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Volontariato e impresa sociale: una citazione nell’agenda Monti

L'Agenda nomina (una volta) volontariato e impresa sociale e nel welfare punta su nuovo Isee e reddito di sostentamento minimo

di Sara De Carli

Il professor Monti ha inviato il suo primo tweet ieri sera poco dopo le 22, a poco meno di 2mila followers. Nella sua agenda, già famosa prima ancora di essere scritta, nomina “Volontariato” e “Impresa sociale”. Troppo poco perché queste parole di guadagnino un posto nella “word cloud” dell’#agenda Monti (l’ottima @tigella ne aveva postata una già ieri sera, pic.twitter.com/p4Mt3hKT), che vede primeggiare su tutto l’es muss sein (bisogna/essere/deve/serve) e in cui parole come famiglia, formazione, giovani, sviluppo, sociali compaiono comunque in corpo minuscolo e ai margini.

Volontariato e impresa sociale compaiono nel capitolo “Un welfare per il nostro tempo”, alla pagina 18 di 20. Capitolo breve, vago e dove mischia di tutto un po'. Lì Monti dice che «l’Europa non è nemica del welfare» e che «lo Stato sociale è il cuore dello stato sociale europeo». Però l’Europa «ci impone di capire che il modello che abbiamo costruito si sta incrinando sotto il peso del cambiamento demografico e della sempre più difficile sostenibilità finanziaria». La strada? «provare a rendere il sistema più razionale e aperto all’innovazione». C’è un cenno alla sanità, con l’invito a non contrapporre sanità pubblica e privata, sulla non autosufficienza (vergognosamente trattata nel governo Monti), per cui si auspica un potenziamento dell’assistenza domiciliare e si lancia «un vero e proprio piano». Qui il cenno ai volontari e all’impresa sociale (comunque positivo, riconosce un modello). Dice così Monti: «bisogna riconoscere e valorizzare il ruolo del volontariato, un mondo vastissimo che spesso incontriamo senza neppure riconoscerlo e che svolge funzioni preziose non solo nel campo dell’assistenza ma anche dell’educazione, della formazione degli adulti, nello stimolo culturale. In Italia è cresciuto in questi anni un modello di impresa sociale molto avanzato e che anche in Europa è guardato con interesse». Stop.

Nel capitolo sul welfare, Monti sembra pendere dal progetto del sottosegretario Guerra. Cita cioè come cardini del welfare da venire oltre al non meglio definito piano per la non autosufficienza, la riforma dell’Isee e la nuova social card, base in prospettiva per uno strumento di reddito di sostentamento minimo. Ecco i passaggi: «Bisogna sempre più potenziare l’assistenza domiciliare dei parzialmente sufficienti e dei non autosufficienti, una soluzione che permette di coniugare risparmi di spesa e una migliore condizione del paziente. E dare attuazione alla riforma dell’Isee per rendere più obiettivo e trasparente l’accesso alle prestazioni agevolate di oltre 20 milioni di italiani, con una particolare attenzione alle famiglie numerose e a quelle con figli molto piccoli. Senza dimenticare che la sanità e la sicurezza sociale sono la più grande industria di servizi del Paese: promuoverla significa anche sostenere la crescita e l’innovazione».

Sul rischio di esclusione sociale e povertà, si dice che «il Governo ha completamente ridisegnato la social card, trasformandola in un vero strumento di inclusione attiva nella società, con servizi legati all’effetiva ricerca di lavoro o inserimenti in attività organizzate a livello locale. È un’esperienza che dovrebbe essere geenralizzata studiando come creare un reddito di sostentamento minimo, condizionato alla partecipazione a misure di formazione e inserimento professionale». Due cose, nuova Isee e nuova social card, su cui il sottosegretario Guerra ha puntato fin dall’inizio del suo lavoro al Governo: perché non sono ancora nate?

Infine, un cenno ai servizi sociali territoriali, «che hanno sofferto nella stretta della finanza pubblica: devono essere riconosciuti nella loro importanza fondamentale, trovando una soluzione di finanziamento strutturale e di lungo periodo».

 


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