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«L’errore? Colpevolizzare le ragazze»

di Redazione

Iana Matei, affabile signora dal caschetto biondo, rumena fuggita dal suo Paese negli anni della dittatura Ceausescu, da anni combatte la peggior specie di criminali: i trafficanti di persone, quelli che gestiscono, vendono e reclutano le schiave moderne. In dieci anni ha salvato 400 minorenni dalle grinfie dei trafficanti. Ha fondato Reaching Out, l’organizzazione per la riabilitazione delle vittime del traffico di prostitute in Romania, ed è stata designata “Europea dell’anno 2010”. Si infiamma quando parla delle “sue” ragazze e di come il traffico di esseri umani, e specie di donne minorenni, sia un fenomeno così poco compreso anche dalle politiche europee e dalle istituzioni. Cui manca la sensibilità per affrontare un tema così devastante. «Quando le ragazze si liberano dai trafficanti si trovano in uno stato psicologico difficile da descrivere, è tutto complicato, dal vestirsi al cucinare: è come se non fossero più capaci a compiere le azioni più banali. E allora, noi a Reaching Out, incominciamo da lì. A riprenderci il corpo con cui agiamo». Questo percorso di rinascita che ha donato a tante ragazze, e la sua lotta contro il traffico che corre lungo le tratte dell’Est europeo, l’ha raccontato in un libro, Minorenni in vendita (edito da Il Corbaccio). Un racconto/ reportage che vuole stimolare una “coscienza collettiva”, che «riconosca le ragazze per quello che davvero sono: vittime. Niente di più. Sono troppo giovani, per essere qualcos’altro…».


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