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5 per mille, ecco perché i conti non tornano

Edizione 2009 gli enti maggiori dovranno aspettare ancora

di Redazione

Dopo che l’elenco è stato tenuto a bagnomaria per alcuni mesi, a causa di verifiche da effettuare (sembra) su 6 enti 6 che concorrevano alla ripartizione, sono stati pubblicati gli elenchi definitivi degli ammessi al 5 per mille 2009 (redditi 2008). Tutti contenti? No. Non tutti gli enti del volontariato ammessi, infatti, hanno visto i fondi: i destinatari degli importi maggiori non hanno ricevuto ancora nulla e sembra che resteranno in attesa ancora un po’.
La ragione? Semplice. Bastava leggere con attenzione quanto scritto nel dl 225/2010, all’art. 2. Molti commentatori, al momento della conversione in legge del decreto Milleproroghe, avevano gridato che il 5 per mille era salvo e che era stato ripristinato uno stanziamento adeguato, o quasi. Chi scrive aveva qualche dubbio: in quel dl si diceva che i fondi (gli euro) disponibili per pagare il 5 per mille 2011, erano di 400 milioni. Si trattava cioè di un “impegno di cassa” più che di spesa. La frase infatti diceva che «le risorse complessive destinate alla liquidazione della quota del 5 per mille nell’anno 2011 sono quantificate nell’importo di euro 400.000.000; a valere su tale importo, una quota fino a 100 milioni di euro è destinata a interventi in tema di sclerosi amiotrofica per ricerca e assistenza domiciliare dei malati ai sensi dell’art. 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296». Lo Stato cioè diceva che per i pagamenti da effettuare nel 2011 c’è moneta fino a 400 milioni, ma di questi, 100 sono destinati a interventi in tema di Sla. Quindi il “cash” disponibile per gli tutti gli altri è di 300 milioni.
Vediamo se i conti tornano: il totale dei fondi validati è di 412,48 milioni, da ripartire tra: onlus e simili, 267,79 milioni; ricerca scientifica, 63,66 milioni; ricerca sanitaria, 61,36 milioni; Comuni, 13,20 milioni; associazioni sportive dilettantistiche, 6,49 milioni.
Occorre sforbiciare, quindi si tagliano i pagamenti alle organizzazioni con le maggiori assegnazioni (oltre i 500mila euro), come Vita ha puntualmente segnalato. Se togliamo questi enti, arriviamo a un totale pagabile di poco più di 324 milioni di euro. La tesi è sostenibile: gli indizi ci sono tutti. Tra l’altro per la sforbiciata non si è nemmeno fatto ricorso alla par condicio creditorum, ma a un taglio orizzontale, come pare vada di moda.
Eppure la Corte Costituzionale ha da tempo affermato che i fondi del 5 per mille non sono soldi del bilancio dello Stato in quanto lo Stato è un mandatario per la realizzazione di una donazione a favore degli enti ammessi. È perciò un caso di mala gestio, dal momento che lo stanziamento previsto per il 2009 era di oltre 400 milioni, e che i quattrini che dovevano essere accantonati in un fondo extra bilancio non sono stati accantonati. Chi ha distratto i fondi? Chi non ha fatto gli accantonamenti?
Che si trovi il maldestro ragioniere che non ha provveduto. Chi è in attesa ha ormai esaurito le linee di credito che gli erano state concesse e gli istituti di credito, di questi tempi, fanno fatica a concedere prestiti perché i loro patrimoni si stanno depauperando sotto le spinte ribassiste delle Borse. Si potrebbe parlare tranquillamente di outlook negativo.


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