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Il non profit che c’è in Grillo

Molti dei neo-eletti grillini hanno un passato (e un presente) di impegno social. Spesso però al di fuori dei grandi network e aprescindere delle rappresentanze tradizionali. I loro ritratti sul numero del mensile in edicola da venerdì. Con l’analisi di Giuseppe De Rita

di Redazione

Secondo Giuseppe De Rita che dalle colonne del numero di Vita in edicola da sabato firma il commento all’inchiesta sulle sorprendenti consonanze fra neo eletti grillino e impegno civile in organizzazioni non profit «la gran parte dei candidati di Grillo si sono formati su lotte locali, e quindi hanno davvero radici dal basso, con competenze messe al servizio delle realtà in cui vivono». Per questo «si sono costruiti il consenso con un lavoro che ha dato loro grande reputazione».

E in effetti a guardali in faccia, ma soprattutto a interloquire con loro sui temi del sociale e del welfare pare proprio così. La più tranchant è la consigliera regionale lombarda nonché ex candidati governatrice Silvana Carcano, che confessa che il suo apprezzamento e la sua grande stima per l'ideologo dell'economia civile Stefano Zamagni. «Un’esperienza di volontariato sociale obbligatorio», sarà invece uno dei perni dell’impegno parlamentare di Manuela Serra, la prima senatrice donna eletta in Sardegna. Naturalmente a cinque stelle. Poi c’è il ligure Paolo Putti, educatore in una cooperativa sociale,  che pensa che il M5S abbia nel dna il non profit e la siciliana Giulia Di Vita che richiama la vecchia Agenzia per il Terzo Settore.

Insomma le consonanze fra galassia non profit e universo grillino sono molto più strette di quanto si potesse immaginare.  Quello che forse manca è un supporto programmatico unitario che sia in grado di far decollare un segmento di società che caratterizza molti curricula degli aderenti al M5S. Per questo Vita in coda al servizio ha proposto anche al Movimento di Grillo e Casaleggio 6 social idee per guadagnare la sesta stella, quella del non profit (vedi le pagine in allegato).
 


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