Politica & Istituzioni

La “manovra” di Berlusconi

Premier stretto fra questioni economiche e casi giudiziari

di Franco Bomprezzi

Giornate convulse e tese, in un intreccio crescente e apparentemente inestricabile tra le sorti economico finanziarie del Paese e le vicende politiche legate alla tenuta della maggioranza, specialmente rispetto ai casi giudiziari che interessano il premier. I giornali oggi si occupano di entrambe le questioni con grande evidenza.

Il CORRIERE DELLA SERA sceglie secco: “Sfida tra i Pm e Berlusconi”, e nel catenaccio: “Accetti di testimoniare o accompagnamento coatto”, riferimento forte a una ipotesi circolata ieri attorno alla Procura di Napoli. Alle pagine 2 e 3 la contrapposizione si fa cronaca. Spiega Fulvio Bufi: “In realtà la prospettiva dell’accompagnamento coatto al momento non c’è perché Lepore e il suo aggiunto Francesco Greco (che coordina l’inchiesta dei pm Piscitelli, Curcio e Woodcock) confidano che Berlusconi trovi il momento per farsi interrogare scegliendo nell’ampio ventaglio di date (da domani a domenica) e di orari (dalle 8 alle 20) indicati nella citazione. Certamente ai magistrati non basta la memoria che il premier ha fatto arrivare ieri mattina in Procura. Vogliono fargli domande come a qualsiasi teste, a maggior ragione trattandosi della parte lesa dalla presunta estorsione contestata a Gianpaolo Tarantini, a sua moglie Angela Devenuto e al latitante Valter Lavitola. Dalle sue risposte, per esempio, si può stabilire dove è iniziato il reato e quindi fissare a Napoli o altrove la competenza territoriale. Per il primo appuntamento, la Procura aveva scelto la strada dell’accordo, concordando tutto con l’avvocato del premier Nicolò Ghedini. L’incontro tra i pm e il capo del governo avrebbe dovuto esserci ieri, ma poi Berlusconi ha disdetto e da qui la scelta dei magistrati di inviare un normale atto di citazione. Al quale il premier dovrà dare seguito rapidamente”. Marco Galluzzo da Bruxelles riferisce la reazione di Berlusconi, a pagina 3: “Per dire della voglia che il presidente del Consiglio ha di incontrare i magistrati della Procura di Napoli, persino una trasferta a New York, la settimana prossima, ha fatto capolino in queste ore nella sua agenda istituzionale. Berlusconi non ha alcuna voglia di rispondere alle domande dei magistrati. Per la sessione annuale delle Nazioni Unite, che quest’anno vedrà temi come la Libia e il Medio Oriente al centro del dibattito, per rappresentare il governo italiano, molte settimane fa, era stato designato Frattini. Ora non si esclude che la decisione possa cambiare ed essere direttamente Berlusconi a rappresentare l’Italia. E questo mentre circola anche l’ipotesi di una visita ufficiale a Mosca o a San Pietroburgo, sempre nei prossimi giorni”. La sintesi possibile viene raccontata in un colonnino da Giovanni Bianconi: “C’è una possibile «terza via» per risolvere il conflitto istituzionale tra una Procura della Repubblica che legittimamente vuole interrogare la parte lesa di una presunta estorsione e un capo del governo che non intende presentarsi perché ritiene di aver già spiegato tutto in una nota scritta, considerata però insufficiente dagli inquirenti. È l’ipotesi prospettata ieri dall’avvocato Niccolò Ghedini, difensore di Berlusconi, ai pubblici ministeri napoletani in trasferta a Roma, e consiste nell’ascoltare il premier nell’inedita veste di «testimone assistito», cioè con un legale al fianco. In teoria, infatti, l’inchiesta a carico di Valter Lavitola e Gianpaolo Tarantini sull’eventuale ricatto al premier potrebbe avere dei collegamenti — peraltro evocati nell’ordine di arresto nei confronti degli indagati — con il processo milanese in cui Berlusconi è imputato di prostituzione minorile e concussione. Perciò, nel momento in cui viene chiamato a deporre su fatti in cui non è al momento coinvolto come presunto autore di reati bensì in qualità di vittima di ipotetici reati altrui, lo stesso Berlusconi avrebbe diritto all’assistenza di un avvocato di fiducia”. E’ in questa cornice che si collocano le notizie economiche e finanziarie e si capisce bene quanto complicato sia adesso il caso italiano. “L’Italia ora riduca il debito pubblico” è il titolo a pagina 9 a corredo del resoconto della visita improvvisata di Berlusconi a Strasburgo e a Bruxelles: “Il presidente dell’Europarlamento, quando era stato contestato in Aula per aver accettato l’incontro – scrive Ivo Caizzi -, l’aveva ridimensionato a «una visita di cortesia di pochi minuti». Invece ha poi ufficializzato un colloquio di 52 minuti. «Berlusconi ha firmato il registro degli ospiti illustri scrivendo un ringraziamento a Buzek per la cordiale accoglienza e per l’approfondito esame della situazione italiana ed europea — ha detto Mauro —. La presenza del presidente del nostro gruppo politico Ppe, l’eurodeputato francese Joseph Daul, e nel finale del vicepresidente dell’Europarlamento Roberta Angelilli, ha conferito il tono dell’ufficialità». Più spartano è stato l’incontro di oltre un’ora con Barroso, che ha offerto succo d’arancia e acqua senza nascondere la preoccupazione per la situazione italiana ed europea”. Anche ieri, come racconta il CORRIERE nelle pagine seguenti, ansia per l’asta dei Bot e Borsa sulle montagne russe.

