Cooperazione & Relazioni internazionali

La Cai sospende le adozioni in Kirghizistan

La Cai ha revocato tutte le autorizzazioni per il Kirghizistan: troppe incertezze sulla reale adottabilità dei bambini e troppo alto il rischio di truffe. «Valuteremo se riprendere la collaborazione dopo la riforma del sistema»

di Sara De Carli

Stop alle adozioni internazionali in Kirghizistan. Lo ha stabilito la Cai, che il 19 marzo 2013 ha deliberato la revoca di tutte le autorizzazioni rilasciate in Kirghizistan. La comunicazione è stata data oggi, sul sito stesso della Cai. Si tratta di una scelta fatta «in considerazione dell’attuale situazione socio-politica nel Paese e degli eventi che hanno coinvolto anche enti italiani». La Cai precisa che «eventuali nuove proposte di collaborazione in Kirghizistan saranno valutate all’esito dell’emanazione, da parte delle competenti autorità kirghise, della preannunciata riforma della normativa in materia di adozione».
Già a dicembre era esploso uno scandalo, che aveva visto come vittime una trentina di coppie italiane in procinto di adottare in Kirghizistan: le coppie e l’ente erano stati truffati dall’intermediario a cui si erano affidati, poiché questa persona aveva abbinato più coppie allo stesso bambino, o addirittura “promesso” bambini non erano per nulla adottabili.

Solo ieri il console onorario italiano in Kyrgyzstan, Alberto Pieri, faceva sul sito di Aibi una dettagliata ricostruzione dei fatti che hanno determinato lo scandalo delle adozioni internazionale nel Paese. Il console onorario racconta di essere stato incaricato tramite il Ministero degli esteri per conto del CAI di accertarsi sulla adottabilità di una ventina di bambini da parte di coppie italiane, e «ha potuto rilevare che persone di pochi scrupoli, sedicenti rappresentanti di Onlus Italiane, avrebbero avviato una vera e propria truffa con la collaborazione di corrotti funzionari Kyrgyzi operanti a vari livelli. Dall’incontro dell’ambasciatore Pieri con il Ministro dello Sviluppo Sociale della Repubblica Kyrgyza, Kylybek Sultanov, è emerso che oltre la metà dei bambini promessi in adozione a coppie italiane non sono adottabili perché hanno genitori non consenzienti o addirittura perché già adottati da coppie Kyrgyze». Il console conclude dicendo che «Oggi il ricorso alla magistratura in Kyrgyzstan ed in Italia rimane forse l’unica strada da seguire per fare luce sullo scandalo, ma se non si risolve il problema alla radice le speculazioni e le illusioni continueranno ed altre persone verranno coinvolte e soffriranno».
 


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