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Politica & Istituzioni

Berlusconi, l’ultima sfida

La trincea del Cavaliere, pronto alla conta in Parlamento, raccontata dai quotidiani

di Redazione

Prime pagine, commenti e analisi: le fibrillazioni politiche (legate a quelle economico-finanziarie) delle ultime ore occupano grandissimo spazio sulla stampa nazionale. Per tutti quella di oggi sarà una giornata decisiva

 “Berlusconi: vi sfido a votarmi contro”, in prima pagina del CORRIERE DELLA SERA. E ancora: «Se devo morire lo faccio in Aula. Non la do vinta a Casini e Fini». «Avanti, ho i numeri». La giornata trascorsa nella villa di Arcore, con i figli Marina, Pier Silvio ed Eleonora, e con Fedele Confalonieri, Ghedini ed Ermolli, quindi con Calderoli, l’uomo mandato dalla Lega a sondare la situazione, ha rafforzato il premier nell’idea di andare allo scontro finale. E a nulla sono serviti i vertici romani della notte precedente e di stanotte a suggellare l’atteso “passo di lato” che evitasse la conta di oggi pomeriggio alla Camera. Sergio Romano, nell’editoriale, considera ormai Berlusconi come fenomeno storico, non più attualità politica. «Se Berlusconi tiene all’immagine che lascerà di sé nella storia politica italiana di questi anni, temo che le sue scelte degli ultimi giorni siano state le peggiori possibili. Se crede che quest’ultima sfida possa giovare alla storia del suo governo, commette un imperdonabile errore». E c’è un richiamo anche alle opposizioni: «Nel chiedere la sfiducia l’opposizione deve anche dire con chiarezza con quale programma andrà al governo se riuscirà a vincere le prossime elezioni. Se l’opposizione si nascondesse dietro programmi generici, scritti con vaghezza per compiacere i suoi potenziali alleati della sinistra populista, gli osservatori stranieri giungerebbero alla conclusione che la fine del governo Berlusconi non significa necessariamente l’avvento di un governo più credibile e affidabile». Secondo Massimo Franco, nella sua Nota che fa da analisi politica, quello di Berlusconi è un “azzardo disperato per arrivare a Natale”.  Alle pagine 8-9 un’analisi numerica della situazione (presunta) che accoglierà oggi il premier alla Camera: maggioranza a 311 voti, 312 i no certi (ma con due presenze dubbie – Gaglioe e Tremaglia), 3 gli incerti (Milo, Pittelli, Buonfiglio). In appoggio, due interviste: il solito Scilipoti, massacrato al tempo del suo passaggio in maggioranza e che oggi si chiede: «Maiale io? E questiche saltano giù dalla nave?», e a Roberto Antonione, già coordinatore nazionale di FI e oggi uscito dalla maggioranza: «Io non ho complottato: ho espresso con chiarezza una posizione politica».  Diversa invece la situazione al Senato: centrodestra a +17, ma “si teme il blitz di Pisanu”, che potrebbe portarsi con sé addirittura “una ventina di delusi”. Mentre Napolitano attende “un segnale chiaro”, l’opposizione tentenna sul chiedere la sfiducia. Non esce una posizione comune dal vertice Pd, Idv e Udc.

 

