Sostenibilità sociale e ambientale

Verso Durban: le priorità del WWF

Dal 28 novembre al via la conferenza Onu sul climate change

di Redazione

La Conferenza sul clima di Durban (COP17), che avrà luogo dal 28 novembre al 9 dicembre, rappresenta una grande opportunità per i Governi di fornire certezze riguardo al futuro regime climatico del pianeta. Il primo periodo degli impegni del Protocollo di Kyoto termina nel 2012 e i cittadini del mondo stanno aspettando un segnale chiaro circa le azioni che i Paesi intraprenderanno nel secondo periodo per salvare il Pianeta e le sue popolazioni.

A Durban i leader dei governi possono rafforzare i progressi compiuti alla COP 16 di Cancun e operare per prevenire cambiamenti climatici fuori controllo, oppure possono lasciare che gli interessi nazionali a breve termine spingano il mondo verso un  riscaldamento globale di 3-4 °C. La scelta dei nostri leader si rivelerà cruciale ed è necessario ricordare loro che tale decisione verrà presa in terra africana – un continente particolarmente vulnerabile agli impatti dei cambiamenti climatici. 

Il WWF partecipa ai negoziati con una delegazione internazionale. Sarà presente anche Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima e Energia del WWF Italia, che terrà un filo diretto su twitter @wwfitalia. Aggiornamenti quotidiani da Durban sul sito dedicato www.wwf.it/COP17 .

Oggi Il WWF ha organizzato un press-briefing per fare il punto sui negoziati con la stampa. Ecco alcuni degli elementi emersi:

“In questo momento i governi non pensano al clima perché impegnati ad affrontare le contingenze e la crisi economica, ma come dimostrano anche i recenti eventi climatici italiani, se non si affrontano i problemi alla radice non riusciremo neanche a gestirne le conseguenze – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia – Dopo vent’anni di economia ‘di carta’, il mondo sta tornando alla realtà fisica dell’economia reale: analogamente, Durban deve riportare il mondo alla realtà scientifica del cambiamento climatico e delle sue conseguenze, eliminando anche le scappatoie esistenti. Le soluzioni alla crisi ambientale saranno anche un’importante opportunità per rilanciare l’economia verso un futuro più sostenibile, equo e sicuro.”

Sul futuro del Protocollo di Kyoto e l’esito dei negoziati, Mariagrazia Midulla ha detto: “È fondamentale che venga definito un secondo periodo per il Protocollo di Kyoto, a oggi l’unico strumento di accordo internazionale legalmente vincolante, oltre che, per i Paesi in via di sviluppo, la cartina di tornasole  della volontà di agire dei Paesi sviluppati. Il fatto che il summit si svolga in un continente profondamente colpito, anche a livello economico, dai cambiamenti climatici, e i cui rappresentanti hanno non a caso avuto un ruolo da protagonisti nei precedenti negoziati, potrà rappresentare un importante valore aggiunto per l’esito della conferenza.”

Sugli obiettivi per l’Europa, Mariagrazia Midulla ha concluso: “Per l’Unione Europea la riduzione delle emissioni è profondamente connessa alle politiche climatiche a alla sicurezza energetica, quindi non è un’opzione ma una necessità. Il target del 20% di riduzione è largamente al di sotto delle possibilità dell’Europa e non conviene nemmeno all’economia, tanto che anche dal mondo industriale è arrivata la richiesta di impegni più stringenti. L’Europa deve quindi incrementare i propri sforzi e arrivare a un obiettivo di almeno il 30% di riduzione delle emissioni rispetto ai livelli del 1990.”

 

Le priorità WWF in vista dei negoziati ruotano intorno a 5 punti:

1) L’ACCORDO LEGALE:

–       Trovare un accordo su un secondo periodo di impegni nel quadro del Protocollo di Kyoto nella maggior parte dei Paesi industrializzati possibile

–       Dare un mandato chiaro per un accordo globale legalmente vincolante

–       Definire una tabella di marcia, specifiche geografiche e obiettivi sostanziali che consentano un picco delle emissioni in tempi brevi, come suggerito dalla comunità scientifica.

 

2) PICCO GLOBALE E OBIETTIVI 2050

–       L’accordo deve definire la necessità che le emissioni globali raggiungano il picco entro il 2015 e siano ridotte dell’80% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. È l’unico modo per riuscire a mantenere il riscaldamento globale sotto i 2°C raccomandati dalla scienza per evitare cambiamenti climatici catastrofici, puntando a anche a un pi ambizioso obiettivo di -1,5°C

 

3) FINANZA

–       Trovare un accordo su nuove e innovative fonti di finanziamento (per es. un meccanismo  per il trasporto marittimo e aereo internazionale) che possano aiutare a finanziare la  riduzione delle emissioni e l’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo.

4) MISURAZIONI, RAPPORTI, VERIFICHE

–       Adozione di regole di contabilizzazione comuni per gli obiettivi dei Paesi sviluppati.

–       Rapporti biennali

–       Per i Paesi industrializzati: International Assessment and Review (IAR)

–       Per i Paesi in via di sviluppo: International Consultation and Analysis (ICA)

 

5) REDD+ (“Ridurre le Emissioni Da Deforestazione e Degrado”)

–       Impegnarsi a risolvere il sempre maggiore divario fra gli attuali impegni finanziari e le risorse necessarie per l’implementazione di urgenti azioni REDD+

–       Invertire il processo di perdita della copertura forestale e del carbonio entro il 2020, per contribuire alla riduzione dell’80% delle emissioni entro il 2050.

–       I Paesi in via di sviluppo dovranno definire chiaramente i loro obiettivi REDD+ nazionali e assegnare una priorità alle azioni volte a stimolare i Paesi sviluppati a sottoscrivere impegni finanziari REDD+ a lungo termine, adeguati e prevedibili

–       Avviare un processo per affrontare questi fattori internazionali e nazionali, in modo che si arrivi a un accordo nella COP18.


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