“Berlusconi cede, sì all’interrogatorio”: per LA REPUBBLICA il premier avrebbe cambiato idea e deciso di presentarsi ai giudici («Sarà ascoltato solo come benefattore finale», ironizza ElleKappa nella sua vignetta). La svolta sarebbe giunta dopo la mediazione dell’avvocato-deputato Ghedini, ascoltato come persona informata dei fatti («È pacifico che non sapevo un tubo», ha detto l’elegante avvocato ai giudici circa i denari regalati da Berlusconi a Tarantini). E dopo che la procura avrebbe ipotizzato un accompagnamento coatto del premier (cosa che ha scatenato l’ira del ministro Nitto Palma che annuncia accertamenti). Nel suo retroscena, Liana Milella riferisce che il cavaliere avrebbe detto: «adesso basta, altrimenti escono bene loro e male noi. Non ne ho nessuna voglia, ma è meglio che questi pm io li veda». Come noto, l’appuntamento di ieri è saltato causa impegni europei del premier. Impegni sui quali Alberto D’Argenio riferisce puntualmente: «Barroso, Buzek e Van Rompuy lo guardavano in silenzio, lo ascoltavano come dire con grande attenzione… Erano attoniti» è il gergo diplomatico con cui un funzionario racconta l’incontro del premier con i vertici europei. Barroso però non ha ceduto alle lusinghe del simpaticone: «i mercati investono sul fatto che il governo non funziona, che andrete in default e questo ci preoccupa» (una preoccupazione simile sul New York Times e nelle parole di Obama: i «baccanali» di Silvio, scrive il quotidiano, portano l’Italia «dalla gloria al ridicolo», mentre per Obama è grave che i mercati se la prendano con parsi come Italia e Spagna). Mercati che del resto continuano a essere in turbolenza: volano i rendimenti del Btp e lo spread mentre il Tesoro ieri ha diffuso notizie circa l’interessamento cinese e mentre i paesi del Brics (Cina, Brasile, Russia, India e Sudafrica) discutono come aiutare l’Europa. Alcune aziende pubbliche sarebbero nel mirino dei cinesi, scrive Rampini: si passerebbe così dalla partnership con Gheddafi (che possiede azioni di imprese italiane, ad esempio Unicredit) a quella con la Cina, che appena qualche anno fa Tremonti ha definito il «pericoloso dragone».

