Education & Scuola

Bielorussia: sono arrivati i permessi studio

Dopo anni di trattative, il Miur ha firmato un accordo con Minsk per superare il limite dei 90 giorni di permanenza. I ragazzi bielorussi con più di 14 anni potranno frequentare un intero anno scolastico in Italia. Già a partire da settembre

di Sara De Carli

Se ne parla da anni. Una prima intesa era stata raggiunta a ottobre 2009, quasi tre anni fa, seguita poi da incontri che si sono intensificati negli ultimi mesi, con il nuovo governo. Ma ora i permessi studio per i ragazzi bielorussi sono una realtà. Italia e Bielorussia hanno firmato a Roma il 12 luglio il “Protocollo esecutivo dell’accordo sulla cooperazione nel campo dell’istruzione”, prontamente pubblicato sul sito del Miur (testo in allegato). Lo hanno firmato per l’Italia il direttore generale per gli affari internazionali del Miur, Marcello Limina, e per la Bielorussia il capo della direzione per gli affari internazionali Vladimir Shapurov. Già dal prossimo anno scolastico quindi sarà possibile sperimentare questi scambi, che consentiranno a ragazzini bielorussi di venire in Italia ben più a lungo dei canonici 90 giorni: potranno frequentare infatti un intero anno scolastico, ovvero, per dirla con il protocollo, «per un periodo da una settimana a nove mesi».

«Finalmente un accordo concreto», dice in una nota Raffaele Iosa, presidente di Avib, il coordinamento che più ha creduto nei permessi studio. «Certo il protocollo crea alcune delusioni, molti lo leggeranno come un bicchiere mezzo vuoto, altri addirittura come una tragedia. Ma questo è il massimo possibile nelle condizioni di partenza date. È il momento di una serena soddisfazione». Il protocollo è sperimentale, prevede un monitoraggio e una verifica annuale, per cui potrà essere ampliato. Il vero problema sono i tempi: mancano meno di due mesi all’inizio dell’anno scolastico. «Si può fare, se ci saranno buona volontà e attenzione. Avib non andrà in ferie».

Chi e quanto
Il protocollo è bilaterale, vale cioè anche per gli studenti italiani che volessero recarsi in Bielorussia. Parla di «scambi», cosa che ha fatto subito scattare l’allarme delle famiglie, spaventate dall’ipotesi che possa arrivare solo un minore bielorusso per ogni italiano che andrà da loro. Ma Iosa rassicura: «è falso, giuridicamente e tecnicamente. I bielorussi sanno bene la lontananza tra le legislazioni scolastiche dei due paesi. Non c’è alcun legame numerico tra studenti bielorussi in Italia e viceversa». Usare il termine «scambi» quindi è un obbligo dovuto al fatto che la Bielorussia non fa parte di alcun sistema di equivalenza dei titoli di studio. Ora, gli scambi dovrebbero durare poco: qui invece si parla esplicitamente di un «intero anno scolastico (nove mesi)» ed è «un importante e coraggioso risultato». Anche se a dire il vero si era parlato, durante il travagliato iter di questo accordo, di un intero ciclo di studi.

Sì anche agli orfani
Saranno ammessi agli scambi i ragazzi over 14, a partire dalla classe 9° bielorussa e della secondaria di secondo grado italiana. I ragazzini bielorussi dovranno venire in gruppo (anche piccoli, di 3-5 persone, dice l’Avib) e con un accompagnatore (anch’esso a carico delle famiglie). E questi sono gli aspetti più “duri” dell’accordo rispetto alle aspettative e alle speranze delle famiglie italiane. In compenso però sono sparite due altre condizione su cui i bielorussi parevano intenzionati a non cedere: ospitare i ragazzi in convitto ed escludere gli orfani. I ragazzi potranno soggiornare in famiglia (che garantisce vitto e alloggio agli studenti) e anche gli orfani possono partecipare, con il solo assenso del titolare della patria potestà, ovvero in genere del direttore della scuola. Previsto in ogni caso un raccordo con i servizi sociali comunali italiani.

Le scuole
I veri soggetti in dialogo sono le scuole. E decisivo diventa il “progetto scolastico” per il singolo ragazzo, che la scuola italiana presenterà alla scuola bielorussa e su cui questa poi darà l’ok per lo scambio. Un punto delicato, ma su cui quantomeno è stata ridotta praticamente a zero la burocrazia. Il Miur infatti ha comunicato che i progetti elaborati «potranno essere inviati – tramite posta elettronica certificata (dgainternazionali@postacert.istruzione.it) – a questa Direzione Generale per gli Affari Internazionali che procederà al loro inoltro al Ministero bielorusso tramite i normali canali diplomatici». Secondo Avib non serve neppure allegare la traduzione in russo.


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