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Imu e Iva al non profit, l’Europa non c’entra nulla

Da Bruxelles e Strasburgo nessuna sollecitazione a modificare la fiscalità del non profit italiano. «Al contrario stiamo ragionando su come proteggere le specificità europee nei contronti degli altri Stati al di là della normativa sulla concorrenza»

di Redazione

Quando si parla delle cancellazioni alle agevolazioni fiscali per il terzo settore (nelle due varianti dell’Imu per gli enti non profit o dell’iva per le cooperative sociali) il ritornello è sempre quello: «ce lo chiede l’Europa, non possiamo fare altrimenti, il privato sociale deve pagare come tutti gli altri». Un refrain diventato assordante in questi mesi. Ma è proprio vero che a Bruxelles e dintorni stiano tutti con i fucili spianati contro il Terzo settore made in Italy?

Vita.it in realtà ha scoperto che le cose non stanno esattamente così e che anzi in Europa i termini della questione sono posti in modo ben diverso. Come testimonia in questa intervista Patrizia Toia, parlamentare europea dal 2004 nel Gruppo Progressista di Socialisti e Democratici nonché membro della Commissione Occupazione e Affari Sociali.

Onorevole, che aria si respira a Strasburgo rispetto al dibattito italiano sulla tassazione alle non profit?
Da quello che vedo io non c’è nessuna caccia alle streghe, al contrario.

Cosa intende?
Più che di procedure di infrazione il confronto è aperto a 360 gradi su come “proteggere” le specificità europee nei confronti degli stati del resto del mondo. Di fatto è un superamento sostanziale della libera concorrenza come unico principio ispiratore della regolamentazione europea. Tanto è vero che sui temi che più ci stanno a cuore si parla sempre di più di impresa sociale.

E poi c’è la Bolkestein che ha precisato che i servizi socio-sanitari vanno esclusi dal perimetro del mercato e della sua regolamentazione…
In effetti l’applicazione di questo principio al non profit italiano apre degli spazi di discussione non ancora esplorati. Da parte mia mi impegnerò perché il dibattito sia il più ricco e il più partecipato possibile. E per questo qualsiasi contributo che mi arrivi dall’Italia è il benvenuto.

Insomma in Europa non ci sono cecchini pronti a impallinare le nostre onp?
Non mi risulta proprio. In questo momento qui da noi il dubbio regna sovrano. L’Europa si deve chiarire le idee. Nessuna decisione è stata presa.


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