“Il ricatto dei Pm- Silvio prigioniero politico”. Questo è il titolo, quasi prevedibile, de IL GIORNALE. Le pagine dedicate alla giornata di Silvio Berlusconi tra Bruxelles e le pressioni dei magistrati si aprono con un editoriale di Alessandro Sallusti, in cui si fa un parallelismo tra quello che sta succedendo in questi giorni e quello che è successo al primo ministro nel 1994 con l’avviso di garanzia al G7 di Napoli. Una campagna della magistratura che ha un obbiettivo chiaro secondo chi scrive «screditare Berlusconi proprio mentre i riflettori del mondo sono su di lui, metterlo in difficoltà davanti agli occhi della comunità internazionale». E su quanto fatto capire dai pm napoletani sulla possibilità che gli indagati rimangano in carcere senza la testimonianza di Berlusconi si dice che «la pratica ricorda quella dei terroristi che chiedevano lo scambio tra persone tenute in ostaggio e prigionieri politici”. Secondo chi scrive in un paese serio oggi a essere accompagnati forzatamente davanti ai giudici sarebbero i Pm di Napoli e non il presidente del Consiglio. All’interno a pag. 2-3 sulla linea della persecuzione giudiziaria analisi di Stefano Zurlo sui “precedenti” dei magistrati contro Berlusconi  (caso Ruby processo Mills, caso Saccà, processo Sme). Nelle stesse pagine due pezzi di cronaca. “L’ultima minaccia degli anti-Cav, mandare i carabinieri a prenderlo” in cui si racconta la giornata di Berlusconi e quali potrebbero essere gli sviluppi prossimi con i pm che «concedono al premier per presentarsi solo la scelta di un ventaglio di date 15-18 come la Grande Guerra». Accanto alla cronaca articolo in cui si cerca di rispondere alla domanda del giorno “Berlusconi andrà dai giudici?”. “Silvio tentato: non mi presenterò” questa sarebbe la risposta per chi scrivo secondo cui l’«l’ultimatum della procura di Napoli conferma che i pm vogliono incastrare Berlusconi» e che tale atto è stato preso dal premier «più o meno come un atto di guerra», una trappola per farlo scivolare da persona informata sui fatti a indagato. Pagina 4 alla polemica e al retroscena politico.  «Giallo sulla telefonata che infanga il premier» che insinua dei dubbi sull’esistenza della telefonata, pubblicata dal settimanale L’Espresso di Silvio Berlusconi a Valter Lavitola in cui il premier invitava il direttore dell’Avanti a non tornare in Italia. Taglio basso invece su un presunto abboccamento tra l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, Gianni Alemanno sindaco di Roma e Renata Polverini per portare i due amministratori locali in orbita Udc. Su Europa e mercati invece lo spazio non è molto ampio. «Berlusconi zittisce i gufi, l’Ue approva il decreto, le misure sono sufficienti». Nel pezzo molto è dedicato alla polemica con gli altri giornali come “Il fatto” e “Il Corriere della Sera” che avevano attributo all’ Ue la volontà di chiedere all’Italia ulteriori misure. L’incontro con Van Rompuy è definito «cordiale» con il residente del consiglio europeo  che si «concede insieme al premier per una dichiarazione alla stampa e che ha parole di elogio per il pacchetto di misure italiane». Sui mercati invece un solo pezzo on molte cifre e qualche spiegazione. Si parla di «ridimensionamento delle possibili manovre cinesi sui bond italiani« precisando come i colloqui Italia-Cina riguarderebbero «eventuali investimenti industriali». E si parla anche di un possibile aiuto dei paesi emergenti alle nazioni in difficoltà dell’Ue.

Taglio medio in prima per il MANIFESTO: “Il premier si faccia ascoltare entro domenica”. Non e’ tanto l’auspicio del quotidiano comunista, quanto la richiesta dei pm napoletani. E a proposito di Napoli, il giornale opta per uno dei suoi titoli di fantasia, fra il sorriso e l’amaro in bocca, per le due pagine dedicate al Signo B.: “Commedia napoletana”. Fra gli imbarazzi di Bruxelles e quelli che avvolgono il destino del premier nel Bel Paese. A pagina 3 Carlo Lania fa il punto sui malumori della Lega ed Eleonora Martini ci aggiorna sull’iter parlamentare del biotestamento “Ultimo atto. Il Pdl accorcia i tempi”. 

“BTp a caro prezzo, Borse meglio” è il titolo di apertura de IL SOLE 24 ORE. La spiegazione dell’ennesimo retroscena sull’altalena dei titoli di Stato è data da Isabella Bufacchi con lancio in prima, mentre di spalla “I pm di Napoli: Berlusconi si faccia interrogare”. Da segnalare il contributo del cardinale Angelo Scola, anch’esso lanciato in prima, “Etica al centro del nuovo futuro”,  estratto dell’intervento inviato alla Fondazione Cini di Venezia per l’inaugurazione della Summer School di Asset (Alta scuola società economia teologia del Marcianum) sul tema «The whole breadth of reason. Rethinking economic and political reason»: «Una considerazione realistica della crisi suggerisce infatti che, per uscirne, non sarà sufficiente mettere in campo nuove soluzioni tecniche, né stabilire pur necessarie nuove regole che disciplinino il mercato. Ripensare il paradigma finora dominante, e che ha di fatto ridotto la ragione economica al calcolo razionale e quella politica a mera realpolitik, esige di concentrarsi su un terzo aspetto della crisi, che è a mio avviso quello decisivo e che pesa forse in misura maggiore delle fragilità strutturali dei nostri sistemi economici e politici. Mi riferisco a quella sorta di paralisi culturale che la crisi ha da un lato evidenziato e dall’altro contribuito ad accentuare, e che si manifesta in alcuni atteggiamenti ormai piuttosto generalizzati in molte società europee: penso alla scarsa tendenza a progettare il futuro, al prevalere di legami revocabili a scapito di relazioni stabili, al bisogno interpretato come diritto esclusivo al benessere da soddisfare tramite il consumo». A pagina 15, infine, si fa il punto sul cul-de-sac in cui è finito Berlusconi. Appuntamenti in tribunale in cui non presenzia e relativo forcing da parte della magistratura affinché lo faccia e dall’altra messo alle corde a Bruxelles, dove ha dovuto obtorto collo difendere la manovra. Ad appoggiare il microfono davanti alla bocca degli europarlamentari proprio mentre B. spiegava i motivi della manovra, il clima che si respirava non era certo dei più favorevoli. Lo dimostra il pezzo dell’inviato del Sole dove sono raccolte i fastidi a mezza voce e denti stretti di molti eletti, italiani e non, scandalizzati dalla presenza di un premier che «si nasconde dietro alle istituzioni europee per evitare questo appuntamento». 