 “Berlusconi resiste, i mercati fuggono”: LA REPUBBLICA fotografa così l’impasse in cui il cavaliere si trova e in cui ha messo il Paese. Con tanto di cronogramma sul rapporto fra le voci, ieri, di immediate dimissioni e le reazioni (positive) dei mercati. Lui, nelle pagine interne, è descritto come Sansone: «voglio vedere chi mi tradirà», frase melodrammatica quanto altre mai smentita però dal retroscena del quotidiano: “Ma sul Rendiconto dello Stato Silvio teme il Quirinale «Lascio solo per votare a gennaio»”. «Non mi dimetto senza un voto contrario in Parlamento, farlo significherebbe cancellare tutti interi i miei vent’anni di impegno politico». Magari, dirà qualcuno… Dunque avanti, trattando però nel frattempo altri ipotesi. Come appunto quella delle elezioni a gennaio, caso mai il Rendiconto non passasse il vaglio parlamentare. Il Colle è in attesa della verifica. Ieri intanto Berlusconi ha trasformato il pranzo coi figli in un vertice di guerra: in ballo, se cadesse il cavaliere, ci sarebbero i suoi interessi economici, in primis Mediaset che negli anni del suo governo ha visto crescere e di molto la raccolta pubblicitaria a danno della Rai. In ogni caso non è andata male, visto che nel 1994 le holding di famiglia avevano 162 milioni di liquidità, diventati – dopo tutti questi anni – ben 1,2 miliardi. Sul fronte interno, dopo Maroni che aveva parlato di inutile accanimento, anche il Senatur lancia l’idea di un passo indietro. Lo fa mandando Calderoli ad Arcore e proponendo a Silvio di piazzare Alfano a Palazzo Chigi. La Lega punterebbe a fare l’opposizione a un governo tecnico per recuperare i voti perduti. Dal canto loro le opposizioni stanno discutendo se astenersi sul voto al Rendiconto oppure votare no, presentando poi una mozione di sfiducia. Dopo il quale, secondo Veltroni, intervistato da Goffredo De Marchis, si potrebbe formare un governo di transizione guidato da Monti. In questo modo si eviterebbe il tracollo. Il commento alla situazione è affidato a Miguel Gotor: “Il prezzo che paghiamo” è il titolo molto chiaro. La tesi è che ogni minuto di permanenza del cavaliere costa parecchio alla collettività. L’unica via di uscita è un governo di larghe intese con Pdl, Pd e Terzo Polo, ma Berlusconi e Bossi vorranno imporre le elezioni anticipate come prezzo per uscire di scena…

Otto pagine dedicate dal SOLE 24 ORE all’agonia del governo. «Berlusconi resiste, lo spread vola» è il titolo di apertura, e dice bene della sottolineatura costante che il SOLE ribadisce più volte: se Berlusconi se ne andasse, sarebbe un bene per i mercati. A riprova di ciò, un impietoso infografico mette in luce minuto per minuto le oscillazioni di piazza Affari sull’onda delle voci che si sono rincorse sulle dimissioni del premier: da –2,5% e spread ai massimi (Berlusconi nonn si dimette) a +2,34% e spread ridotto (Berlusconi si dimette). Da parte sua il premier è dipinto come un «combattente» che aspetta al varco i «traditori» per «guardarli in faccia»; intanto ieri si è svolto il consueto vertice del lunedì con i figli Marina e Piersilvio, Ermolli e Confalonieri ma questa volta anche Ghedini, una riunione che non pare però essere stata proprio di routine perché come nota il SOLE «il futuro politico di Silvio Berlusconi si intreccia con quello imprenditoriale» e «la caduta di Berlusconi potrebbe ridimensionare Mediaset» che oltretutto ha vissuto un anno nerissimo: nel 2011 è calata la raccolta pubblicitaria (prima volta in 20 anni) e il titolo ha perso il 42% (come le banche). Segnalo anche il fondo del direttore Napoletano il cui assunto è: l’Italia vive un momento drammatico ma può ancora recuperare la fiducia del mondo, a una sola condizione: «Servono uomini che conoscano la lingua dei mercati e degli Stati e sappianoparlare ai paesi dell’area euro ma anche ala Svizzera, al Regno Unito, all’America, ai nuovi ricchi della terra» e ancora «dobbiamo agire presto con le persone giuste (per fortuna le abbiamo)». Sembra un endorsment in piena regola di Mario Monti…

