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Laurea ad honorem al primo obiettore

L'Università di Pisa dedica a Pietro Pinna l'importante riconoscimento. Ecco le parole di Pierluigi Consorti, professore di Giurisprudenza ed ex presidente del Comitato di difesa civile non armata e nonviolenta, che ne spiega le motivazioni

di Pierluigi Consorti

I Corsi di laurea in Scienze per la pace dell’Università di Pisa, sollecitati da esponenti del mondo nonviolento italiano, venerdì 23 novembre 2012 hanno deliberato di avviare l’iter per il conferimento della laurea honoris causa a Pietro Pinna, il primo che obiettò alla chiamata alle armi non per motivi strettamente religiosi (in precedenza solo i testimoni di Geova rifiutavano con regolarità l’arruolamento). Per questo “rifiuto di obbedienza” Pinna fu messo agli arresti e scontò una prima pena di otto mesi, al termine della quale fu nuovamente chiamato alle armi. Si innescò così una paradossale spirale di condanne, perché scontare la pena non significava assolvere l’obbligo militare. Alla seconda cartolina precetto seguì un altro rifiuto ed una seconda condanna, stavolta di dieci mesi; uscito di prigione gli venne proposto di svolgere il servizio militare come scrivano: ancora un rifiuto e ancora una condanna. L’amnistia indetta per l’Anno Santo lo trovò in carcere. Ovviamente Pinna rifiutò il condono, ma fu ugualmente obbligato a lasciare il carcere. Mandato quindi a Bari rinnovò l’obiezione, ma questa volta il medico militare gli riscontrò una inesistente «nevrosi cardiaca» per cui fu riformato e congedato.

Pinna non è stato il primo obiettore di coscienza, né fu il primo ad andare in carcere per questa ragione. Fu tuttavia il primo a motivare il suo rifiuto ispirandosi al pensiero nonviolento di Aldo Capitini (già segretario della Scuola normale superiore di Pisa) e agli ideali morali che egli chiamava i «principi della nonviolenza e della non-menzogna». In questo modo allargò la platea di quanti volevano testimoniare con ragioni politiche – e persino patriottiche, dato che non si sarebbero sottratti a svolgere un servizio civile alternativo – la scelta di non imbracciare le armi. La sua presa di posizione ebbe un forte impatto nell’opinione pubblica nazionale ed internazionale. Scoppiò un caso e molti cominciarono a chiedere l’approvazione di una legge che consentisse l’obiezione di coscienza al servizio militare. La sua testimonianza ebbe successo: altri seguirono il suo esempio e si arrivò al riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza (nel 1972 concesso come beneficio e nel 1990 riconosciuto come diritto).

Dopo Capitini, Pinna è stata la persona più rappresentativa del movimento nonviolento italiano: si è dedicato completamente al lavoro di diffusione della logica della nonviolenza rallentando solo negli anni più recenti a causa dell’età e di una salute malferma. A 40 anni dall’approvazione della prima legge italiana e a dieci anni dall’avvio dei Corsi di laurea in Scienze per la pace a Pisa, con la proposta di attribuire al «primo obiettore italiano» la laurea honoris causa in Scienze per la pace, i docenti pisani intendono anche assumere l’impegno di continuare a testimoniare con coraggio e audacia la scelta di costruire la pace con strumenti pacifici nel mondo universitario e della cultura.


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