ITALIA OGGI sottolinea la richiesta di aiuto che il Premier ha lanciato a Bruxelles: “perché la Ue imponga  all’Italia di fare quella riforma delle pensioni che la Lega Nord continua a bloccare”. Nel giorno in cui la differenza fra bund e btp  ha superato  per la prima volta i 408 punti ha voluto ricordare i punti di forza dell’Italia: un debito migliore di quasi tutti i partner europei, eccezion fatta per la Germania, se si sommano pubblico e privato; una capacità industriale che ne fa il secondo produttore manifatturiero  d’Europa alle spalle dell’imbattibile Germania. Insomma nessuna similitudine con la Grecia».  Il direttore Pierluigi Magnaschi interviene sui btp ricordando una vignetta di Giuseppe Novello che ritraeva due atteggiamenti davanti a un quadro in vendita, quello  gioviale dello squattrinato e quello diffidente e riflessivo di chi può comprare il quadro. Il ricordo per descrivere, secondo Magnaschi, «il comportamento dei cinesi, incontrati ad agosto dal direttore generale del tesoro, volato improvvisamente a Pechino»  di  fronte alla possibilità di acquistare parte del debito pubblico italiano. «Adesso che la Bce ha investito 50miliardi di euro, la riserva dei cinesi  dovrebbe essere superata. Ma c’è chi fa notare che se in precedenza la Bce acquistava  titoli pubblici e adesso li compera ciò non vuol dire che i titoli di Stato siano diventati più sicuri, ma semmai che essi sono diventati più rischiosi e la Bce si espone , uscendo dal seminato delle sue competenze per evitare il peggio».

AVVENIRE titola ”L’Europa si fida”. «Bruxelles: all’Italia non servono altre misure. Il premier accusa: opposizioni e media infiammano i mercati. Possiamo pagare il debito» recita l’occhiello. All’interno un pezzo titolato “Il soccorso del Dragone”  spiega «prove di grande scambio tra Pechino e Roma. Dopo la Bce, è alla Cina che guarda con speranza il nostro Paese per l’acquisto dei nostri titoli di Stato. In cambio, la Repubblica Popolare pregusta i possibili affari da concludere in Italia, senza più i “veti” del passato. Di questo ha parlato il 6 settembre scorso il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, con una delegazione cinese guidata dal presidente della China Investment Corporation, Lou Jiwei. Un negoziato portato alla luce ieri dal “Financial Times”, che ha tenuto banco per tutta la giornata di Borsa. La missione in Italia del Fondo sovrano cinese non aveva l’obiettivo di esaminare direttamente eventuali operazioni sui Btp del Tesoro, semmai l’oggetto era la valutazione di possibili investimenti industriali. L’incontro avrebbe coinvolto anche rappresentanti della Banca d’Italia e della Cassa depositi e prestiti, per valutare iniziative comuni. Nessuno ha confermato l’indiscrezione secondo cui la Cina avrebbe acquistato titoli di Stato italiani per arrivare al controllo di circa il 4% del debito pubblico». Più in basso due approfondimenti. Uno a cura di Pietro Saccò titola “I governi sperano in un’invasione di yuan. I soldi promessi? Quasi mai sono arrivati” mentre il secondo “Pechino controlla già 71 aziende. Le vere prede ora sono le banche” è di Diego Motta. A pagina 7 invece Roberta D’Angelo propone “Ultimatum dei pm al premier” in cui si fa il punto sul braccio di ferro tra Berlusconi e la procura di Napoli. In basso un’interessante intervista di Giovanni Grasso a Enrico Costa capogruppo Pdl che titola “LA procura di Napoli? Cerca solo notorietà”. Spiega Costa: «parlano del premier come di parte lesa, ma si comportano come se fosse un indagato, senza le garanzie previste dalla legge». 

