dovrebbe essere approvata entro mercoledì, ma avverte: «un’azione aggiuntiva sarà richiesta all’Italia se le entrate dovute a un migliorato adempimento degli obblighi fiscali saranno migliori di quanto previsto nel bilancio o se sorgessero difficoltà nelle restrizioni di spesa programmate». Tradotto: le risorse che si spera arrivino dalla lotta all’evasione sono troppo indefinibili e forse il Belpaese non saprà mantenere il programma di austerità che si sta dando. Torna così l’ipotesi di un’ennesima manovra. “Patrimoniale e stop alle pensioni d’anzianità governo pronto a raschiare il fondo del barile” è difatti il titolo del dossier di Roberto Petrini. Berlusconi nega, il governo smentisce ma non è escluso che con la nuova finanziaria 2012 da varare nelle prossime settimane siano necessari nuovi e dolorosi interventi sui conti pubblici. Torna l’ipotesi di fermare le pensioni di anzianità e quindi Tremonti lavora ai fianchi Bossi perché tolga il suo veto. Si riparla anche di patrimoniale, cui il Carroccio non sarebbe ostile e che è stato oggetto di veto berlusconiano. È possibile che si stia ripensando a un condono….

Il nuovo crollo delle Borse e la possibilità di nuove modifiche alla Manovra finanziaria non è l’apertura de IL GIORNALE, dedicata all’inchiesta sull’editore dell’Unità Renato Soru, indagato per irregolarità sulle tasse e sull’incidente alla centrale nucleare francese. Al tema economico è invece dedicato l’editoriale di Vittorio Feltri (“Sì siamo italiani ma sulle  pensioni”) che risponde a un articolo di fondo del direttore del Corriere Ferruccio De Bortoli, in cui si affermava che l’Italia poteva “farcela da sola sulla crisi” e uno di Maurizio Ferrera sullo stesso quotidiano e che aveva come argomento la riforma delle pensioni, uno dei possibili correttivi nel caso in cui gli interventi già fatti non fossero sufficienti. Una riforma della previdenza che per chi scrive sarebbe giusta, ma che non si potrebbe fare per impossibilità politica («Se solo Berlusconi tentasse di farla avrebbe contro non solo la sinistra ma anche parte della maggioranza»). Per chi scrive dunque ce la si potrebbe fare da soli solo in teoria perché «Del paese non frega a nessuno, ciascun partito pensa alla propria bottega e non si cura degli interessi generali». E infine un invito ad abbandonare posizioni «paraideologiche e badare al sodo» per non «farci del male». All’interno a pag.2 intervista a Enrico Pazzali amministratore delegato di Fiera Milano che invita ad affrontare la crisi rimboccandosi le maniche e uscendo dal pessimismo («il punto di partenza per affrontare i problemi siamo noi stessi, inutile guardarsi attorno e aspettare qualcuno o qualcosa»). Di fianco all’intervista pezzo sull’incontro odierno di Silvio Berlusconi con i vertici europei (“Silvio, missione per convincere Ue”). Un incontro in cui il presidente del Consiglio spiegherà quello che la manovra è in linea con le richieste europee e che sarà attuata integralmente. Secondo Berlusconi però il problema è soprattutto «l’attacco a cui l’Italia è sottoposta da alcune settimane». Per chi scrive il presidente del Consiglio è cosciente che l’incontro con il presidente del consiglio Europeo Van Rompuy può essere «determinante» e che comunque vada «l’ipotesi di misure aggiuntive non è affatto escluso», modifiche di cui avrebbe già parlato con il ministro Sacconi e con Umberto Bossi. Pagina 4 e 5 invece molto eurocentriche. Prima un’analisi geopolitica intitolata “La partita che si gioca a Berlino decide la politica estera del futuro”, in cui si sottolinea come le dimissioni di Jurgen Stark della Bce sianoil segnale di uno scontro intorno alla Ue tra chi guarda verso la Est e chi verso l’Occidente. Nella pagina accanto, una lunga cronaca della giornata borsistica di ieri, conditi dalle reazioni politiche. Dalla Germania che dice di battersi contro il default greco e del commissario degli Affari Economici Olli Rehn che chiede ai pesi coinvolti nella crisi di continuare a «consolidare il bilancio e a decidere misure aggiuntive se necessarie». E con l’Italia che avrebbe chiesto alla Cina di comparare i suoi titoli di Stato. Sotto la cronaca si torna su un vecchio cavallo di battaglia della testata, “Euro Addio: nessuno ne parla ma in molti sono già al lavoro» in cui si racconta come nelle alte sfere europee si stia già pensando al dopo moneta unica, le cui conseguenze secondo chi scrive «sarebbero enormi».

