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Don Colmegna: il mio digiuno per Anna

Il prete milanese in sciopero della fame per una donna rom con tre figli finita in cella per un reato di “accattonaggio con minore” risalente al 2006

di Redazione

Anna (nome di fantasia ndr), ragazza rom, era riuscita a recuperare. Nel 2006, toccato il fondo per il fermo delle autorità che l'avevano sorpresa a chiedere l'elemosina in metropolitana a Milano con uno dei suoi tre figli, si era rivolta alla Casa della Carità di Don Virginio Colmegna. Da lì aveva cominciato un percorso che l'ha portata ad avere un proprio domicilio, un lavoro presso un uomo molto noto della città meneghina e a mandare i suoi tre figli a scuola, dove per altro eccellono. Nel 2013, dopo 7 anni, i carabinieri le bussano alla porta e l'arrestano. Il reato è sempre quello “accattonaggio con minore”, con l'aggravante della irreperibilità.

«È una vergogna», sbotta subito don Colmegna raggiunto al telefono, «non è mai stata irreperibile. Dal 2006 al 2010 è stata domiciliata alla Casa della Carità, poi ha trovato una casa propria».

Il prete ha deciso di fare lo sciopero della fame, «digiuno finché non esce. Non è una protesta solo per Anna, ma contro i carceri italiani in generale. Altro che balle: il sovraffollamento è dovuto al fatto che in galera ci sono centinaia di persone che non dovrebbero starci. Come questa ragazza rumena di 27 anni. Tutta gente che dovrebbe intraprendere percorsi di riabilitazione. Oggi il carcere serve solo a rompere e rovinare queste belle storie di recupero».

Il reato di “accattonaggio” è stato abrogato nel 1995 dalla Corte Costituzionale. È rimasto esclusivamente il reato di “accattonaggio con minore” che porta a pene fino ai 3 anni di carcere. «Che Paese siamo», si chiede indignato Colmegna, «se ci accaniamo sui questi poveri cristi? Abbiamo bisogno di una Giustizia più giusta e di carceri più umani».

«Anche per questo», conclude il prete, «ho cominciato questa protesta nell'ambito della grossa iniziativa che ci vede protagonisti come Casa della Carità, su carcere e diritti».


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