Famiglia & Minori

Parte la banca dati dei minori adottabili

Dopo undici anni, il ministero firma il decreto che dà il via alla banca dati dei minori adottabili e delle famiglie disponibili. Un modo in più per dare una risposta ai 2300 minori che in Italia attendono una famiglia

di Sara De Carli

Ci sono voluti più di undici anni e alla fine le cose si sono smosse grazie a una sentenza del Tar del Lazio che ha obbligato il Ministero a istituirla, ma finalmente l’Italia ha la Banca Dati dei Minori adottabili. Il Decreto Dirigenziale che istituisce «la Banca Dati dei coniugi aspiranti all'adozione nazionale ed internazionale» è stato firmato il 15 febbraio dal capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile, Caterina Chinnici, e dal direttore generale dei Sistemi Informativi Automatizzati, Daniela Intravaia. La banca dati conterrà nomi e profili dei minori adottabili da un lato e di coppie e singoli disponibili all’adozione dall’altro, in modo da ampliare il campo ma allo stesso tempo velocizzare la ricerca dei genitori più adatti per il singolo bambino: solo in Italia, ricorda Aibi, secondo il recente rapporto del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, sono 2.300 i bambini abbandonati in attesa di adozione (si tratta del 7% dei 29.309 fuori famiglia censiti dal report).
Quella della banca dati, prevista dalla legge 149/2001, è una vittoria che porta la firma di AiBi: sono loro infatti ad aver fatto ricorso al Tar del Lazio, che poi nello scorso ottobre aveva dichiarato inadempiente il Ministero, condannandolo a provvedere entro 90 giorni.
«Siamo comunque in ritardo, ma il decreto c’è», commenta con soddisfazione Marco Griffini, presidente di AiBi, in attesa ora di vedere il decreto. «Qualche timore resta, perché la stessa Chinnici a inizio gennaio aveva in sostanza ammesso che sui 29 tribunali dei minori esistenti in Italia, solo 8 hanno una banca dati e altri 3 la stanno avviando», spiega. Di fatto oggi, quindi, parte una Banca Dati che però per molti tribunali non contiene dati. Più che una costituzione effettiva quindi è l’avvio di un processo.

La banca dati è costituita presso il Dipartimento per la Giustizia Minorile, sarà aggiornata con cadenza trimestrale e l’accesso sarà riservato ai magistrati dei tribunali per i minorenni e delle procure presso i tribunali per i minorenni cui sia attribuita la trattazione dello specifico procedimento di adozione nonché ai magistrati degli altri uffici della giurisdizione minorile autorizzati dal capo dell'ufficio. Manca, rileva Griffini, «l’accesso da parte della Commissione adozioni internazionali, «utile perché nel caso in cui non si trovassero adottanti in Italia si dovrà poter avviare il procedimento di adozione verso l’estero». Una cosa questa, che non è prevista dalla legge 149/2001 «perché mai ci saremmo immaginati, allora, di poter essere paese d’origine di una bambino adottato, ma che certo con i numeri che il ministero ha recentemente messo nero su bianco ha un senso. Senza contare che essendo firmatari della Convenzione dell’Aja siamo anche paese d’origine».

Seppur con ritardo, l’Italia è uno dei primi paesi in Europa ad avviare questa banca dati. Griffini lo dice un po’ sorpreso, e spiega i primi passi del loro prossimo obiettivo: «Stiamo iniziando proprio ora a contattare gli enti di altri Paesi europei, perché una volta che tutti i paesi hanno la loro banca dati nazionale, è facilissimo creare una banca dati che consenta l’adozione europea. Sarebbe una cosa importantissima, perché in Europa i bambini fuori famiglia sono davvero moltissimi».
 


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