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Ma Facebook e Twitter induriscono i cuori

di Redazione

Il grande filosofo francese lancia una sfida: Internet è troppo invasivo e gli ebook rischiano di essere la fine della lettura. Soprattutto per i ragazzi, che reagiscono al mezzo con una sorta
di dissociazione costante. Per questo bisogna avere il coraggio di sconnettersiPassiamo la vita a raccontare storie, osserva Alain Finkielkraut. Storie capaci di «farci cogliere la complessità del mondo, senza consegnarci alle inutili fantasie di cui altrimenti saremmo preda». Forse per questo «abbiamo bisogno delle storie che la letteratura ci racconta: per evitare di raccontarcene troppe da noi». Ma viviamo in giorni nei quali il «cuore non parla all’intelligenza e l’intelligenza non parla più al cuore», prosegue il filosofo francese. Per Finkielkraut, impegnato in un duro tête-à-tête contro il degrado a cui, nello spazio della società europea, sembra relegata ogni manifestazione di ciò che sempre più spregiativamente viene definito “cultura”, vale quanto scriveva Hannah Arendt: non c’è filosofia, non c’è analisi, non c’è pensiero che «per quanto siano profondi possano compararsi all’intensità e alla pienezza di senso di una storia ben raccontata».
Benedetto XVI ha richiamato l’attenzione sul rapporto tra comunicazione e silenzio. Al tempo di internet, la comunicazione trasforma il nostro tempo in qualcosa di ansiogeno, le risposte anticipano e neutralizzano le domande. Cosa sta succedendo?
L’ora è drammatica, siamo dinanzi a un grande bivio. Un bivio che rischia di portarci lontani non solo dall’idea di lettura che ci è propria, ma dalla stessa complessità del vivere. Durante la lettura, nel rapporto col libro a stampa, ci si disconnette. Ci si scollega e ci si astrae dal brusio e dal rumore che abbiamo attorno ed è in questo spazio che si muove l’intelligenza del cuore. Con internet, avviene esattamente il contrario: ci si connette e si comunica e il cuore rischia di indurirsi, diventando inintelligente, ossia perdendo la facoltà di discernere, di attendere e di sperare.
Eppure, per esempio con il boom degli ebook, si moltiplicano le occasioni di lettura…
Con un media come internet non solo riceviamo, ma inviamo messaggi e se apriamo un ebook su un tablet, è molto probabile che dopo poco lo spazio e il tempo della lettura siano invasi da email, messaggi, chiamate, richieste di ogni tipo. Una “lettura” di questo tipo rischia di essere una non-lettura, e forse spiega molte delle insofferenze attuali, non solo tra gli adulti che cercano risposte che non trovano, ma tra i ragazzi che nemmeno sanno formulare più le domande. Non solo le risposte, dunque, ma anche le domande fluttuano nell’etere, libere e disancorate dal reale, in una vorticosa caduta senza fine.
Chi è il più esposto a questa “degenerazione”?
I ragazzi non sanno più stare fermi, si muovono, soffrono di sempre maggiori difetti di attenzione. Reagiscono al mezzo con una sorta di dissociazione costante ed è questo che il mezzo trasformato chiede loro. L’esperienza della lettura era legata alla formazione e all’adolescenza, ma gli adolescenti di oggi non leggono, chattano. Non si fermano mai, nemmeno nelle loro camere, dove continuano a trasformare un luogo privato, da custodire e preservare gelosamente, in qualcosa che è di continuo e regolarmente connesso.
Lanciamo una crociata contro il web?
Non voglio demonizzare internet, in sé. Voglio segnalare una tendenza. Come per tutti gli strumenti tecnici, anche internet è qualcosa di cui si può fare buon uso, se chi se ne serve si è educato altrove. Ma se, fin dall’infanzia, internet, educazione ed esperienza vanno di pari passo, si viene dominato dal mezzo che, con estrema facilità, diventa un fine. Per molto tempo abbiamo creduto che l’immagine avrebbe ucciso la scrittura e lo schermo avrebbe rimpiazzato il libro. Oggi dobbiamo dire che non si è ancora realizzata questa sostituzione, ma si è verificato uno sfondamento, il tipo di lettura di cui il libro è portatore ? lettura che si fonda sulla disconnessione ? sta forse morendo a tutto profitto di una lettura integrata nella comunicazione.
Lei ha citato le parole della Arendt secondo cui nulla vale quanto una storia ben raccontata. Oggi, dal giornalismo urlato a Facebook, siamo invasi da storie raccontate, forse troppo raccontate o comunque raccontate male.
Non a caso la letteratura è rara, ma prolifera il racconto. Beninteso, la letteratura non è sola a pensare il mondo ma, ciò nonostante, è uno strumento potentissimo per dare forma al mondo. Nel chiuso di una stanza, la letteratura allargava gli orizzonti, definendo i nostri. Oggi, invece, tutto è preda di un disincanto senza forma e senza appello. I nostri profili sono sempre meno definiti, ma il nostro cuore è sempre più stanco e sfinito. D’altronde esistono ancora grandi romanzi e ne esisteranno sempre, questo è fuori da ogni dubbio. Ma bisogna constatare una cosa: sono i lettori a mancare, ecco il problema. Nel XVII secolo, la società francese si entusiasmò per L’astrée, un romanzo pastorale, pieno di storie d’amore di Honoré d’Urfé. Chi lo legge più? Forse anche Marcel Proust conoscerà lo stesso destino di Honoré d’Urfé, ma non sarà affatto grave, purché un altro Proust venga a nutrire il pensiero comune. Ma al tempo di internet, forse, la lettura è condannata. Rendiamoci conto della posta in gioco, perché lettura e letteratura sono custodi della complessità e, se scompariranno, sarà ben altro che scomparirà con loro.
Nel suo discorso al Bundestag del settembre scorso, il Papa menzionava il Primo Libro dei Re: a Dio che gli chiedeva di esprimere un desiderio prima di salire al trono, Salomone non chiese né ricchezze, né una vita più lunga, né la sconfitta dei propri nemici. Chiese un cuore «per governare il tuo popolo e discernere il bene dal male». Oggi la questione diventa ancor più decisiva…
L’intelligenza del cuore è proprio questo discernimento. Ma, al tempo stesso, bisognerebbe andare più lontano. La nostra tentazione, oggi, è di non affrontare i problemi morali se non in termini di opposizione tra il bene e il male. Lo sforzo che ci è richiesto è invece quello di superare il manicheismo. Per oltrepassare le opposizioni avremo bisogno della letteratura, nella misura in cui essa è la giurisprudenza della vita umana, non la sua legge, e ci aiuta a uscire dalle opposizioni binarie. Sempre meno diventano i luoghi per la visione letteraria del mondo, sempre più si scatenano i manicheismi. Discernere, allora, diventa questione di complessità. Se fosse semplice, Salomone non chiederebbe a Dio un cuore capace di pensare la complessità e le tortuosità della vita reale. Abbiamo bisogno di un cuore intelligente perché la morale, molto spesso, è altra cosa dalla semplice opposizione tra il bene e il male.


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