Sostenibilità sociale e ambientale

Biocarburanti, l’Europa tira il freno

La Commissione annuncia l'introduzione di un tetto alla produzione. Action Aid: «Un primo passo, ma non basta ancora»

di Redazione

La Commissione europea ha annunciato l’introduzione di limite del 5% sui biocarburanti realizzati a partire da  prodotti agricoli alimentari sul totale del 10% nel target sulle rinnovabili per il settore dei trasporti previsto per il 2020. «E’ una notizia positiva che premia l’impegno di associazioni come la nostra che da tempo denunciano le politiche europee in favore dei biocarburanti», ha commentato Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia.


Questo è contenuto in una proposta di riforma delle Direttive sulle Energie Rinnovabili (RED) e sulla qualità dei carburanti (FQD) la cui finalità è l’introduzione all’interno del conteggio dei livelli di emissioni derivanti dalla produzione ed utilizzo di biocarburanti anche gli effetti indiretti del cambio di destinazione d’uso dei suoli (fattore ILUC). Ad essere maggiormente colpiti dall’introduzione di questo fattore saranno prodotti quali  l’olio di palma, la soia e la colza da cui si ricava il biodiesel che rappresenta l’80% del consumo di biocarburante in Europa.


«Questo è però solo un passo nella giusta direzione – afferma  De Ponte – e la strada da percorrere è ancora lunga, poiché nella proposta della Commissione vi sono scappatoie che rischiano di limitare l’efficacia della regolamentazione».


Infatti, la proposta, tuttora in negoziato dentro la Commissione, continua a consentire l’utilizzo di prodotti agricoli alimentari nella produzione dei biocarburanti europei, che invece, secondo Action Aid e moltissime altre organizzazioni,  andrebbero banditi definitivamente, in considerazione dell’impatto che stanno causando sul rialzo prezzi del cibo e sull’accesso alla terra per milioni di persone nei Paesi poveri.  Inoltre, l’eliminazione dei sussidi ai biocarburanti di prima generazione sarebbe prevista a partire dal 2020 e non, come è necessario, da subito. «Per far fronte ad obiettivi ambiziosi di sostituzione di energia derivante da fonti fossili con rinnovabili nel settore dei trasporti, si spostano quote enormi di produzione agricola da fini alimentari a quelli energetici  contribuendo così al rialzo dei prezzi. L’Unione Europea non dovrebbe permettere che il cibo finisca nei serbatoi delle nostre macchine», afferma De Ponte.


Istituzioni internazionali come la FAO o la Banca mondiale hanno riconosciuto l’evidente impatto che i biocarburanti provocano sulla disponibilità di cibo e terra. A seguito di questo aumento di consapevolezza, Paesi come la Francia, ad esempio,  in linea ed con le attuali decisioni della Commissione, hanno di recente annunciato di voler limitare l'utilizzo di biocarburanti provenienti da coltivazioni alimentari. «Il nostro Paese oltre a ribadire che il futuro dei biocarburanti è di seconda generazione, non fa niente per limitare effettivamente l’utilizzo di prodotti agricoli alimentari. È il momento  che il governo giochi finalmente un ruolo propositivo in questa partita adottando scelte coraggiose che possano essere da esempio per tutti gli altri Paesi membri» afferma De Ponte.


Le dichiarazioni congiunte rilasciate dal Commissario all’energia Günther Oettinger e da quello al clima Connie Hedegaard sulla volontà di mantenere la proposta di limite al 5% sull’utilizzo di biocarburanti di prima generazione evitando un compromesso al ribasso fortemente voluto dalle lobby dei biocarburanti è un segnale positivo, secondo Action Aid. Una volta che la Commissione uscirà con la proposta definitiva, la palla passerà al Parlamento ed al Consiglio europeo. «Facciamo fin da ora appello al nostro governo – in particolare il Ministro per lo sviluppo economico, Corrado Passera e a quello all’ambiente, Corrado Clini –  ai Parlamentari italiani ed europei affinché prendano finalmente in seria considerazione i rischi dell’attuale politica europea in materia di biocombustibili e lavorino insieme alla società civile  nella direzione di una loro effettiva sostenibilità sociale e ambientale», conclude De Ponte.
 


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