“L’opposizione affonda l’Italia”, “Barroso tra gelo e dialogo: Un incontro pesante”. LA STAMPA riassume in questi due titoli,  a pagina 6 e 7, la diversa prospettiva del governo italiano e dell’Ue rispetto all’incontro di ieri. Resta il fatto di un primo riconoscimento da parte dell’Europa della manovra italiana: «Va nella giusta direzione» ha detto il presidente della Commissione Ue Barroso. «Un’attuazione rapida efficace e rigorosa è quindi essenziale». È la formula classica dell’incoraggiamento, pronunciata da un uomo che i collaboratori dicono «assai preoccupato per l’ampiezza del debito italiano». LA STAMPA intervista la direttrice del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde: «Risolvere insieme la questione del debito e rilanciare la crescita può sembrare contradditorio, ma è possibile» afferma. «I governi europei devono trovare un delicato equilibrio fra le misure necessarie a favorire la crescita nel breve periodo, e quelle che servono per i consolidamenti fiscali nel medio e lungo periodo». Intanto è stato giorno di recupero per le borse ieri, ma il rendimento dei Btp vola alle stelle.

E inoltre sui giornali di oggi:

MEDIORIENTE
LA STAMPA – “Erdogan, un dovere riconoscere la Palestina”. Richiamo in prima pagina e due editoriali sul clima caldissimo nei territori palestinesi e sullo sbilanciamento del premier turco Recep Tayyip Erdogan davanti ai ministri degli Esteri della Lega Araba: la Palestina deve essere riconosciuta. La Turchia ha scaricato Assad e non ricompone la rottura con Israele, definito «un bambino viziato» e costruisce un fronte anti-Tel Aviv con Egitto, Tunisia e la nuova Libia.

BENEDETTO XVI
IL GIORNALE – Da segnalare “Se quest’uomo è un criminale”  commento di Luca Doninelli sull’accusa a Benedetto XVI di «crimini contro l’umanità» avanzata da due associazioni americane di vittime di pedofili. Si parla di «qualcosa di orripilante che va oltre il grottesco di una denuncia» e di una tattica delle associazioni per trovare visibilità attraverso l’individuazione del nemico. Chi scrive è colpito più che dal tentativo di incriminare il Papa e tre cardinali «il disorientamento umano totale di chi ha intrapreso questa azione» che è «segnale di uno stordimento antropologico senza precedenti!. La legge si trasforma in mancanza di altri punti cardinali in un moloch al quale sacrificare ogni istanza». Secondo chi scrive è in gioco la «criminalizzazione della Chiesa Cattolica» e alla base della denuncia ci sarebbe un «uomo che ha smarrito ogni valore cinicamente deciso a trarre vantaggio da tutto, anche dalle proprie sofferenze e difficoltà». La Chiesa per Doninelli ha dimostrato la volontà di fare luce sugli abusi ma «in ogni caso non bisogna aver paura di affrontare la realtà, io so che la Chiesa lo farà come Gesù Cristo» ma l’importante che lo si faccia davanti a un tribunale di persone che vogliano «far valere a tutti i costi anche contro i propri convincimenti la verità dei fatti».

POVERI USA
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 22: “I poveri d’America mai così numerosi”, Alessandra Farkas riferisce i dati del Censun Bureau pubblicate ieri negli Usa. “Secondo le cifre ufficiali redatte dal governo Usa, un americano su sei oggi è povero. Ovvero il 15,1% dell’intera popolazione e oltre due milioni di individui in più rispetto all’anno scorso, quando i poveri erano 43,6 milioni, cioè il 14,3% degli americani. E anche il numero delle persone in possesso di assicurazione medica è lievitato a ben 49.9 milioni: il più alto da due decenni – scrive la corrispondente – A guidare la triste lista degli stati più indigenti è il nero Mississippi, con un tasso di povertà al 22,7%, seguito da Louisiana, District of Columbia, Georgia, New Mexico e Arizona, dove vive un numero record di afro-americani e latinos. «Il tasso di povertà è aumentato in tutti i gruppi etnici, salvo gli asiatici, fermi al 12,1%», recita il rapporto. Il numero degli ispanici indigenti è salito dal 25,3% al 26,6%, fra gli afroamericani è passato dal 25,8% al 27,4% e tra i bianchi dal 9,4% al 9,9%”. 


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