 Titolone tutto maiuscolo: «Non me ne vado». Occhiello: «Berlusconi resiste». Sommario: «Il Cavaliere sfida i Giuda: “Se volete sfiduciarmi in Aula. Voglio guardare in faccia chi mi tradirà”». La linea de IL GIORNALE è chiara. Ma la foto al centro della prima pagina – un Berlusconi travagliato che si copre la bocca con la mano – tradisce la preoccupazione. Il direttore Alessandro Sallusti firma l’editoriale: «La logica dice che Berlusconi cadrà. Lui, che è ottimista di natura e non si arrende mai, non ne è convinto. L’uomo non conoscerà il galateo della politica ma conosce bene gli uomini (e le donne). I suoi (le sue), poi, li conosce uno per uno. Per questo non ha perso la speranza di recuperare gli scettici, vuole guardarli in faccia, ricordargli con lo sguardo chi sono, da dove vengono e cosa sarebbero stati senza di lui. Ci sono momenti nei quali le regole non contano. Per questo ieri il premier invece di perdere tempo a parlare con chi lo vuole morto si è riunito con i suoi familiari e il suo braccio destro di sempre, Confalonieri. Conclusione: siamo di fronte a un gioco di potere, resisto perché non c’è una alternativa politica in grado di onorare la famosa lettera all’Europa». Sempre in prima il commento di Vittorio Feltri, titolo: «Il mercato delle vacche». A chi è il riferimento? Scrive Feltri: «dobbiamo segnalare che il foro boario registra il passaggio dell’onorevole Gabriella Carlucci dal Pdl all’Udc». Alla deputata è dedicata un’intera pagina a cura di Paolo Bracalini: «Da casinista a casiniana, la capriola della Carlucci». Si ricordano le «giravolte da stunt woman che l’hanno resa celebre a Buona domenica» e il fisico «scattante come un puma nonostante i cinquantadue anni».

 “L’atto di forza di Berlusconi” titola LA STAMPA, che apre con nove pagine sul travaglio interno alla maggioranza. Il filo conduttore è la “resistenza” del premier, che non ha fatto «un passo indietro»: «Berlusconi è l’Anti-Gambero» scrive il vicedirettore Gramellini, «si sente un eroe, un prescelto del popolo come Napoleoni o come Gheddafi». «E gli eroi non arretrano, non trattano, non si dimettono. Gli eroi si inoltrano lungo un sentiero a spirale che li conduce alla gloria e poi alla disfatta, perché persino sull’orlo del baratro non resisteranno alla tentazione di fare un passo avanti». Ieri le telefonate ai “traditori”: “L’appello ai transfughi: Non fidatevi di Casini” titola un pezzo di La Mattina a pagina 3, mentre “La Lega si prepara all’opposizione” titola pagina 5, anche se i lumbard potrebbero appoggiare un governo guidato da Alfano, si ipotizza. La maggioranza sarebbe sotto la soglia secondo un primo piano intitolato “La caccia al deputato”, con l’opposizione indecisa fra no e astensione. Pd e Udc sarebbero pronti a un “colpo finale” la settimana prossima, si legge in un “Retroscena” a pagina 7.

 Berlusconi: “Voglio vedere in faccia chi mi tradisce” e a fianco del Cavaliere tre uomini incapucciati con scritto sulla maglietta P2, P3 e P4, con il primo della fila che risponde: “Ok ragazzi, via il cappuccio”. Questa vignetta di Vauro fa l’apertura del MANIFESTO di oggi. All’interno i servizi vanno da pag 2 a pag 4 sotto la testatina “Titoli di coda”. Lascia spazio a pochi dubbi il titolo delle prime due pagine: “Rendiconto di una catastrofe lunga vent’anni”. Sette i capitoli del servizio: Costituzione (“Ma la carta ha resistito all’attacco”); Giustizia (“Forte con i deboli, debole con i forti. I guasti che restano”); Conflitto di interessi (“Il motore primo. Con l’aiuto del centrosinistra”); Sessualità (“Il premier è l’uomo. Sotto il vestito niente”); Televisione (“I favolosi Ottanta in dissolvenza”); Economia (“Il traditore della rivoluzione libertale”); Diritti del lavoro (“Contratti nazionali addio. Le promesse lui le mantiene”). 

