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Economia & Impresa sociale 

Sintesi della Relazione di Azzi all’assemblea di Federcasse

Si è svolta a Roma l’Assemblea 2012 di Federcasse, l’Associazione delle 400 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali italiane. Ecco la relazione del presidente Alessando Azzi

di Redazione

Lo scenario. Un passaggio d’epoca

“Lo scenario che fa da sfondo al nostro decidere e al nostro agire quotidiano va letto con realismo severo. Ma non c’è spazio per grigiore e smarrimento. E’  nelle difficoltà che emerge l’ingegno, che trova spazio la spinta a cambiare, che si mettono in campo energie sopite, nascoste, insospettabili Anche il tempo della crisi può, dunque, essere un kairòs, un momento opportuno.

Il Credito Cooperativo respira al ritmo del Paese. Ne esprime le difficoltà e gli elementi di forza. Ne rivela le straordinarie capacità di innovazione e di risposta di fronte alle emergenze e ai rischi di coesione sociale.

Tra la civiltà dei borghi dalla quale le Banche di Credito Cooperativo e le Casse Rurali sono gemmate, e nella quale sono state motori e protagoniste di crescita, e la civiltà della rete che dilata gli spazi potenzialmente annullando ogni barriera anche temporale, le nostre aziende sono chiamate a dare senso, a “fare connessione”. Di connessione e comunità ha bisogno l’Italia per scuotersi, per non attenuare la tensione riformista, per affrontare il dramma delle diseguaglianze crescenti, per contribuire a quegli Stati Uniti d’Europa sempre più indispensabili. Ma non scontati. Che anzi richiedono equilibri nuovi tra sovranità e solidarietà, unità e rispetto delle diversità – anche imprenditoriali, anche nel fare banca – nei singoli commi di ogni direttiva e non solo nei preamboli e nelle affermazioni di principio.

In questa fase di cambiamento c’è bisogno di Politica e di Cultura. Scritte e interpretate al maiuscolo. Due sfide interconnesse ci interrogano: la prima, ricomporre, come italiani, forze rappresentative delle migliori espressioni della società civile. Senza lasciare il passo ai populismi. E senza perdere occasioni di sviluppo e rilancio ormai cruciali. La seconda, affrontare, come europei, la costruzione di un’idea e di una realtà di Europa necessariamente federale, capace di esprimere la propria personalità originale e di orientare lo sviluppo del pianeta su basi di sobrietà, sostenibilità, equità.

 

Regole del gioco

“Le regole del gioco condizionano in modo forte ogni forma di interazione in un mercato già decisamente regolamentato come quello bancario.

Negli ultimi anni il settore è stato sottoposto ad una frenetica produzione regolamentare, i cui effetti sono ancora incerti in termini di efficacia preventiva di nuove crisi sistemiche, mentre sono certi in termini di appesantimento delle attività di adeguamento”.

Il Credito Cooperativo ha chiesto e continuerà a chiedere che nel futuro Testo Unico Bancario Europeo si riservi, come già avviene in quello nazionale, un ambito specifico alle banche cooperative”.

2.1  Sulla vigilanza unica bancaria

“La titolarità ultima del nuovo sistema di vigilanza sarà in capo alla BCE ma vediamo con favore l’ipotesi di creare strumenti normativi che assicurino un certo grado di decentramento da parte della Banca Centrale Europea delle responsabilità decisionali. Per le piccole banche non riteniamo sensato che alle Autorità Nazionali resti solo un ruolo di “assistenza” a favore della BCE per la preparazione e attuazione delle decisioni”.

 

Su Basilea 3

“Nelle prossime settimane verranno definitivamente approvati a Bruxelles i due provvedimenti (una Direttiva e un Regolamento) che recepiranno nell’Unione Europea i contenuti di Basilea 3.

Continuiamo a seguire, anche insieme all’Abi, a Confcooperative e a tutte le organizzazioni imprenditoriali, l’evoluzione del “supporting factor” per le PMI (ovvero la più favorevole ponderazione per i crediti alle piccole imprese, che sarebbe paradossale l’Italia non sostenesse, data la struttura del nostro sistema produttivo) e a presidiare (con l’Associazione delle banche cooperative europee) il delicato compromesso raggiunto sul trattamento delle azioni cooperative.

Basilea 3, non possiamo dimenticarlo, pur essendo stata concepita per le banche aventi operatività transnazionale, sarà tuttavia applicabile a tutte le banche, incluse le BCC. Ci allarma la presa di posizione della Federal Reserve sul rinvio dell’applicazione di questa normativa negli Usa. Proprio negli Usa, il Paese dove la crisi finanziaria del 2007 ha preso il via. Ciò apre la possibilità di effettuare arbitraggi regolamentari tra intere aree monetarie con il rischio di creare squilibri, a tutto svantaggio dell’industria bancaria europea.

La specificità cooperativa, vista in termini di modello societario e assetto organizzativo a rete, deve essere adeguatamente considerata anche quando si trattano temi quali governance, sistemi di controllo interno, politiche di outsourcing e norme sulla concorrenza“.

 

La situazione del Credito Cooperativo: i dati di sistema

Al 30 giugno 2012 operavano in Italia  403  Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali, con   4.440  sportelli  (+ 0,8%, pari al 13,3% degli sportelli bancari italiani). Hanno una presenza diretta in 2.711 Comuni ed in 101 delle attuali Province. I soci sono 1.112.000 (+ 3,5%;  + 15% nel triennio 2009-2012). I dipendenti 37.000 (+ 2,8%).

