Welfare & Lavoro

Non solo Ungheria: l’ondata anti Rom contagia l’Europa

Si moltiplicano gli episodi di violenze e razzismo

di Redazione

Si fa quasi fatica a tenere il passo con cui l’Ungheria si allontana dagli standard democratici dell’Unione Europea. L’ultima notizia arriva dalla provincia, Gyöngyöspata, una cittadina di 3mila abitanti schiacciata verso il confine slovacco. Qui, tra una marcia e una fiaccolata dei gruppi paramilitari legati al partito di estrema destra Jobbik (16,7% alle ultime elezioni, terza forza del Paese e prima in città), il governo nazionale ha deciso di sperimentare il primo campo di lavori forzati di Ungheria. I disoccupati, per mantenere il diritto all’assistenza statale, devono sfoltire cespugli, pulire strade, riparare palazzi in cambio di un salario da fame. E dal momento che la maggioranza dei senza lavoro appartiene alla minoranza rom, il programma varato a Budapest dal governo di Victor Orbán con l’obiettivo «di rinnovare la nazione e di riarmarla moralmente» si configura come un’azione mirata.
«Ci sentiamo quasi come dei proscritti», è il grido d’allarme di Aládar Horváth, ex deputato e presidente della Fondazione per i diritti civili dei rom, «il Paese è stato imbrigliato in un’atmosfera di razzismo rampante, una sorta di guerra civile permanente». E guerra civile è l’espressione che risuona in molti angoli della Mitteleuropa. Dall’Ungheria alla Slovacchia, dalla Repubblica ceca fin giù nei Balcani, in Bulgaria, gli episodi violenti si moltiplicano. A volte nascono da litigi per questioni personali, altre per fatti di piccola criminalità, spesso finiscono con assalti di massa e incendi alle abitazioni dei rom che assomigliano a spettrali progrom. Quel che preoccupa è il consenso sociale che li accompagna. I sondaggi ungheresi rivelano che lo Jobbik ha già raggiunto i socialdemocratici nelle intenzioni di voto degli elettori. «E temo che li abbia anche superati», afferma il politologo Gábor Török, «in tempi di crisi economica e di disincanto della politica, l’estrema destra è in grado di attirare i delusi e le vittime della recessione con le sue risposte semplificatrici».


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