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Sostenibilità sociale e ambientale

Ilva di Taranto: è una guerra tra poveri

Su Vita di settembre il sociologo Aldo Bonomi entra nel merito del conflitto tra lavoro e sicurezza delle comunità. A partire da un'inchiesta su un modello virtuoso: la battaglia (vinta) da Casale Monferrato contro l'Eternit.

di Redazione

Quella di Taranto? È «una guerra tra poveri». Che «coinvolge la comunità locale, causando quelle profonde lacerazioni tra chi si schiera sulle ragioni del lavoro e chi invece su quelle della salute. È una dinamica non inedita, basti pensare alla Val di Susa, spaccata tra la visione antagonistica dei no-Tav e quella aperta al capitalismo delle reti». È un affondo a tutto tondo quello proposto dal sociologo Aldo Bonomi sul numero di Vita di settembre (in edicola da venerdì 7).

Bonomi prende spunto dall'inchiesta svolta da Vita a Casale Monferrato, città martoriata dal dramma Eternit  che è riuscita a imporsi alle logiche del business attivando una forte "risposta di comunità", per portare l'attenzione sui altri contesti italiani in cui la disperazione per una lavoro sempre più sfuggente si scontra con l sicurezza e la salute di tutti. Dei quartieri, delle città che convivono da decenni con le fabbriche killer.

Messa in ombra dalle più recenti vicende di conflitto tra comunità e lavoro (che non c'è), dall'Alcoa ai minatori di Nuraxi Figus, la vicenda delle acciaierie "mortali" di Taranto resta accesa: un conflitto ancora insanabile tra i tarantini che difendono il loro posto di lavoro "nonostante tutto", e altri tarantini che lottano per la salute loro e dei propri figli.

Come uscire da questo muro contro muro in cui tutti rischiano di perderci? Una risposta virtuosa arriva appunto da Casale Monferrato, dove dopo decenni di morti silenziose (anche in questo caso, tumore) causate dal "materiale maledetto", e la messa nell'angolo delle timide voci che segnalavano l'allarme, finalmente la comunità si è unita. Ha preso coscienza del baratro che si stava scavando. E ha trovato una risposta condivisa e vincente, culminata nel processo che – lo scorso mese di maggio – ha visto la condanna del magnate svizzero Schmideyni, proprietario del colosso multinazionale. Vita è andata a conoscere e intervistare i protagonisti di questa vittoria storica.

Una risposta potente perché condivisa, nata dall'azione di un movimento di base sempre più ampio e dalla capacità di attivazione di un'associazione che ha saputo conquistare, con le proprie ragioni, l'intera comunità cittadina. «A Casale», osserva Bonomi, «la comunità si è trovta unita e si è organizzata per una grande causa ex-post; a Taranto ci si trova ad affrontare una situazione in itinere, quindi strettamente più conflittuale e complicata. Ma resta sullo sfondo una grande questione: che cos'è in un contesto come questo il bene comune?»

Leggi l'inchiesta completa, e l'approfondimento di Aldo Bonomi su Vita di settembre, in edicola e nelle librerie Feltrinelli.


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