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Sostenibilità sociale e ambientale

Commercio equo continua la crescita

I dati del rapporto nazionale 2012 delle organizzazione dell'assemblea generale del commercio equo e solidale

di Redazione

Quasi 82 milioni di euro di fatturato, un forza lavoro “donna” per il 63% e quasi 5mila volontari. Sono questi alcuni numeri delle 90 organizzazioni Socie dell’Assemblea Generale del Commercio Equo e Solidale (Agices) che presidiano 15 regioni italiane con 247 Botteghe del Mondo e investono in “buona occupazione”, educazione e relazione con i produttori del Sud del Mondo.

L’Agices presenta il Rapporto nazionale 2012: una fotografia completa e aggiornata dello stato dell’arte del commercio equo.

«Ogni giorno quasi 5000 volontari e oltre 1000 lavoratori alzano le serrande delle Botteghe del mondo dalla Sicilia all’Alto Adige. Incontrano i consumatori, sistemano scaffali, vendono prodotti pagati a prezzo equo, creano con il proprio impegno un’economia nuova, capace di futuro. Ogni giorno migliaia di produttori del Sud del mondo lavorano con partner affidabili che hanno costruito una rete di imprese sociali alla base di un sistema commerciale ed economico radicalmente diverso da quello tradizionale. Questa è la natura e la forza del nostro movimento» afferma Alessandro Franceschini, presidente Agices

Una forza che si ritrova anche nei risultati. Secondo i dati Agices 2012 (che si riferiscono alle attività dei soci del 2010), i numeri del commercio equo italiano sono in crescita: in particolare il fatturato totale registra un aumento del 3%. A questo corrisponde un aumento del 19% delle importazioni dal Sud del mondo, del 4% delle spese che le organizzazioni equosolidali hanno fatto per le attività di informazione e del 3% del numero di occupati in questo settore.

Dopo aver superato la crisi economica del 2009 con una sostanziale tenuta delle vendite il commercio equo e solidale in Italia ha segnato per il 2010 una crescita complessiva del 3%, passando dai 79 milioni e mezzo di euro dell’anno precedente a 81 milioni e 700 mila euro. Questo quadro generale presenta differenze significative a livello regionale. «Se si analizzano i dati regione per regione, si può notare come lo sviluppo economico delle organizzazioni di commercio equo non sia univoco. Al variare del contesto economico regionale, della tipologia di prodotti, degli investimenti fatti e di molti altri fattori locali, è variato il tipo di sviluppo e la risposta che le singole Organizzazioni sono state in grado di esprimere di fronte alla generalizzata crisi economica. Questa dimensione locale costituisce una delle più grandi ricchezze del nostro movimento» osserva ancora Franceschini.

In questo scenario i ricavi da vendita di prodotti fair trade costituiscono il 90% del totale: il restante 10% (in espansione rispetto all’anno precedente) è rappresentato da vendita di prodotti non del commercio equo (economia sociale italiana, biologico, filiera corta) e da altri ricavi (servizi).

A livello internazionale il fair trade si mantiene in espansione: i dati ufficiali di Flo (Fairtrade International) parlano di una crescita del 27% nel 2010 rispetto al 2009, raggiungendo la cifra di 4,36 miliardi di euro. Questo corrisponde anche a nuove gamme di prodotti, quali per esempio oro, scarpe, legno… che interessano mercati finora mai raggiunti. «Ogni giorno il nostro movimento si muove, navigando contro corrente. Anche adesso, in un contesto economico in cui tutto sembra rallentare e molte realtà del commercio convenzionale si fermano, il Commercio Equo italiano continua a crescere in termini di fatturato, e i dati che abbiamo raccolto nel Rapporto Agices 2012 lo dimostrano», conclude il presidente Agices

Un altro dato da osservare è che il commercio equo investe in “buona occupazione”. Nel 2010 le organizzazioni equosolidali hanno garantito uno spazio di lavoro a oltre 1.000 persone in tutta Italia e investimenti a livello aggregato nazionale di circa 13 milioni e 300mila euro, registrando una diminuzione di 20 unità a fronte di un aumento della spesa per il lavoro di oltre 420mila euro. I dati confermano la volontà di investire in occupazione stabile: considerando la spesa totale del lavoro presso le organizzazioni iscritte al registro Agices, si può notare che il lavoro dipendente rappresenta l’86% del costo totale (era l’84% nel 2009). Si conferma infine la presenza di lavoratrici, che si mantengono pari al 63% del totale numero lavoratori.

Inoltre, con quasi 30mila soci e più di 4.800 volontari, le organizzazioni socie Agices si confermano come un grande movimento di cambiamento che nasce dall’impegno di molti cittadini che mettono a disposizione le proprie idee e il proprio tempo per contribuire a migliorare le condizioni di vita dei produttori del Sud del mondo. I volontari – in aumento costante negli ultimi anni – continuano quindi a essere una risorsa fondamentale per le attività economiche e di sensibilizzazione. Oltre a costruire relazioni commerciali eque e paritarie con i produttori del Sud del mondo, il commercio equo investe gran parte delle proprie risorse in attività di informazione e sensibilizzazione rivolte a cittadini, scuole e Istituzioni. La spesa per lo svolgimento di queste attività ammonta per il 2010 a 980.775 euro (corrispondenti a 11.271 ore) segnando una crescita del 4%.


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