“Banche rotte” è l’apertura a tutta pagina de IL MANIFESTO, che (stranamente) non affronta la crisi puntando il dito contro Berlusconi e il suo governo ma allarga la riflessione sul quadro più generale della crisi mondiale. “Le banche europee trascinate a fondo dall’esposizione sui debiti sovrani e dalle voci di default della Grecia: i titoli vanno giù e affondano le borse, in Francia timori per un possibile crac della Sociéte Générale. Sarkozy: «Prematuro un intervento dello stato». Trichet promette aiuti illimitati agli istituti di credito”. Il lungo sommario presenta tutti i temi che vengono affrontati alle pp. 2-3, dove vengono affrontate le situazioni di difficoltà finanziaria di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Approfondita l’analisi dell’economista Guido Viale, che affronta il tema dello spettro-default, e quanto sia giustificato evocare questo spettro per l’Italia. Non poco, purtroppo: “In Italia ogni possibilità di recupero risulta inibita dalla scomparsa del concetto stesso di politica industriale, che altri paesi hanno invece in qualche misura mantenuto, nonostante che sulle scelte di fondo la delega ai mercati, cioè all’alta finanza, sia per tutti totale. Quello che ora manca è una politica industriale adeguata ai tempi”. Non poco.

Diciassette pagine, sul IL SOLE 24 ORE, per «la febbre della sfiducia», con lo spread Bund-BTp al massimo storico e «la zavorra di Atene che pesa per 40 miliardi sui tre colossi» delle banche francesi. Tra le analisi, fin dalla prima pagina ci si dedica all’investitore italiano, spiegando che adesso il BoT «batte tutti» nell’investimento a breve termine: chi ieri ha deciso di ridare fiucia ai titoli di stato in scadenza sarà «ricompensato» con «un rendimento mai visto dai tempi precedenti al crack Lehman: il 4,15% lordo». Mentre Fabrizio Galimberti, nel suo commento sempre in prima pagina spiega che «la manovra in via di approvazione può essere criticata perché per tanti versi usa l’accetta invece del cesello, ma se applicata è certamente atta a mettere in sicurezza i conti pubblici, e i mercati prima o poi se ne accorgeranno». Intanto in Parlamento che si accinge a votare la Manovra rispuntano «i tre tabù»: condono, pensioni e patrimoniale. Così, dice il Pdl Massimo Corsaro, promotore del nuovo ennesimo condono, «libereremo dal fardello del debito le generazioni future». Stefano Folli invece fa il punto sull’«intreccio ormai inestricabile tra manovra, crisi ed Europa», ma in realtà va all’attacco di una «maggioranza stremata e in debito d’ossigeno», che «è poco verosimile» sarà in grado di gestire il prossimo giro di vite e di un premier «stanco e logoro» e ricordando le tante voci su un governo di responsabilità nazionale chiude dicendo che «nessuno sa indicare una via concreta e politica per daer corpo ai desideri. E tutti aspettano».

