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Economia & Impresa sociale 

La Charity Bank non sarà più una charity

L'istituto britannico la cui mission è finanziare associazioni e imprese sociali cambia statuto per uniformarsi alle nuove regole del credito e aumentare il capitale. Vittoria o sconfitta? Più che altro, una scelta obbligata

di Gabriella Meroni

La Charity Bank inglese smetterà di essere una charity, per diventare qualcosa di "più simile al sistema bancario". L'annuncio è stato dato questa settimana, e segna una svolta per l'istituto di credito britannico, la cui mission è finanziare l'attività di organizzazioni non profit ed imprese sociali. "Le regole finanziarie sono diventate più stringenti", spiega la Charity Bank in un comunicato, "e ci costringono a fare questo passo per essere all'altenzza dei nuovi standard finanziari, deontologici e gestionali".

L'amministratore delegato della banca, Patrick Crawford, ha dichiarato di non essersi sorpreso della decisione, a cui l'istituto è arrivato di concerto con la Charity Commission e la Financial Services Authority, l'istituto di controllo del sistema bancario inglese, che di fatto ha imposto il cambio statutario. "Il nuovo assetto ci permetterà di crescere dai 93 milioni di sterline del nostro bilancio attuale a oltre 250", ha spiegato Crawford, spiegando di aspettarsi maggiori investimenti nella banca da parte di fondazioni e altri finanziatori sociali. Di fatto, dal mese prossimo il capitale della Charity Bank verrà trasferito al principale azionista, la Charities Aid Foundation, che lo custodirà sottoforma di trust assicurandosi che venga utilizzato per gli scopi statutari, e lo trasferirà di nuovo alla banca sottoforma di grant.

"La nostra mission non cambia, continueremo a essere contemporaneamente una banca e una charity", ha sottolineato, "ma così saremo più liberi di cercare i fondi di cui abbiamo bisogno. Scriveremo nel nuovo statuto che il nostro obiettivo resta lo stesso: lo sviluppo finanziario e il credito alle imprese sociali". In più, la banca (che non cambierà nome) stabilirà in una clausola scritta che qualunque decisione dovrà essere approvata almeno dal 90% degli azionisti per diventare operativa. L'assemblea degli azionisti che dovrà ratificare la modifica dello statuto è stata convocata il prossimo 30 aprile.


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