Welfare & Lavoro

Tortura, un’assenza che pesa

Nella giornata mondiale Amnesty richiama l'Italia a inserire il reato nel codice penale

di Redazione

Oggi è la giornata internazionale a sostegno delle vittime della tortura che è praticata, secondo i dati diffusi da Amnesty International nel rapporto 2012, in 101 Paesi soprattutto nei confronti di persone che hanno preso parte a manifestazioni antigovernative.

Un problema che riguarda anche l’Italia, dove ancora non esiste il reato di tortura nel codice penale.  Amnesty International Italia ha rinnovato la richiesta alle istituzioni italiane affinché si colmi un ritardo di quasi un quarto di secolo.


Colmare questa lacuna legislativa, che l’organizzazione per i diritti umani definisce “grave, incomprensibile e dolorosa”, non è un’opzione ma un obbligo che l’Italia ha assunto con la ratifica, nel gennaio 1989, della Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite.
 
Secondo Amnesty, “oltre alla mancanza di un nome appropriato di rilevanza penale per un comportamento così aberrante, l’assenza di un reato di tortura implica effetti giudiziari precisi come la comminazione di pene inadeguate e la conseguente prescrizione dei reati minori che vengono applicati in sua vece”. 
 
Questa inadempienza, prosegue l’organizzazione, “è una delle principali cause della sostanziale impunità di cui hanno goduto i rei, e della giustizia negata per le centinaia di vittime delle violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di polizia durante il G8 di Genova del 2001, in particolare all’interno del centro di detenzione di Bolzaneto”.
 
“Molti casi, negli 11 anni trascorsi dai fatti di Genova, hanno continuato a chiamare in causa le responsabilità delle diverse forze di polizia per uso eccessivo della forza, inclusi i maltrattamenti in custodia, e per utilizzo improprio delle armi. 
 
Quest’anno, le sentenze della Corte di Cassazione hanno confermato la condanna per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi e quella per l’omicidio volontario di Gabriele Sandri, mentre sono in corso i procedimenti per la morte di Aldo Bianzino, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi e Michele Ferrulli”.
 
Tutto ciò, secondo  Amnesty,  “conferma l’urgenza di misure legislative e istituzionali per prevenire le violazioni dei diritti umani da parte delle forze di polizia, tra cui – oltre all’introduzione del reato di tortura – un’adeguata formazione all’uso della forza e delle armi, l’adozione di misure di identificazione, come ad esempio codici alfanumerici, durante le operazioni di ordine pubblico e l’istituzione di un organismo indipendente per il monitoraggio dei diritti umani e per la prevenzione dei maltrattamenti in tutti i luoghi di detenzione”. 
 
Queste richieste sono contenute in un appello indirizzato al presidente del Consiglio e ai presidenti di Camera e Senato, già firmato da 15.000 persone, e saranno al centro di una manifestazione nazionale indetta a Roma sabato 6 ottobre da Amnesty International Italia, insieme alle famiglie di vittime di violazioni dei diritti umani: persone che, in questi anni, hanno subito la delegittimazione e la colpevolizzazione dei loro cari e spesso hanno dovuto farsi carico dell’onere di chiedere pubblicamente verità e giustizia affinché le indagini e i processi facessero il loro corso. 


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