ITALIA OGGI attacca. “Province abolite, anzi no” è il titolo della prima pagina  anche se per l’analisi della norma occorre sfogliare il quotidiano sino a pag. 26 che spiega che ci sarà un ente che somiglia molto all’ente locale cancellato.  Sempre in copertina una vignetta bipartisan. Con la dida-titolo “Il Cav. va a Bruxelles per evitare i pm. Bersani a Berlino per schivare Vendola”. Sempre in prima l’annuncio che “I Grandi capitani d’industria del Nordest diseredano il Cavaliere”: i nomi a pagina 7, Zonin, Marzotto, Beraldo (Coin), Marchi (areoporti Venezia), Buoro (telecomandi Nice). A pagina 2 la nota politica  di Marco Bertoncini attira l’attenzione sin dal titolo “il Governo venga giù dal pero. Firmato: Ue”. Il notista scrive: «Non è la prospettiva di un dopo Berlusconi che agita le acque  del Pdl. A impaurire il vasto mondo del centro destra, Lega compresa , è la situazione internazionale. Si parla di manovra, riesce difficile  farne il conto, ma non importa il totale raggiunto dalle manovre per rimediare alla catastrofe finanziaria, quel che rivela è la prospettiva che risultino insufficienti. La Ue sostiene che occorrono il perseguimento di un consolidamento credibile e duraturo e l’adozione di misure strutturali a sostegno della crescita. Abbiamo sì subito misure severe, ma mancano quelle strutturali.  Se non si incide sulle pensioni, sulla sanità, sui costi della politica non si fanno passi avanti.  Come si pensa di venire incontro alle richieste delle Ue?». Bertoncini, chiosa (a pag. 6 però sotto a un altro commento): «I politici si guardano ben dall’agire come sarebbe necessario: con la scure. Si accontentano di usare forbicine per unghie, per di più spuntate».

AVVENIRE apre col titolo “Manovra, gli esami non finiscono mai”, «monito Ue: forse nuovi interventi. Il premier: ascolteremo l’Europa». All’interno Chiara Merico riassume la giornata vissuta dai mercati ieri nel suo “Altro schianto in Borsa spread a livelli di guardia”. «L’Europa brucia altri 149 miliardi, Piazza Affari quasi 12. A far tremare i listini lo spettro del default greco e il possibile taglio del rating per le banche francesi». “Monito Ue: l’Italia rischia una nuova manovra” di Giovanni Maria Del Re fa il punto sulla posizione europea. Posizione riassunta nell’incipit dell’articolo: «se il gettito sarà inferiore al previsto, l’Italia dovrà ricorrere a una nuova manovra, mentre la crescita non può più aspettare». Spazio anche all’intervento di Berlusconi in Europa. “Nasce un caso anche a Strasburgo” è il titolo dell’articolo Giovanni Grasso che spiega «non si annunciano rose e fiori per la visita del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alle istituzioni europee. Perché un eco delle polemiche italiane sulla “fuga” dai giudici di Napoli è risuonata anche nel Parlamento europeo». Nella pagina successiva si legge “Berlusconi, missione Europa. Vado a spiegare e ascoltare” a cura di Angelo Picariello.

“Pronti a nuove misure” titola LA STAMPA in prima, richiamando i servizi sulla manovra da pagina 8 alla 11. Il governo che si appresta a varare la manovra a metà settimana. L’Ue che avverte l’Italia sulla necessità di nuove misure. La freddezza con la quale il Parlamento europeo a Strasburgo riceve il premier italiano, mentre le borse continuano a bruciare 149 miliardi in capitalizzazione. È un’immagine nera della crisi italiana quella che emerge dalle pagine de LA STAMPA. Sulle misure il quotidiano entra  nel merito scrivendo che in caso di emergenza saranno le pensioni a tornare alla ribalta, ma i servizi sono soprattutto concentrati sul clima che si respira nell’Ue, emblematico il titolo a pagina 11: Buzek (il presidente del parlamento europeo, che dice: “Riceverò Berlusconi per un paio di minuti”.

E inoltre sui giornali di oggi:

NUCLEARE
LA STAMPA – “Francia, esplosione nell’impianto nucleare”: è la notizia con la quale il quotidiano di Torino apre l’edizione di oggi. L’esperto dell’Enea Francesco Troiani, intervistato a pagina 2 rassicura: non c’entrano nulla Cernobil né Fukushima. Quello avvenuto a Marcoule non è un incidente nucleare,  nel senso che non c’è stata fuoriuscita di materiale radioattivo. C’è stato un incidente a un impianto che trattava materiali a bassa radioattività, quindi anche se il timore è giustificato le conseguenze non possono essere gravi.

