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Donazioni in caduta libera

Allarme per il fund raising britannico. Il rapporto sulle donazioni rivela un crollo del 20% nell’ultimo anno. 2,3 miliardi di sterline in meno per le non-profit

di Ottavia Spaggiari

 

Il più grosso shock degli ultimi tempi.  E’ così che Stephen Cook, direttore di Third Sector, il magazine di riferimento del terzo settore britannico, ha definito il rapporto annuale sulle donazioni al non-profit nel Regno Unito, UK Giving, pubblicato la scorsa settimana dal National Council for Voluntary Organizations e dalla Charities Aid Foundation.

Cook non è l’unico ad essere rimasto scioccato. Il rapporto sull’andamento delle donazioni ha tracciato un quadro allarmante, che ha colto impreparate le stesse non-profit britanniche. Secondo il rapporto infatti, le donazioni sono crollate complessivamente del 20% nell’ultimo anno, registrando 2,3 miliardi di sterline in meno, rispetto al 2011.  Una cifra impressionante che ha sollevato il dibattito all’interno delle associazione e che ha fatto tremare diversi responsabili del fund raising. Molti gli scettici ad aver messo in discussione l’attendibilità del rapporto.

Il metodo di ricerca utilizzato da UK Giving si basa sull’analisi di un campione ristretto della popolazione ma, come ha sottolineato Cook, nel suo editoriale, “le associazioni farebbero meglio a non ignorare simili dati, poiché sono certamente indicativi di una tendenza preoccupante per il terzo settore”.  Secondo UK Giving, nell’ultimo anno, la percentuale delle persone che hanno effettuato donazioni mensili è diminuita del 3%, passando dal 58% al 55%. La media della donazione mensile è passata negli ultimi 3 anni da 12 a 10 sterline.

Le organizzazioni che hanno attirato il maggior numero di donatori sono state quelle operanti nella ricerca medica, seguite dalle associazioni attive in ambito ospedaliero. Al terzo posto, invece, le non-profit dedicate all’infanzia e all’adolescenza. In media, le iniziative di carattere religioso hanno raccolto le donazioni più ingenti, con contributi mensili intorno alle 20 sterline, rappresentando il 17% del totale di donazioni annue.

I contributi al non-profit tendono a seguire i trend economici e l’anno che volge al termine non è stato semplice, nemmeno per il Regno Unito, eppure, come ha sottolineato Cook, i dati negativissimi emersi dal rapporto non rispecchiano la seppur critica situazione economica del paese. Per questo la National Council for Voluntary Organizations e la Charities Aid Foundation hanno lanciato una campagna per  invitare al sostegno delle organizzazioni britanniche. Si chiama Back Britain’s Charities e intende stimolare il governo, le imprese private e i cittadini a contribuire in modo più concreto. Un appello che risulta come una sfida anche per il ricco ma frastagliato terzo settore britannico dove le associazioni fanno ancora fatica ad investire in una campagna condivisa.

“Si preferisce ancora dire donate a noi, piuttosto che “donate a tutti noi”.  Ha Scritto Cook.  Eppure i dati emersi dal rapporto delineano una situazione preoccupante che, per essere affrontata, necessita di uno sforzo condiviso. “Bisogna investire nella campagna, informare le persone del declino delle donazioni e dell’impatto deleterio che questo avrà sulla società. Se non lo facciamo, come si può pensare che potranno migliorare le cose? “ 


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