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Sanità & Ricerca

Scoprire la dislessia a sei mesi

Al via a Bosisio Parino uno studio su 50 neonati di sei mesi, finanziato con il 5 per mille: dal loro udito e della loro vista elementi predittivi per futuri problemi di linguaggio

di Redazione

Scoprire la dislessia a sei mesi d’età. È la sfida raccolta dai ricercatori dell’IRCCS Medea La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, che hanno avviato una ricerca sui segnali precoci dei disturbi del linguaggio e della comunicazione, indagando e confrontando le componenti ambientali (informazioni relative alla gravidanza, al parto, ai primi mesi di vita), il rischio genetico e i dati comportamentali e neurofisiologici in bambini molto piccoli. Il progetto è stato avviato grazie al contributo del Rotary Club di Lecco in collaborazione con il Rotary Club Le Grigne e verrà realizzato grazie ai fondi del 5 per mille destinati alla ricerca sanitaria dell’IRCCS Medea – La Nostra Famiglia.

 

Le premesse scientifiche
Gli studi più recenti mostrano che le abilità di elaborazione acustica e di orientamento dell’attenzione nello spazio, anche in bambini molto piccoli, sono indicative delle successive capacità di comunicazione, di linguaggio e di lettura. Un numero crescente di evidenze sperimentali ha dimostrato che i meccanismi di elaborazione acustica hanno un ruolo cruciale nello sviluppo di disturbi del linguaggio e dislessia evolutiva: i bambini con dislessia hanno infatti difficoltà nell’elaborazione di alcune caratteristiche dei suoni, come ampiezza, frequenza e durata.

Nel laboratorio statunitense della Rutgers University, New Jersey, USA, dove si sono formati i ricercatori del Medea che porteranno avanti il progetto in Italia, queste anomalie sono state individuate anche in neonati a rischio familiare per questi disturbi e sono risultate predittive delle abilità linguistiche in età prescolare e delle abilità di lettura in età scolare. Inoltre, proprio un’équipe di ricercatori del Medea ha appena dimostrato (Current Biology, aprile 2012) che i bambini con problemi di attenzione spaziale visiva sono gli stessi che poi con grande probabilità svilupperanno la dislessia evolutiva. Altri studi hanno invece riscontrato anomalie nei meccanismi di orientamento spaziale nei bambini affetti da disturbi dello spettro autistico.
 

Lo studio in partenza
Lo studio verrà condotto su 50 neonati di sei mesi, differenziati per la presenza o assenza di rischio familiare per disturbi della comunicazione indagati. Il reclutamento avverrà tramite il bacino di pazienti in carico presso l’Unità di Psicopatologia dello Sviluppo dell’IRCCS Medea di Bosisio Parini (figli e fratelli dei pazienti) e con la collaborazione, in via di perfezionamento, con il Dipartimento Materno-Infantile dell’Azienda Ospedaliera di Carate, Desio e Vimercate e dell’Ospedale Manzoni di Lecco. Le informazioni raccolte consentiranno di indagare l’effetto delle componenti ambientali e genetiche sulle prestazioni comportamentali e neurofisiologiche e di costituire il primo campione italiano di neonati a rischio per disturbi del linguaggio e della comunicazione.
«Per la prima volta le abilità di elaborazione acustica e di attenzione spaziale visiva verranno analizzate tenendo in considerazione i fattori ambientali e genetici di questi bambini», sottolinea il responsabile della ricerca in psicopatologia Massimo Molteni. «Inoltre, individuare segnali di rischio così precoci ci consentirà di pensare a programmi di aiuto tempestivi e mirati anche in bambini molto piccoli».
 


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