BERLUSCONI
LA REPUBBLICA – Il direttore Ezio Mauro firma un editoriale in prima perché si è conclusa la causa di diffamazione intentata dal premier alle dieci domande che il quotidiano ha ossessivamente riproposto per mesi. Il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di risarcimento del Cavaliere: le dieci domande, ha scritto, «costituiscono legittimo esercizio del diritto di critica e lecita manifestazione del pensiero». Berlusconi aveva chiesto un risarcimento di un milione di euro per danni alla sua reputazione.

COOP
IL SOLE 24 ORE – La pagina 15 è dedicata al rincaro del prelievo fiscale per le coop. Il SOLE ricostruisce l’interpretazione del comma 36-ter dell’articolo 2 della Manovra di Ferragosto aiutandosi con la relazione tecnica. L’aumento della base imponibile Ires avviene in due tronconi: il 10% dell’utile di esercizio più una quota pari a un decimo degli utili destinati alla riserva minima obbligatoria, che equivale al 3% dell’utile di bilancio. Dubbio invece il conto per le banche di credito cooperativo, che dovrebbero vedere un +7% della base imponibile, mentre saranno le cooperative di consumo e i loro consorzi a pagare il conto più salato (+13% della base imponibile). Le cooperative sociali (A e B) perdono invece l’esenzione totale degli utili dalla tassazione: dal 2012 anch’esse dovranno versare l’Ires sul 3% degli utili.

CARCERI
IL GIORNALE – Tra gli alti spunti da segnalare una notizia sul tema carceri a pag.20 “Cella affollata. E per la prima volta il detenuto è indennizzato», una sentenza del Tribunale di Lecce che vista la situazione delle carceri italiani potrebbe essere (quasi) rivoluzionaria.

USTICA
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 25: “«Depistaggi su Ustica» Ministeri condannati a risarcire 100 milioni”. Scrive Felice Cavallaro: “Il muro di gomma dopo trent’anni non ha retto in sede civile e un giudice ieri a Palermo ha condannato lo Stato a risarcire con un maxi assegno da 100 milioni di euro i parenti delle 81 vittime della strage di Ustica «per avere ostacolato l’accertamento della verità». La cifra è astronomica rispetto ai 980 mila euro riconosciuti qualche anno fa ai familiari di 15 vittime, ma la vera mazzata istituzionale in particolare riguarda il ministero della Difesa chiamato, nella ripartizione di quelle somme, a scucire una quota di 500 mila euro a ogni gruppo familiare «proprio per l’azione di depistaggio compiuta», come ripete trionfante uno dei sette avvocati schierati a difesa, Alfredo Galasso, ex componente del Consiglio superiore della magistratura. Non ci sono precedenti nella giurisprudenza italiana per questa sentenza che porta il bollo della terza sezione civile retta da Paola Protopisani, figlia di un giurisperito di fama, decisa a configurare nel dispositivo «un diritto alla verità» violato da chi, operando nei gangli vitali della Difesa e dell’altro dicastero condannato, il ministero dei Trasporti, prima non avrebbe garantito la sicurezza del DC9 Itavia in volo quel drammatico 27 giugno 1980 da Bologna a Palermo e poi avrebbe occultato notizie e documenti attraverso depistaggi e distruzione di atti”. E un commento è ovviamente affidato a Andrea Purgatori: “E adesso rischiano i generali”. Così conclude: “Non è un caso che in queste ore l’organizzazione Human rights watch abbia messo le mani, a Tripoli, sull’archivio segreto dell’intelligence libica che — ha rivelato il responsabile del settore emergenze Peter Bouckaert — contiene moltissimi documenti su quanto accadde il 27 giugno 1980. Cosa accadrà adesso? La palla passa all’Avvocatura dello Stato. Un appello, per quanto impopolare, rimetterebbe tutto su un binario morto o quasi. In caso contrario, lo Stato potrebbe decidere di rivalersi su coloro i quali, la sera della strage, occupavano una posizione di responsabilità. Persino sui generali assolti dall’accusa di depistaggio con la clamorosa sentenza del 2007”.


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