Mondo

Aibi: stop agli spot

La proposta di AiBi per riportare il settore alla sua essenza

di Redazione

Vietare gli investimenti pubblicitari per il sostegno a distanza. È la propsta di Aibi, che durante la sua Settimana delle famiglie di Ai.Bi., in corso, ha parlato anche della crisi del sostegno a distanza. Il quadro delineato non è confortante: stanno sempre più diminuendo i sostenitori: è noto che le spese di solidarietà sono le prime ad essere tagliate.

In questo quadro c'è un altro dato di fatto: «la corsa, scatenata negli ultimi tempi, per rastrellare sostenitori, facendo leva su investimenti pubblicitari sempre più ingenti: spot, réclame e messaggi promozionali in onda sugli spazi acquistati da radio e televisioni, inserzioni e acquisto di pagine sulla stampa, testimonial pagati dalle organizzazioni», dice AiBi.

Ed ecco la proposta: «Se vogliamo salvare il vero sostegno a distanza, quello promosso da organizzazioni non governative ben radicate nel tessuto locale, che si assumano la responsabilità in prima persona delle attività di sostegno a distanza, occorre vietare la possibilità di fare pubblicità su questa forma di aiuto. Il sostegno a distanza non può essere solo una raccolta fondi. Chi raccoglie, deve anche gestire in prima persona. Occorre istituire il divieto di pagare la pubblicità utilizzando i fondi raccolti con i sostenitori  a distanza: il sostegno a distanza non è un prodotto né un detersivo con cui lavarsi la coscienza».

Vuoi accedere all'archivio di VITA?

Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.