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Nepal, lo scetticismo del ministro Riccardi

Risposta a un'interrogazione parlamentare

di Redazione

Il Ministro Andrea Riccardi ha risposto all’interrogazione scritta n. 4-14986, depositata dall’on. Aldo Di Biagio lo scorso 20 febbraio sulla possibile riapertura delle adozioni internazionali in Nepal. Nella sua risposta (pubblicata sul sito di AiBi) Riccardi spiega che «dai dati in possesso dei miei uffici» risulta che  «l’attuale sistema non prevede una reale tutela dei diritti dell’infanzia, non garantisce l’accertamento dello stato di abbandono e non assicura il rispetto del principio di sussidiarietà».

La CAI, continua Riccardi, si è fatta promotrice di un’iniziativa volta a superare l’interruzione delle adozioni decisa da molti Paesi d’accoglienza, ospitando e organizzando un incontro tra alti funzionari del Governo e alti funzionari del Nepal, i vertici del Permanent Bureau della Conferenza di Diritto Internazionale privato de l’Aja e i rappresentanti di ben 13 Paesi di accoglienza (Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Svezia, Svizzera e Stati Uniti d’America), oltre che dell’UNICEF. L’incontro si è svolto a Roma nei giorni 31 marzo e 1 aprile allo scopo di sostenere e  sollecitare il Nepal. Nel corso di tale confronto la delegazione nepalese ha espresso volontà di aderire al programma di assistenza tecnica offerta dal Permanent Bureau. Nei mesi successivi è proseguito con discontinuità il confronto tra il Permanent Bureau e il Nepal, soprattutto a causa dei ripetuti cambiamenti dei vertici politici.

 

La situazione attuale «è la seguente: le adozioni internazionali in Nepal verso i Paesi membri della Convenzione de L’Aja del 1993 sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale sono tuttora sospese. Gli Stati Uniti anche di recente hanno confermato ufficialmente il loro scetticismo sulla reali attendibilità delle procedure locali. Appare evidente pertanto che la disponibilità manifestata dalle autorità nepalesi ad accettare nuovi dossier di coppie aspiranti all’adozione debba essere valutata alla luce delle informazioni disponibili, di cui si è dato conto».

 

Circa la mancata convocazione del tavolo di confronto fra la CAI  e gli enti autorizzati, «gli Uffici confermano che si è svolta di recente una riunione di lavoro per condividere gli ultimi aggiornamenti, nonché per la verifica dei progetti di cooperazione avviati nel Paese dagli enti con il finanziamento della Commissione».


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