Rom, donne in prima linea contro le discriminazioni
14 Marzo Mar 2013 1307 14 marzo 2013«Spesso subiscono le conseguenze più pesanti delle politiche di segregazione e sgomberi. Ma sono anche tra le più attive per rivendicare un miglioramento delle condizioni di vita». L'intervento di Carlotta Sami, di Amnesty International
«Spesso subiscono le conseguenze più pesanti delle politiche di segregazione e sgomberi. Ma sono anche tra le più attive per rivendicare un miglioramento delle condizioni di vita». L'intervento di Carlotta Sami, di Amnesty International
Amnesty International è impegnata da anni nella difesa dei diritti delle donne e in una campagna europea contro la discriminazione delle persone rom, inoltre a Gennaio ha lanciato una grande campagna sui Diritti umani in Italia: Ricordati che devi rispondere, www.ricordatichedevirispondere.it . Uno dei 10 punti riguarda proprio i diritti dei rom nel nostro Paese.
Vogliamo mettere insieme questi due temi evidenziando il ruolo, fondamentale, che le donne hanno nell’attivismo per i diritti umani – questo è vero sempre, ed è vero anche per le persone rom, che in Italia e in tutta Europa hanno di fronte a sé un impegnativo cammino di rivendicazione e conquista dei propri diritti.
Un impegno e un attivismo che avrà l’obiettivo di una maggiore rappresentanza, anche politica.
Le informazioni e le analisi sulle quali si basa la nostra campagna europea per i diritti dei rom emergono dalla ricerca sul diritto a un alloggio adeguato e sugli sgomberi forzati che abbiamo svolto in Italia, Francia, Macedonia, Romania, Serbia e Slovenia. L'impatto delle violazioni che i rom subiscono è particolarmente grave per le donne, spesso vittime di discriminazione multipla, a causa del genere e dell’appartenenza etnica, e costrette a sormontare ostacoli altissimi per accedere all’alloggio, all’assistenza sanitaria, all’istruzione e al lavoro.
La loro condizione va a inscriversi infatti in un contesto – quello Europeo – in cui le comunità rom affrontano un sistematico pregiudizio e politiche inadeguate, quando non palesemente discriminatorie, da cui derivano rischi altissimi per i diritti e talvolta la stessa incolumità personale di adulti e bambini.
Fanno parte di questo contesto i frequenti sgomberi forzati, spesso in mancanza di alternative abitative accettabili, e una sistematica difficoltà di accesso a un alloggio adeguato. Milioni di persone rom in Europa sono di fatto costrette a vivere in baraccopoli, senza accesso ad acqua corrente o elettricità, a grande rischio di malattie e senza assistenza sanitaria. Nei casi in cui, durante gli sgomberi, le autorità offrano alloggi alternativi, essi sono spesso costruiti in condizioni molto precarie e privi di servizi essenziali quali l'acqua, il riscaldamento, l’energia elettrica. Ciò ha un particolare impatto sulla vita delle donne rom le quali, a causa del loro ruolo all’interno della comunità, hanno di fatto la responsabilità primaria della cura dei bambini e delle attività domestiche come la pulizia della casa e la cucina.
Alle cattive condizioni abitative si accompagna spesso la collocazione dei rom in campi lontani dai centri abitati, con quanto ne segue in termini di isolamento e segregazione. Secondo le testimonianze di donne rom che i nostri ricercatori hanno raccolto a Roma, ad esempio, una particolare difficoltà deriva dal fatto che i campi siano scarsamente collegati ai quartieri abitati, ai negozi e ai servizi tramite i mezzi pubblici o strade con marciapiedi sicuri su cui camminare. I negozi di generi di prima necessità, i medici e le scuole e strutture per l'infanzia sono difficili da raggiungere e questo rende la vita delle donne rom che li abitano e dei loro bambini ancora più difficile.
La segregazione in aree periferiche isolate rende, inoltre, ancora più difficile la ricerca di un lavoro e può aumentare il rischio di violenza sulle donne e sui loro bambini, perché esse vengono a perdere le proprie reti di sicurezza e solidarietà.
Vivere in insediamenti informali a rischio di sgombero forzato provoca, nel complesso, grande incertezza e sofferenza. La stessa salute psicologica delle donne rom viene segnalata come significativamente peggiore di quella del resto della popolazione femminile dei paesi europei, proprio a causa delle condizioni di vita inadeguate, alloggi disagiati, della povertà e della posizione svantaggiata delle stesse nel loro ambiente domestico.
Amnesty International lavora al fianco delle donne rom che vivono nei campi e negli insediamenti informali in Europa. In molti casi, le donne rom sono impegnate in prima persona nelle campagne di sensibilizzazione per porre fine a sgomberi forzati e alla segregazione, e dovrebbero essere, a nostro avviso, ulteriormente sostenute in questo loro impegno, perché nessun vero cambiamento e miglioramento per i diritti umani è possibile senza un ruolo centrale e determinante delle donne.
Alle donne occorre dare accesso al credito e opportunità di indipendenza economica: solo in questo modo si cancellerà la violenza e sarà possibile garantire ai bambini e alle bambine l’accesso all’istruzione.
Dobbiamo credere nelle enormi potenzialità di queste donne e abbiamo, da loro, molto da imparare.
*direttrice generale di Amnesty International Italia.
Vita Bookazine
Una rivista da leggere e un libro da conservare.