 Quattro pagine di politica su AVVENIRE, sotto il titolo “La guerra delle conte”. Si parte con il “de profundis” intonato dalla stampa estera per Berlusconi per l’intera giornata di ieri, si passa per un premier che resiste perché «non mi piego ai riti della Prima Repubblica, farlo vorrebbe dire cancellare vent’anni di storia politica che mi hanno visto protagonista e io questo non posso accettarlo». La conta di AVVENIRE si ferma a 311 deputati, con l’autosufficienza lontana. Intanto, «nella paralisi di una maggioranza sull’orlo della crisi» è sospeso il maxi emendamento alla legge di stabilità che dovrebbe tradurre in atto le misure promesse a Bruxelles, che è poi lo stesso a cui Berlusconi ha legato la sopravvivenza del proprio governo: probabilmente arriverà alla Camera non prima di domani, mentre già per oggi è atteso l’arrivo della missione di monitoraggio dell’Ue con la Bce. Mentre quindi «il pressing europeo sull’Italia è alle stelle», «l’orizzonte del governo si restringe al giorno per giorno».

 ITALIA OGGI oltre la cronaca sullo “scontro finale” dedica la nota politica di Marco Bertoncini  che titola “Basterà metter Letta al posto del Cavaliere?”. «Un interrogativo divora molti esponenti del PdL. Riguarda l’affermazione di Casini di non vedere possibile un governo che escluda il Pd.  E l’ultima parola dell’Udc oppure ci sarebbe un’adesione a un governo presieduto da Gianni Letta con robusta presenza dei centristi? Il numero di chi  spera in una successione di Silvio Berlusconi morbida e autodiretta è cresciuto. In luogo di un odiato governo tecnico piacerebbe  un esecutivo presieduto dall’uomo di fiducia del Cav, da colui che è sempre stato l’alter ego del presidente, il custode di segreti e decisioni.  Dunque Casini veramente intende chiamare il Pd in un governo di larghe intese? Non vuole piuttosto tornare sui propri passi? In fondo  per mesi Casini ha chiesto come condizione che Berlusconi si tirasse indietro. Perché dovrebbe ostinarsi  una volta ottenuta la condizione  pregiudiziale?

E inoltre sui giornali di oggi:

 

ALLUVIONE
IL CORRIERE DELLA SERA – Bella la riflessione di Giangiacomo Schiavi sulle migliaia di ragazzi che si sono mobilitati per aiutare le Cinque Terre e Genova dopo le alluvioni: “I ragazzi che ci restituiscono l’orgoglio”, il titolo. Un bel pezzettino di Italia che non parla e pensa solo a trame di palazzo e conteggi di deputati.

COOPERATIVE
AVVENIRE – Ieri a Bologna si è tenuta la prima riunione di tutte le cooperative agricole italiane, senza distinzione di colore (Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrital), un mondo che vale complessivamente 32 miliardi, 720mila soci e 90mila addetti. Tutti insieme hanno bocciato senza appello la nuova Pac-Politica agricola comune, che taglia le risorse del comparto. Le sigle cono compatte nel chiedere che le risorse siano distribuite «solo alle aziende che realmente producono per il mercato o che sono protagoniste del mercato», lancia alla grande distribuzione una proposta per andare oltre la logica del prezzo basso, visto che già oggi nelle reti Coop, Conad, Crai e Sigma oltre la metà dei contratti per le forniture di frutta e verdura  sono siglati con coop. Infine alla politica si chiede  strumenti fiscali più adeguati, per «incentivare processi virtuosi legati alle integrazioni delle imprese fino al sostegno dei processi di concentrazione ai maggiori livelli e dimensione».


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