La raccolta diretta è di  152 miliardi (+ 8% nel triennio 2009 – 2012); la raccolta complessiva  (da banche e clientela + obbl.) è pari a  179  miliardi  (+ 14,1 %). La quota di mercato della raccolta diretta delle BCC è dell’8,4%

Gli impieghi sono pari a 138 miliardi (+ 15% nel triennio 2009 – 2012). Salgono a 151 miliardi se si comprendono anche gli impieghi delle banche di secondo livello del sistema). La quota di mercato degli impieghi delle BCC è del 7,9%.

Degli impieghi, 102 miliardi sono erogati alle imprese. La quota di mercato delle BCC per questa tipologia di prestito è del 10,4%.

Gli impieghi erogati dalle BCC italiane rappresentano il 22,4% del totale dei crediti alle imprese artigiane, il 18% alle imprese agricole; il 15% del totale dei crediti alle istituzioni del non profit;  l’8,5% alle famiglie consumatrici, l’8,4% delle società non finanziarie 

Il patrimonio (capitale e riserve) di sistema è di  19,7 miliardi (+1,3%; + 7,5% nel triennio 2009 – 2012). Il Tier 1 ratio ed il coefficiente patrimoniale delle BCC sono pari, rispettivamente, al 14,3 ed al 15,3%.

 

I vantaggi del Fondo di Garanzia Istituzionale (FGI), opportunità imperdibile

 “A seguito dell’approvazione dello Statuto da parte della Banca d’Italia, il Fondo di Garanzia Istituzionale (FGI) non è più un progetto, ma ha avviato la propria fase di test operativo (user test). Conduce oggi la sua attività in via sperimentale e continua a lavorare per ottenere quanto prima la piena autorizzazione ai sensi della Direttiva 48/2006. Tale norma stabilisce vantaggi per le singole banche cooperative che partecipino ad un “network bancario” orizzontale e che aderiscano ad uno Schema di Protezione Istituzionale, quale appunto è il FGI.

Sono 390 le BCC-CR che hanno deliberato l’autorizzazione al trattamento delle proprie informazioni da parte del Fondo rendendo possibile l’attivazione delle nuove metodologie di monitoraggio e classificazione dei rischi.

Il FGI, oltre a ottenere vantaggi commerciali e di mercato per le aderenti, consentirà nel medio termine di modernizzare la mutualità di sistema, aumentando la capacità di prevenzione delle situazioni di criticità.

Il Fondo di Garanzia Istituzionale induce una serie di miglioramenti su tutta la filiera del Credito Cooperativo: BCC (salvaguardandone l’autonomia responsabile); Federazioni locali (potenziandone le responsabilità e rendendole protagoniste di un processo di costante miglioramento della qualità di alcuni servizi alle BCC associate); banche di secondo livello (favorendo una maggiore collaborazione) e organismi nazionali del sistema (che devono introdurre e formare nuovi profili competenziali).

Tra i diversi effetti positivi che già possiamo apprezzare in questa fase di avvio del FGI, va segnalata la prossima chiusura del “Cantiere QAR – Quality Assurance Review”, in base al quale il sistema di internal audit del Credito Cooperativo otterrà una certificazione da un soggetto terzo e sulla base di standard internazionali. I benefici si trasmetteranno alle basi sociali e alla clientela delle nostre banche, offrendo un rilevante contributo alla stabilità dell’industria bancaria italiana ed europea.

 

Conclusioni

“Il futuro è come il patrimonio delle nostre cooperative bancarie. Indivisibile. Ci si salva solo insieme. Il cooperatore conosce questa verità. E in questo 2012 ce lo ha ricordato l’insegnamento di Giuseppe Toniolo che riassumeva i tre “supremi doveri” ai quali deve obbedire l’esercizio del credito: la moralità, poiché si poggia sulla fiducia; la giustizia distributiva, perché i compensi percepiti da chi offre il credito non devono danneggiare i diritti di colui che riceve il prestito; la utilità generale: il credito miri al benessere pubblico, svolgendo una funzione sociale”.

“Sono i tempi in cui servono i tessitori sociali, i corpi intermedi tra Stato e mercato, quelle organizzazioni in grado di coniugare efficienza imprenditoriale ed efficacia sociale. E’ proprio materia per cooperatori. La cooperazione è duttile, sa adattare le forme imprenditoriali ai mutevoli contesti e bisogni. Dunque tocca a noi. Tocca anche a noi”.

“Occorre non solo continuare a risanare. Ma occorre anche investire, promuovendo la partecipazione delle persone e di chi fa impresa. Vogliamo continuare a dare il nostro contributo a costruire l’Italia che torna a testa alta in Europa e nel mondo. Portandovi la traduzione moderna del linguaggio dei borghi. Ovvero, la consapevolezza: delle difficoltà, ma anche delle potenzialità. La faticosa coerenza: negli impegni, nei principi, nelle responsabilità. La coesione: unico cemento che rende solide le costruzioni. Il tutto nutrito da quello “spirito” semplicemente indispensabile che animò Wollemborg nel fondare ormai 130 anni fa la prima Cassa Rurale italiana, nel 1883 a Loreggia”.

 


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